Una strana sensazione
"Tu cosa?" mi chiese, chiaramente infastidito dalla mia affermazione, allontanandosi da me.
Ogni volta che si allontanava così, provavo sempre una sensazione di vuoto, come se mi stessero strappando via una parte importante di me.
"Lo so che ti sembrerà assurdo, ma so che lì troverò le risposte che cerco" provai a spiegare.
Avrei evitato volentieri un'altra discussione, ma forse gli avevo rivelato troppo in un solo giorno.
"E quando vorresti andartene, giusto per sapere?" chiese, sempre più adirato e infastidito.
"Presto, ma non nell'immediato. Voglio vedere se scopro di più in questi sogni" dissi, sperando di placarlo un pò.
Lui parve soppesare le mie parole dopodichè fece un profondo sospiro, come se si fosse rassegnato al fatto che non avrei cambiato idea molto facilmente.
"Intendi davvero fare questo viaggio da sola?" mi domandò, sottolineando tutte le parole.
Non risposi alla sua domanda, almeno non subito, ma non volevo credesse che così facendo volessi confermare le sue parole.
"Veramente io... speravo che..." iniziai a dire; mi sentivo così impacciata ed in imbarazzo chiedergli una cosa del genere che ero quasi certa avesse gentilmente rifiutato la mia proposta.
Lui non disse nulla, aspettava che terminassi la frase per sapere cosa speravo. Il suo modo di guardarmi, come se potesse leggermi dentro, mi faceva sentire quasi nuda al suo cospetto.
Nonostante sapesse essere molto ironico, quando voleva sapeva essere molto autoritario e, a volte, quando si arrabbiava parecchio, veniva fuori una parte di lui quasi selvaggia.
"Tu cosa?" disse, alla fine, per spronarmi a continuare, stufo di aspettare. A volte, sapeva essere anche molto impaziente.
"Speravo che mi avresti accompagnata" trovai il coraggio di dire, alla fine. Mi sembrava di essere una di quelle ragazze adolescenti che volevano chiedere al ragazzo che le piaceva di uscire insieme.
Sospirò, profondamente, come se la mia richiesta lo avesse in qualche modo calmato, rilassando così il suo intero corpo.
"Da qui all'Egitto il viaggio è lungo" mi informò.
"Sì lo so, ma non è un grosso problema per noi" constatai, quasi sussurrando quelle parole.
"Va bene, ti accompagnerò ma faremo questo viaggio in moto" patteggiò, alla fine.
"Per me va bene" dissi, sorridendo, felice per la sua risposta ed anche molto più sollevata.
***
Quel giorno andai a lavoro, con un maggiore senso d'inquietudine.
Era passata una settimana da quella discussione con Cam e gli ero grata di aver compreso quella strana situazione e di aver accettato di accompagnarmi fino in Egitto, non appena avessi deciso quando partire.
Non avevamo più toccato l'argomento ed, ultimamente, mi capitava sempre meno di vederlo.
Non eravamo esseri umani, di conseguenza, era impossibile per noi incontrarci a pranzo o a cena. Di solito quand'eravamo entrambi a casa, lui andava in garage a controllare la sua moto mentre io rimanevo in soggiorno a leggere un libro.
Delle volte, mi faceva compagnia in salotto, chiacchierando di cose stupide o superficiali a volte ma non parlammo più dei miei sogni o della nostra ultima discussione.
Dal canto mio, era meglio così inoltre dall'ultimo strano sogno, non ne ebbi altri. Era come se si fossero improvvisamente interrotti, ma sentivo che sarebbe stato momentaneo.
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Gli Immortali
FantezieOrmai siamo ai giorni nostri, in un remoto paesino della Danimarca. Qui Ottavia vive la sua vita in pace e tranquillità, lontana da qualsiasi legame. Sorpresa dall'arrivo di Cam, e felice di ciò, i due immortali non hanno tempo per godersi il loro...