52. Ryan

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Sono seduto sugli scalini di casa mia da quando ho mandato un messaggio ad Alex, chiedendole di raggiungermi. La sto aspettando da ormai dieci minuti e quando compare dalla strada, scatto in piedi e le vado incontro.

La attiro contro di me e la abbraccio forte, respirando il suo profumo inebriante. Nessuno dei due dice una sola parola e lasciamo che siano i nostri corpi a parlare per noi. Il suo calore penetra nel gelo che si è impossessato di me qualche ora fa e mi aiuta a calmarmi.

<<Voglio stare con te stanotte. Ne ho bisogno>>, sussurro contro il suo collo.

Si aggrappa alla mia maglietta e nasconde un singhiozzo. <<D-devo d-dirti una cosa>>.

Il mio corpo si irrigidisce. <<Cosa?>>, chiedo cercando i suoi occhi pieni di lacrime. Scuote la testa. Non riesce a parlare. <<Alex? Ti prego, mi stai facendo preoccupare>>.

Le asciugo le lacrime da sotto gli occhi con i pollici e aspetto che si calmi. Prima di parlare prende un lungo respiro profondo. <<Andrò alla UCLA. Non ho scelta, Ryan>>.

Mi si ferma il cuore.

<<Non... non può succedere davvero>>, dico con una smorfia addolorata.

Appoggia la fronte contro il mio petto. <<Mi hanno offerto una borsa di studio e con l'arrivo del bambino, la mamma e James hanno bisogno dei soldi che hanno messo da parte per il College>>.

<<Cazzo>>, impreco, ripetendo questa parola all'infinito.

<<Ryan?>>, mi chiama Alex con la voce che le trema.

Incrocio i suoi occhi tristi. <<Non so se ci riesco>>.

<<Non voglio che ci lasciamo>>.

Nemmeno io.

Nemmeno io, Alex.

<<Te ne vai dall'altra parte del mondo!>>, ribatto alzando la voce. Non so neanche se me la sto prendendo con lei, con me stesso o con mio padre o con i suoi genitori. Forse un po' per tutto.

Se solo non fossi finito in prigione...

<<Quindi? Con questo che cosa vorresti dire?>>, chiede allontanandosi da me, mettendo una certa distanza.

<<Dico che non la sopporto questa situazione e che allo stesso tempo non ho intenzione di rinunciare a te, ma non so nemmeno che cosa farò quando finirò il liceo. Non ci ho mai pensato, Alex, perché non mi è mai importato. E adesso? Tu vai dall'altro capo del mondo ed io sono prigioniero qui. Come credi che possa andare, eh? Tu ti stancherai e tra noi finirà>>.

Scuote la testa. <<Ci sono le vacanze di Natale. Possiamo sempre vederci e poi esiste la tecnologia. Io non mi stancherò perché al contrario di te, io credo in noi. Ci ho sempre creduto!>>, urla indignata.

sospiro e mi pizzico la radice del naso fra le dita per ritrovare la calma. <<A me importa tanto quanto a te!>>, dico guardandola negli occhi,  <<Ti amo, dannazione. Non voglio perderti ma allo stesso tempo la nostra sta diventando una storia impossibile!>>

Chiude per un attimo gli occhi e stringe i pugni lungo ai fianchi. <<Quindi è finita? Non lotterai per noi>>. E non lo chiede. Lo da già per scontato.

Mi avvicino di qualche passo. Non riesco a stare senza toccarla. <<Non è finita>>, dico convinto. <<Non fino a quando non partirai e allora decideremo che cosa fare. Io non so come gestire la cosa>>, confesso, prendendole il viso fra le mie mani.

Si appoggia contro di me e sospira. <<Nemmeno io, ma ti amo da morire Ryan. Perciò non chiedermi di rinunciare a te>>.

<<Non posso prometterlo, Ale>>.

Si allontana da me e fa due passi indietro come se l'avessi scottata. Non mi guarda negli occhi, ma sento tutto quello che sta provando perché rispecchia in pieno quello che sento anche io: angoscia, delusione, rabbia e tristezza.

<<Facevo bene a non fidarmi di te>>, dice arretrando verso casa sua.

Alzo un braccio per fermarla, ma le parole non mi escono di bocca. Non saprei che cosa dirle per farla restare perché non sono capace di tenermi vicino le persone che amo.

Si volta ed entra in casa sua, lasciandomi impalato a fissarla con il cuore che fa crack nel mio petto.

Due fari illuminano la mia figura e mi faccio scudo agli occhi per vedere di chi si tratta. Riconosco immediatamente la macchina e la persona che scende.

<<Papà?>>, chiedo pieno di stupore.

<<Ciao Ryan>>.

Mantengo le distante. <<Cosa ci fai qui?>>

<<Sono qui per parlare con te e poi anche con la mamma>>.

Incrocio le braccia al petto per innalzare un muro tra noi. <<Con me, di cosa?>>

Alza un sopracciglio e i suoi freddi occhi neri mi paralizzano sul posto. <<Non cominciarla, Ryan. Sono venuto in pace>>.

In pace? Questa è buona!

<<Quindi?>>

<<Volevo solo sapere se onorerai il patto>>.

<<Ti ho già detto di sì. La tua segretaria mi ha chiamato ieri. Comincio fra una settimana>>.

Accenna un sorriso che mi mette i brividi. <<Perfetto>>.

Mi supera con una spallata e si blocca alle mie spalle. <<So che non ti ammettono al diploma e giuro che me lo aspettavo. Sei una completa delusione per me e per tua madre>>, sibila.

Stringo i pugni lungo ai fianchi. <<Ho imparato dal migliore, eh papà? Sei proprio stato un bravo insegnante>>.

Trasalisce ma non si scompone. <<Hai reso la mia vita un inferno. E meno male che non sei veramente mio figlio>>.

Barcollo come se mi avesse spinto. <<C-cosa?>>

<<Ho sopportato i tuoi casini per anni solo perché amo tua madre, ma ora non ha più senso, no? Ha scelto te>>.

Il mio cuore si ferma e poi ricomincia a battere forte. No. Mi rifiuto di credergli. <<Stai mentendo>>, sussurro senza fiato. Sento l'attacco di panico sulla bocca dello stomaco.

<<Chiedi a tua madre se non mi credi>>.

Sento le gambe cedermi e la rabbia annebbiarmi la vista. Devo assolutamente andarmene da qui o impazzisco. Lo supero senza guardarlo ed entro in casa prima di lui.

Passo davanti ad Olivie e la mamma come una furia e mi rintano in taverna davanti al mio nuovo sacco da boxe e senza preoccuparmi di fasciarmi le mani, inizio a tirare pugni talmente forti da far tremare tutto.

Sei una delusione.

Pugno destro. Pugno sinistro.

Non sei veramente mio figlio.

Pugno destro. Pugno sinistro.

E vado avanti così per ore.

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Buongiorno lettori, come state? Passato bene il Natale?

Visto che sono stata parecchio assente, oggi farò un doppio aggiornamento! 

LEGGIMI IL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora