48. Ryan

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Lo zaino con i miei libri scivola a terra e il mio cuore prende a pompare più velocemente.

<<Micky?>>

Lei sorride e accavalla le gambe, in modo accattivante. Sembra così sbagliata seduta sul mio letto mezza svestita, che mi verrebbe voglia di sollevarla di peso e lanciarla fuori dalla porta.

<<Ciao, Ryan>>, dice guardandomi con aria di sfida.

Sento l'aria mancarmi nei polmoni e rantolo. <<Che cazzo ci fai qui?>>, chiedo bruscamente. Sono spiazzato.

Fa una smorfia. <<Che bella accoglienza>>, borbotta stizzita.

<<Beh, che ti aspettavi? Un grazie e un biglietto di bentornata nella mia vita?>>

Si alza in piedi e si avvicina facendo ondeggiare la sua chioma bionda. <<Un ciao come stai sarebbe sufficiente>>.

<<Ciao come stai?>>, chiedo ironicamente.

Sbuffa. <<Sei diventato simpatico>>, mi prende in giro, <<Non mi baci?>>

Incrocio le braccia al petto per mettere un po' di distanza fra noi. <<Sei fatta?>>

Scuote la testa. <<Sono pulita da sei mesi. Sono stata in una clinica a Philadelphia>>.

<<Ah>>, dico scioccato, preso alla sprovvista. Ora che la guardo meglio però mi rendo conto che non ha gli occhi iniettati di sangue e ha un colorito sano.

Tenta di avvicinarsi, ma faccio due lunghi passi indietro, andando a sbattere contro la scrivania. Lei sorride del mio gesto e sospira. <<Tu come te la passi, Ryan?>>

<<Non hai risposto alla mia domanda. Cosa. Ci. Fai. Qui?>>, chiedo bruscamente.

Trasalisce per la mia brutalità. <<Volevo vederti>>, risponde tentando di avvicinarsi.

Non glielo permetto e scarto di lato come se fosse un mio avversario sul campo da basket. <<Perché adesso?>>

Allarga le braccia tatuate e mi guarda. <<Mi manchi e ti amo ancora. Dovevo vederti di nuovo e spiegarti che tutto quello che ti ho fatto non ero io a volerlo. Non me ne rendevo nemmeno conto>>.

Il mio cuore si blocca. Smette proprio di battere. <<Oh ma davvero? Quindi il mio migliore amico te lo sei scopato per sbaglio e senza volerlo?>>

<<Qualcosa del genere. Ti prego, lasciami rimediare>>, mi supplica prendendomi la mano.

Sento freddo laddove mi tocca e un strano senso di disgusto mi scorre nelle vene. Lei non dovrebbe essere qui. È assolutamente sbagliato. <<Sei arrivata troppo tardi>>.

Sgrana gli occhi per la sorpresa. <<Sei fidanzato?>>, chiede.

Annuisco e mi viene quasi da sorridere ripensando ad Alex. <<Sì>>.

<<La ami come amavi me?>>

<<La amo molto di più di quanto amassi te, ammesso che quello che sentivo fosse amore e non ossessione>>.

Si allontana bruscamente come se l'avessi spinta all'indietro. <<Oh, Dio>>, dice portandosi le mani al petto.

Sento dei passi sulle scale e la risata familiare di Alex. Vado nel panico e spingo Micky dentro la mia cabina armadio in fretta. Incespica sui suoi passi, ma non si lamenta e si nasconde.

LEGGIMI IL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora