32. Alexandria

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Succede come la scena al rallentatore di un film. Un secondo prima Ryan è occupato a fulminarmi con lo sguardo, un secondo dopo divora le labbra di Ilary senza mai smettere di guardare me.

Scatto in piedi e la sedia si rovescia a terra, producendo un rumore sordo che mette a tacere tutta la mensa.

Mi allungo sopra al tavolo e afferro il vassoio con il cibo di Ryan rovesciandoglielo addosso, macchiando sia lui che la sua amichetta che squittisce. Le loro bocche si allontanano nella realtà ma non nella mia testa. Non lo dimenticherò mai. Farà sempre male perché quelle labbra meno di ventiquattro ore fa erano sulle mie.

Corro fuori dalla mensa con le lacrime che scendono bollenti sulle mie guance e un forte dolore al petto che mi squarcia l'anima. Esco dalla scuola e mi rinchiudo dentro la mia macchina. Metto in moto e sgommo via prima che qualcuno mi fermi.

Quando arrivo a casa mia la trovo deserta e mi rintano nella mia camera al buio sotto al piumone caldo. Verso tutte le lacrime che ho trattenuto in questi quattro mesi. Le butto fuori fino a rimanerne senza.

Ed è così che mi trova mia mamma. <<Alex? Che cosa ci fai a casa? Stai male?>>, chiede avvicinandosi al letto. Sbuco fuori dalle coperte e appena la vedo, scoppio a piangere di nuovo. <<Alex, puoi dirmi che succede? Stai male? Devo chiamare qualcuno?>>

Scuoto la testa e mi abbandono al suo abbraccio cercando di placare i singhiozzi. <<S-sto bene>>, credo di rispondere.

Mi squadra. <<Non direi, no>>.

Mi asciugo le guance e mi ridistendo in posizione fetale. <<Ci sono tante cose che non ti ho detto negli ultimi mesi. Tu eri troppo impegnata con i preparativi del matrimonio ed io non volevo rovinarti il momento>>.

Aggrotta le sopracciglia. <<Cosa non mi hai detto?>>, chiede.

<<La notte in cui hanno arrestato Ryan lui è stato qui per un po' di tempo. È venuto a dirmi addio. Suo padre l'ha scoperto e mi ha incolpata di averlo influenzato nella sua scelta. Non è andata così. Io non volevo che lui finisse dentro>>.

<<Ti ha fatto qualcosa suo padre? Devo saperlo>>.

Mi allungo sopra al letto fino a raggiungere il primo cassetto del mio comodino. Tiro fuori la lettera dell'ordine restrittivo e gliela mostro. Si alza in piedi. <<Lui cosa?>>, sbraita in preda alla rabbia.

<<E' successo quattro mesi fa. Non posso avvicinarmi a Ryan>>.

<<Cristo, Alex. Avresti dovuto dirmelo!>>, dice alzando la voce. 

Mi metto a sedere. <<Lo so ma tanto non correvo nessun rischio perché Ryan era dentro>>.

<<L'hai visto da quando è uscito?>>, chiede quando si è un po' calmata.

Annuisco. <<Ieri sera e oggi a scuola>>.

<<Cazzo Alex. Se suo padre lo viene a sapere sai cosa significa questo per te?>>

<<Sì, lo so ma non è tutto>>.

Torna a sedersi vicino a me. <<Cos'altro non mi hai detto?>>

Appoggio il mento sulle mie ginocchia. <<Quando Ryan era dentro mi ha scritto delle lettere che però non mi sono mai arrivate e crede che sia stato suo padre a prenderle. Se dovesse leggerle...>>, ma mi blocco. Non voglio nemmeno pensarci.

<<Cosa dicono quelle lettere, Alex?>>

Scuoto la testa. <<Non lo so con certezza, ma credo di saperlo, almeno una parte>>.

LEGGIMI IL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora