Cap. 15

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L'intervallo passa in fretta come il resto delle lezioni.

Quando ho preso il telefono per vedere i messaggi, non pensavo che il primo sarebbe stato di Roman. Diceva che mi veniva a prendere, ma che poi doveva correre a lavoro.

Liz non mi ha chiesto se poteva darle un passaggio, perché sa che quello che è successo questa mattina è ancora fresco. E dovremmo discuterne ancora, ma non penso proprio che lo faremo.

Quando usciamo da scuola Roman non è ancora arrivato, Liz se ne va con sua madre e non vedo Jacopo da questa mattina, forse si è finto malato per non dovermi parlare ancora.

E comunque, io sono qui da sola. Beh.. Non proprio sola dato che in questo istante il prof Fean sta uscendo da scuola.

-Ancora qui, Len?-
-Sto.. Emm.. Si, sto aspettando il mio ragazzo.- Balbetto imbarazzata.
Sono andati tutti a casa, perché non ho accettato l'invito di Liz?! -Capisco. Beh, è molto in ritardo, sicura che venga?-
-Si, certo.-
-Potrei accompagnarti io, se vuoi.- Sorride e si avvicina.
-No, grazie.-
-Andiamo, non mi dai disturbo, anzi..- È a pochi passi da me e non faccio in tempo a rispondere o a formulare qualsiasi pensiero che una macchina sfreccia davanti a noi e con uno stridere di freni ci arriva a pochi passi di distanza. Il prof rimane talmente sbigottito che riesco a scivolare via.
-Che cazzo succede?- Ringhia Roman, sbattendo la portiera.
-Niente. Stavamo parlando della lezione, Ro.- Cerco di allontanarlo dal professore.
-Col cazzo che ci credo. Non avvicinarti più alla mia ragazza, chiaro?!- Grida.
-Sai che sono un professore?- Domanda divertito Fean.
-Sai che non me ne frega una minchia? Se ti avvicini alla mia ragazza un'altra volta sei morto!- Ringhia.
-Ro, basta, per favore, andiamo a casa.-
-Già, ascolta Len, ragazzino, andate a casa.- Il prof ridacchia.
-Ragazzino a chi?, brutto stronzo! E chi ti ha dato il permesso di chiamarla in quel modo?!- Grida.
-E smettila di dare spettacolo, su.- Sbuffa l'altro.
-Mi hai rotto i coglioni, adesso!- Ringhia e fa per avvicinarsi, ma qualcosa lo tira indietro, e quel qualcosa non sono io. Jacopo?!
-Roman, basta. Non ne vale la pena.- Dice Jaco, in tono calmo.
-Che cazzo ci fai qui, e dov'eri dieci minuti fa, quando questo pervertito stava per baciare la mia ragazza?!- Sbraita rivolto al mio amico che sembra impassibile.
-Ero dentro. Non ho visto nulla, è non ne sapevo altrettanto, scusa. Ma di certo, se ora gli fai quello che hai fatto a me non risolvi le cose.- Lo guarda con sufficienza.
-Lena, entra in macchina.- Ringhia.
-Non mi muovo da qui.- Mormoro.
-Entra in macchina!- Mi grida in faccia, indicando il mezzo.
-Smettila di strillare! Non vado da nessuna parte se tu non vieni con me!- Grido a mia volta.
Il suo sguardo si addolcisce e annuisce. -Va bene, andiamo.- Mi prende per mano e poi guarda il professore. -Non osi più avvicinarsi a lei, altrimenti se la vedrà con me. E non mi importa chi sia, per me rimane e rimarrà sempre un pervertito che ci ha provato con la mia ragazza.- Poi guarda Jaco, che non cambia nemmeno espressione, rimane impassibile. -E tu controlla Lena, ma a distanza e non permettere che questo stronzo si avvicini a lei, chiaro?- Ringhia.
-Va bene, sarò la sua guardia del corpo, Roman. Ma adesso sparisci.- Dice in tono monocorde.

A Roman non pare aver dato fastidio che gli abbia dato una specie di ordine. Fulmina ancora una volta il professore e mi trascina in macchina. Accende il motore e accelera andando avanti, facendo indietreggiare il prof che ora sembra impaurito.

Non lo biasimo, ha tentato di investirlo.. Beh, quasi.

