38. Alexandria

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Ryan e Jason si stanno sfidando a colpi di canestro nel campetto che abbiamo vicino a casa nostra. E' da più di un'ora che non riesco a togliere gli occhi di dosso al mio splendido ragazzo.

Il mio ragazzo

Cavolo.

 Ancora non ci credo che finalmente abbiamo appianato le nostre divergenze. O almeno in parte. Però è così strano. Chiamarlo il mio ragazzo è strano. So di esser passata sopra a molte delle sue cazzate, ma quello che provo per lui è troppo forte per essere ignorato. Non posso negare i miei sentimenti.

I ragazzi si scambiano il cinque e vengono verso di me, entrambi sorridenti e sudati.

<<Bella sfida>>, sta dicendo Jason, <<sicuramente qualche squadra del college ti prenderà a giocare la prossima stagione>>.

Ryan si asciuga il sudore con la maglietta, scoprendo i suoi addominali scolpiti che reclamano la mia attenzione. <<Non so ancora che cosa farò, ma i selezionatori verranno la prossima settimana per alcuni della squadra>>.

<<E tu non giochi?>>

Si gratta la nuca in imbarazzo. Ryan sembra in difficoltà <<Non so nemmeno se mi riammettono in squadra. La mia reputazione non è delle migliori>>.

Jason, ignaro della situazione, tenta di incoraggiarlo. <<Sei bravo e la tua reputazione passa in secondo piano>>, dice tirandogli una pacca sulla spalla.

<<Non se sei stato in carcere per quattro mesi per tentato furto>>, balbetta Ryan.

Jason sgrana gli occhi e guarda me. <<E' tutto apposto, Jason. Ryan non è pericoloso o altro. Aveva le sue ragioni per farlo>>.

Alza le spalle. <<Non intendevo dire niente. Anche a me sembri un tipo apposto>>.

Ryan ridacchia. <<Sono abituato alle critiche, non preoccuparti>>.

Jason arrossisce. <<Cosa fate stasera?>>, chiede per cambiare argomento.

Io e Ryan ci guardiamo. Non abbiamo ancora parlato di niente di quello che è successo né ieri sera né altro e credo che questo non sia un buon momento.

<<Ho intenzione di portarla fuori a cena>>, risponde Ryan per entrambi facendomi l'occhiolino.

<<Come?>>, chiedo sorpresa.

Mi appoggia un braccio sulle spalle e mi tira contro di lui. <<Non l'abbiamo mai fatto e te lo devo. Voglio fare le cose per bene sta volta>>.

Mi sciolgo ai suoi piedi. <<A me andava bene anche così>>. Ma una cena direi che è perfetta. E' qualcosa che non abbiamo mai fatto insieme.

Mi bacia la fronte con estrema dolcezza. <<Prima però, ho bisogno di una doccia>>, dice storcendo il naso.

Rido. <<Sì, direi di sì>>, dico spingendolo via per scherzo. <<Puzzi>>.

Salutiamo Jason dalla sua macchina, mentre noi torniamo a casa a piedi, camminando l'uno accanto all'altra senza nemmeno sfiorarci.

<<Sai cosa ti dico?>>, sbotta ad un certo punto, bloccandosi nel mezzo del marciapiedi.

Aggrotto le sopracciglia. <<Che ti prende?>>

Sorride, mi prende per mano ed intreccia le dita con le mie. <<Al diavolo la segretezza, Ale. Voglio urlare a tutto il mondo che stiamo assieme, anche se questo dovesse arrivare a mio padre>>.

LEGGIMI IL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora