16. Ryan

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Sollevo Alex dal pavimento e la appoggio al centro del materasso il più delicatamente possibile per non svegliarla.

Lei forse non se ne è realmente resa conto di quello che ha fatto per me questa notte ma è stato un gesto che ricorderò per sempre come uno dei più belli che qualcuno abbia mai fatto per me. È riuscita a calmarmi. Nessuno prima di lei c'era mai riuscito e la cosa mi ha destabilizzato al massimo.

Mi infilo a letto e la tiro contro il mio petto. Inconsciamente si accoccola contro di me e infila una gamba fra le mie.

<<Ma cosa mi stai facendo?>>, sussurro nel buio della mia camera sottosopra.

Mi risponde solo il silenzio e il respiro regolare di Alex fra le mie braccia. È la prima volta in assoluto che passo un'intera notte con una ragazza che non sia nuda. Nemmeno Micky si è mai fermata tanto a lungo.

La cosa mi piace e mi piace che Alex sia la prima.

I primi raggi del sole filtrano attraverso le tapparelle. Non sono riuscito a chiudere occhio. Ho troppi pensieri che mi girano per la testa e dormire è l'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento.

<<Ehi>>, sussurra piano Alex, svegliandosi, <<Scusa non volevo addormentarmi>>.

Affondo la mano fra i suoi capelli morbidi e profumati. La guardo negli occhi e sospiro. Esatto, sospiro perchè non è mai stata tanto bella come in questo momento. <<Non devi scusarti. Eri stanchissima>>.

<<Hai dormito almeno un po'?>>, chiede.

<<No>>.

Si sistema in modo da guardarmi meglio negli occhi. <<Hai pensato a cosa farai adesso?>>

<<Parlare con mio padre non servirà a niente. Spero solo che trovino il vero colpevole e magari mi lascerà restare>>. Forse.

Mi osserva attentamente. <<E se così non fosse?>>

Gioco con una ciocca dei suoi capelli. <<Me ne andrò. Ho diciotto anni e lui non può costringermi a fare niente>>.

<<E se dovesse ricattarti? Magari metterà in mezzo tua sorella>>.

Mi stringo nelle spalle. <<Non lo so. Deciderò in quel momento>>.

<<Non non voglio che tu te ne vada, Ryan>>, dice un sussurro bassissimo. La sento come se avesse urlato.

Le bacio la fronte. <<Ed io non vorrei andarmene. Qui sto proprio bene>>. Quello che non le dico è che con lei sto bene.

<<Mia mamma oggi andrà a parlare con il preside. Credo che mi sospenderanno>>, dice dopo un lungo silenzio.

<<Sospenderanno anche me o forse mi espelleranno>>.

Si tira su di scatto. <<Non hanno prove concrete che sia stato tu e poi ci sono le telecamere. Troveranno i colpevoli>>.

<<Lo so ma dopo tutti i casini che ho combinato nelle altre scuole, sospettano di me>>.

<<Dimostreremo che non è così. Ti aiuterò io>>.

Scuoto la testa. <<Non voglio che tu ti metta nei guai per salvare me. Non me lo merito, Ale>>.

Si mette a sedere e mi guarda di traverso. <<E' qui che ti sbagli, Ryan. Tu meriti di essere salvato>>.

Sbatto le ciglia e ricaccio indietro le lacrime. Dio, sta mettendo in seria discussione la mia mascolinità nelle ultime ore. Frigno come un bambino. <<Alex...>>, sussurro mettendomi seduto anche io così da essere alla stessa altezza.

Allungo le mani e gliele appoggio sulle guance rosse, avvicinandola a me. Deglutisco forte e incateno i miei occhi ai suoi. Mi avvicino piano, dandole la possibilità di scansarsi qualora non mi volesse tanto quanto la voglio io in questo momento.

Trattengo il respiro appena sono ad un millimetro dalla sua bocca e lei sospira piano, lasciandosi andare completamente. Non prova nemmeno a fermarmi e mi viene incontro con un mezzo sorriso stampato su quelle labbra perfette.

Allora non esito e faccio esattamente quello che avrei voluto fare da quando l'ho rivista qualche mese fa. La bacio e tutto si annulla: nella mia testa e attorno a me. Non esiste nient'altro a parte noi due.

Sfioro piano le sue labbra con le mie, in modo esitante. Non so bene che cosa le piaccia e cosa no, e farò di tutto per scoprirlo e rendere questo bacio perfetto. La seconda volta che tocco la sua bocca, imprimo una leggera pressione e le catturo il labbro inferiore nella mia bocca, succhiando delicatamente. Geme piano e smetto di giocare. 

Sfioro la sua lingua con la punta della mia in una carezza esitante. Ed è in questo esatto momento che bussano alla porta della mia stanza. Impreco mentalmente e mi costringo a lasciarla andare. Non ho nemmeno avuto la possibilità di assaggiarla che è già tutto finito.

Alex però è delusa tanto quanto me e mi osserva con una punta di tristezza nello sguardo.

<<Avanti>>, dico alzandomi controvoglia dal letto. Ho bisogno di mettere un pò di distanza da lei.

Liv infila dentro la testa e ci rivolge un sorrisetto. <<Ha chiamato mamma. Restano fuori per il weekend>>.

Aggrotto le sopracciglia. <<E ti hanno detto dove sono diretti?>>

Scuote la testa. <<No, ma credo di saperlo>>, dice mostrandomi un volantino della scuola militare.

Serro i pugni lungo ai fianchi e sento Alex alzarsi in piedi dietro di me. Mi appoggia una mano nella spalla. <<Troveremo una soluzione, Ryan>>.

<<Lo spero ma non vedo la luce in fondo al tunnel questa volta>>.

Alex mi sfiora la mano con la sua e mi guarda con la coda dell'occhio. <<Devo andarmene prima che mamma si accorga che non sono a casa>>, dice avvicinandosi alla porta.

<<Ti accompagno>>, le dico seguendola fuori dalla mia camera e giù dalle scale.

Olivie ci viene dietro e mi esclude così la possibilità di parlare con Alex di quello che è appena successo e di quello che sarebbe successo se mia sorella non fosse entrata.

<<Che cosa intendi fare con le ripetizioni?>>, mi chiede Alex quando siamo fuori di casa.

Mi stringo nelle spalle. <<Non lo so. Dipende tutto da quello che deciderà di fare il preside, credo. Forse è meglio se mi preparo comunque per il test di matematica>>.

<<Allora ti aspetto più tardi?>>

Annuisco. <<Sì, a dopo>>, dico guardandola con intensità negli occhi, cercando di dirle con lo sguardo quello che a parole non sarei capace di pronunciare.

Mi regala un piccolo sorriso complice. <<A dopo>>.

Olivie si avvicina alla sua migliore amica e le stampa un bacio sulla guancia. <<Tranquilla, Alex. Si risolverà tutto>>, guarda me, <<per entrambi>>.

Alex annuisce e un secondo dopo sparisce in casa sua. Sollevo la mano e mi tocco le labbra che hanno ancora il suo sapore addosso. La mia bocca è stata sulla sua solo un istante ma è stata la sensazione più intensa che abbia mai provato.

Lo rifarei. Lo rifarei altre mille volte.

<<Stai bene?>>, mi chiede Olivie una volta che siamo soli in cucina a fare colazione.

<<Sì, non preoccuparti. Sto bene. Scusa se ti ho spaventata ieri sera ma papà mi ha fatto incazzare di brutto>>.

Appoggia la testa sulla mia spalla e sospira. <<Lo so ma qualsiasi cosa ti abbia detto, so che non sei stato tu a distruggere la biblioteca>>.

<<Almeno qualcuno mi crede>>.

Almeno a qualcuno importa. 

LEGGIMI IL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora