51. Alexandria

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Siamo tornati da Orlando da una settimana e la realtà è piombata addosso a me e a Ryan. Oggi sapremo se sarà ammesso al diploma oppure no, ma c'è una grossa possibilità che non succederà. Gli esami che ha fatto sono tutti andati bene, ma il consiglio non è d'accordo con la sua assenza e soprattutto il motivo dell'assenza.

<<Preoccupato?>>, gli chiedo mentre siamo fuori dall'ufficio del preside, seduti l'uno vicino all'altro con le dita delle nostre mani intrecciate.

Si stringe nelle spalle fingendo indifferenza, ma so che non è così. Ha il cuore che va a mille.

<<Solo un po'>>, mente. Mi viene da sorridere per la sua testardaggine. Quando si mette è vera una testa dura.

La porta del preside si spalanca e Ryan scatta in piedi, trascinandomi con sé. Cerco di piantare i piedi a terra.

<<Forse è il caso che tu entri da solo, no?>>

Scuote la testa. <<Non esiste. Tu vieni con me>>.

Acconsento solo perché mi trascina di peso dentro all'ufficio. Il preside seduto dietro la sua scrivani, ci osserva con un sorrisetto. <<Ora capisco>>, borbotta divertito fra sé.

<<Capisce cosa?>>, chiede Ryan con un sopracciglio alzato mentre prendiamo posto nelle sedie difronte alla scrivania.

<<Perché la signorina Hastings ha preso a cuore la sua situazione con tanto entusiasmo>>, risponde.

Ryan sbuffa. <<Sì fidi che quando ha cominciato ad aiutarmi, mi odiava a morte>>, ribatte.

Annuisco. <<Confermo tutto quello che ha detto>>.

Garcia alza le mani in segno di resa. <<Vi credo, ma ora parliamo di cose serie. Nonostante i professori abbiano parlato a suo favore, ha fatto troppe assenze per essere ammesso al diploma quest'anno. Apprezziamo moltissimo i suoi sforzi che gli verranno sicuramente riconosciuti. Mi dispiace, signor Cooper>>.

Niente.

Non sento niente.

Le parole mi riempiono ancora le orecchie e sono talmente sconvolta da non accorgermi della reazione di Ryan.

Non staremo assieme l'anno prossimo.

Faccio un respiro profondo e tento di cacciare indietro le lacrime.

<<Signor Cooper? Si sente bene?>>, sento Garcia chiedere.

Mi giro sulla sedia in tempo per vedere Ryan allentarsi il colletto della maglietta e annaspare in cerca di ossigeno. So quello che gli sta succedendo e mi inginocchio in mezzo alle sue gambe, riscuotendomi dalla trance.

Gli afferro le guance fra le mani per farmi guardare. <<Ryan?>>

Si tiene alle mie braccia. <<N-non r-respiro...>>, sussurra piano.

Garcia apre la finestra vicino a noi e mi guarda con gli occhi sbarrati. <<Devo chiamare un dottore?>>

Scuoto la testa. <<No>>, e poi mi riconcentro su Ryan, <<Fai come faccio io, ok?>>

Annuisce.

Gonfio il petto facendo entrare più ossigeno che posso e lui prova a fare lo stesso dopo diversi tentativi falliti. Riempie i suoi polmoni d'aria e poi la respinge fuori un paio di volte, prima di riprendere colore in viso.

Mi lancio fra le sue braccia. <<Dio, ogni volta mi spaventi a morte>>, mormoro contro la sua pelle del collo.

<<Ti senti meglio?>>, chiede Garcia.

LEGGIMI IL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora