Capitolo 03.

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Passeggiata al chiaro di luna

Fuori il cielo era sereno e gli alberi iniziavano a mettere i primi germogli, segno che la primavera era ormai arrivata e, con essa, anche la voglia delle persone ad uscire e passeggiare per le vie del paese.

Sopra di noi nel cielo, la luna nella sua interezza illuminava quella splendida serata: le persone passeggiavano per le vie del paese, altre erano sedute sulle panchine che offrivano una perfetta visuale del via vai delle persone.

I marciapiedi erano affollati e faticavo a comprenderne il motivo: da quando ero lì, non avevo mai visto nulla di simile, anche perchè non mi era mai capitato di passeggiare per il paese a tarda sera.

"Però, per essere un posto isolato, di gente ce n'è parecchia!" esclamò Cam, di fianco a me.

Da quando ci eravamo incamminati da casa, non aveva abbandonato il mio braccio per un solo momento ed io non avevo il coraggio di lasciare il suo; per me, quel semplice contatto, risvegliava una sensazione di sicurezza e calore.

"Già, non me n'ero mai resa conto" rivelai, con un leggero imbarazzo e non solo per avergli praticamente confessato che non avevo un minimo di vita sociale al di fuori del mio lavoro.

"Visto, non è poi tanto male" mi punzecchiò lui, con il suo solito ghigno divertito.

Non risposi al suo commento, anche perchè dare ragione a Cam poteva rivelarsi un arma a doppio taglio.

"Ci vogliamo unire alla folla?" mi chiese poi, impaziente di confondersi con le persone.

Cam era sempre stato io mio esatto opposto: adorava stare in mezzo alle persone, era estroverso e di bell'aspetto.

"D'accordo" acconsentì alla fine, anche se non ero molto convinta.

Lui, in tutta risposta, lasciò il mio braccio per prendere saldamente la mia mano nella sua trascinandomi poi in mezzo alla folla che passeggiava per le vie del paese.

Il contatto della sua mano nella mia, mi aveva sorpresa più di quanto mi sarei immaginata.

Camminavamo fianco a fianco, la mia spalla sfiorava il suo braccio, senza dirci nulla, confondendoci con le persone.

Ai loro occhi, potevamo sembrare una coppia di amanti, come tante, che avevano deciso di godersi la brezza primaverile.

Al pensiero, mi sentì in imbarazzo per quella sua vicinanza, così improvvisa e così inaspettatamente dolce e confortante.

Camminavo a testa bassa, affinché non notasse la mia espressione, così terribilmente felice che lui fosse al mio fianco.

Rimanemmo in silenzio per un momento, finché lui non si fermò all'improvviso.

"Che cosa c'è?" chiesi, guardandolo sorpresa e scoprì, con mio grande stupore, che mi stava guadando.

"Nulla, ti guardavo" mi disse sorridendo, con sincerità.

"E perchè?" chiesi, senza sapere davvero cosa dire.

"Perchè volevo farlo, deve per forza esserci un motivo?" mi chiese e, per la seconda volta, riuscì a zittirmi.

Feci per continuare a camminare, ma lui non ne voleva proprio sapere di continuare la passeggiata.

Lo guardai stupida da quel suo cambiamento improvviso.

Lui, non mi rispose subito, anzi continuava a fissarmi, con un ghigno divertito dipinto sul volto.

Adoravo quel suo ghigno, lo ammetto, ma allo stesso tempo non mi piaceva quando mi guardava a quel modo: in genere era sempre per chiedermi qualcosa che, la maggior parte delle volte, non mi piaceva.

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