Lo guardo e stringe il volante. Serra la mascella. Non so cosa dire, ne se parlare, quindi evito di farlo.

-Sono in ritardo di venti minuti e un cazzone ti salta addosso!- Ringhia.
-Non mi è saltato addosso.-
-Non provare a difenderlo!- Mi guarda male.
-Non lo sto difendendo, sto precisando.-
-Che cazzo ci facevi là fuori con quel tipo?-
-Ti aspettavo e lui era appena arrivato.-
-Perché non hai aspettato dentro, con Jaco?-
-Non sapevo nemmeno che c'era, e di certo avresti fatto una scenata ben peggiore di questa se mi avessi trovata con lui.-
-Avrei preferito trovarti con Jacopo che con quella feccia umana.- Ringhia.
-Non chiamarlo così, è un mio professore.-
-Dovrei ucciderlo.- Ringhia ancora e stringe di più il volante.
-No, non dovresti.-
-Ti ha guardata, è già troppo.-
-Smettila. Lo sai che non farei niente con nessuno.-
-No, ora che ci penso non lo so più.- Mi guarda. Siamo fermi ad un semaforo, possibile che quando discutiamo ogni semaforo decide di diventare rosso?!
-Che intendi dire?-
-Che non ho idea di chi ho di fronte, Lena. Non lo so più.-
-Ah, tu non lo sai? Sono io che ti ho aspettata là fuori! Dove cazzo eri quando quel maniaco mi stava per...- Mi trema la voce e sento già le lacrime in arrivo. Mi volto verso il finestrino. -Lascia stare.- Sospiro.
-Finisci.-
-No, Roman. Non ho le forze per un'altra discussione, mi è bastata quella di stamattina. E poi ti devi sbrigare, devi tornare a lavoro.-
-Non vado da nessuna parte, se non parliamo.- Spegne il motore. Siamo arrivati a casa mia e non me ne ero nemmeno accorta.
-Beh, non ho intenzione di continuare, quindi puoi anche andare.- Faccio per scendere ma mette la sicura. Accidenti a lui!
-Non vado da nessuna parte.- Ripete.
-Fai come ti pare.- Incrocio le braccia e guardo davanti a me.
-Non sei brava a tenermi il broncio.- Mi accarezza la guancia.
Mi sposto. -Ma sono brava a lasciarti.- Lo guardo male.
Si raggela. -Non.. Non dici seriamente.- Balbetta con gli occhi spalancati.
-Si, invece. Dammi qualche motivo per qui non dovrei farlo.- Lo guardo negli occhi, benché mi costi da morire.
-Perché..- Gli squilla il telefono. Lo toglie dalla tasca, guarda il display. Mette il muto e lo lancia sul sedile posteriore.
-Perché non rispondi? Sarà il tuo capo.-
-Non ho intenzione di rispondere a nessuno, se non a te.- Continua a fissarmi negli occhi. -Quindi.. Ecco i motivi.- Si gira per guardarmi meglio, battendo un ginocchio sulla consolle tra i sedili. -Perché ho bisogno di te come tu hai bisogno di me. Perché ti amo e mi ami anche tu. Perché non possiamo vivere senza l'una o l'altro. Perché siamo fatti per stare insieme. Perché non riusciamo a tenerci il muso neanche per un giorno. Perché se non stiamo uniti ci manchiamo. Ti bastano come motivi?- Mi accarezza la guancia ma questa volta non mi sposto.
Cerco di trattenere le lacrime è gli occhi mi bruciano tantissimo, ma questo non mi impedisce di sorridergli.
-Si, mi bastano. Ma non puoi andare a picchiare le persone.-
-Si, se ti si avvicinano troppo.-
-No. Nemmeno in quel caso.-
-Sta zitta.- Si avvicina.
-Con la violenza non risolvi nulla.- Sussurro.
-Shh.- Mi sfiora le labbra con il pollice e mi viene il batticuore.

In un secondo mi preme le labbra sulle mie. Ma veniamo interrotti da qualcuno che bussa sul vetro.

Quando apro gli occhi e mi volto, mi viene quasi un infarto.. È mio padre.

Mi affretto a salutare Roman, a dirgli di andarsene il più in fretta possibile e a scendere dalla macchina, preparandomi psicologicamente alla sfuriata di papà.

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