Capitolo 41

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Redenzione

Ravic era più abile e veloce di quanto pensassi.

Considerata la sua età, credevo che sarebbe stato molto più lento rispetto a me, ma mi ricredetti quasi subito.

I suoi affondi erano precisi, le sue mosse veloci e feci fatica a parare i primi colpi.

Non mi dava molto spazio per contrattaccare.

Era un nemico particolare e non avevo affrontato molti nemici da umana.

Il fatto di essere stata un immortale mi aveva sempre dato un enorme vantaggio contro qualsiasi nemico.

Mi ero allenata molto con Athem, mi aveva insegnato tutto quella che sapeva, ma da umana mi era capitato poche volte di sperimentare le mie abilità contro un vero avversario.

Ravic stava dando prova di sé il quel combattimento, come se ne dipendesse la sua intera esistenza. Cercava in tutti i modi di colpirmi in modo mortale. I suoi colpi, in genere, erano diretti al petto, altre volte cercava di disarmarmi, altre invece di mettermi alle strette facendomi indietreggiare contro un muro, in modo da non avere via di fuga o libertà di movimento.

Non gli avrei mai dato la soddisfazione, però, di colpirmi così facilmente: anch'io avevo i miei buoni motivi per uscire vincitrice da quella battaglia.

Riuscì a parare, quasi all'ultimo, ogni suo affondo. I pugnali in ferro che mi avevano lasciato all'interno di quella tomba si erano rivelato più di semplici chiavi.

Erano state forgiate per un vero e proprio combattimento. Senza di esse, non sarei mai riuscita a difendermi da sola contro di lui, sapendo che non avrebbe mai accettato uno scontro alla pari.

Era come se mi aspettassi una qualsiasi mossa sleale da parte sua, ma ogni volta che quel pensiero mi attraversava la mente, mi ricordai che quello scontro non aveva nulla di leale.

Entrambi combattevamo per ucciderci e ci saremmo riusciti con ogni mezzo possibile.

Poi cercai di allontanarmi un pò da lui, nella speranza di riprendere fiato.

Non sapevo da quanto avevamo iniziato quella lotta, ma ero contenta di constatare che non ero la sola a dover riprendere fiato.

I nostri respiri erano affannati, ma i nostri sguardi non si allontanavano mai, entrambi concentrati a studiare il prossimo attacco.

"Notevole per un uomo della tua età" lo provocai, cercando di prendere quei pochi secondi in più per ritrovare un briciolo di energie per continuare quel combattimento.

"Sapevo di cos'eri capace da umana e ho pensato di prepararmi a questo giorno" mi rispose, soddisfatto.

"Hai fatto delle ricerche sulla mia vita?" chiesi quasi scioccata da quella rivelazione.

"Sì, non mi sarei fatto cogliere di sorpresa da nulla. Ho studiato tutta la tua vita da umana. Dal tuo primo giorno in Egitto all'ultimo" era chiaramente esaltato per il suo operato, ma nella mia mente non potevo che trattenere un sorriso.

Forse avresti dovuto ampliare la tua ricerca anche a dopo.

Quel pensiero, però, me lo tenni per me. Dovevo nascondere non solo l'esistenza di Cam ma anche quella di Alex. Se non fossi riuscita nel mio intento, ero sicura che sarebbe andato a cercarli e, probabilmente, li avrebbe convinti a tramandare il dono anche a lui.

Le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Non sapevo nulla di lui: non sapevo cosa intendesse fare dopo il nostro scontro. Avrebbe potuto usare quel dono per fare del male a delle persone senza alcuno scrupolo.

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