Capitolo 45

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Fuga

"Cosa vuol dire che non si apre?"  domandò Alex, avvertendo il pericolo farsi sempre più vicino.

"Vuol dire che non si apre" risposi, provando a spingere la parete, ma non accadde nulla.

Nonostante la mia forza riacquista, non riuscì a muovere la pietra di un solo centimetro.

Forse, questa volta, ci andrà più tempo prima di recuperare tutta la mia forza.

"Magari è solo bloccata" provò a dire Cam, "dammi una mano, Alex" chiese all'amico di aiutarlo a spingere la porta con la forza.

Insieme, spinsero con tutte le loro energie e in un primo momento parve funzionare. Riuscirono ad aprire una piccola fessura nella parete, rivelando il corridoio buio che si estendeva da dietro il passaggio.

Notai subito dei gradini salire verso l'alto. Eravamo certamente sulla strada giusta.

"Merda!" sbottò Cam all'improvviso.

"Che succede?" chiesi, non comprendendo il motivo della sua rabbia.

"Si è bloccata" mi rispose Alex,  rassegnato.

"Forse possiamo passarci lo stesso" dissi guardando lo spiraglio che erano riusciti a creare, purtroppo però non ci passava più di mezza persona.

Sospirai rassegnata.

"Va bene" disse Cam, improvvisamente, più a se stesso che a noi. "Non sarà una stupida porta a vincermi" affermò con convinzione.

Si diresse nuovamente verso la porta e mise entrambe le mani sul lato della porta che erano riusciti ad aprire. Afferrò la porta saldamente e posizionò i piedi in direzione dell'apertura della porta, puntandoli saldamente al terreno, dopodichè iniziò a spingere per allargare il passaggio.

Vidi il suo intero corpo in tensione per lo sforzo. Non credo di averlo mai visto così in difficoltà: lo avevo visto sradicare alberi interi senza il minimo problema o distruggere oggetti molto resistenti con poco sforzo. Quella porta pareva averlo messo in difficoltà sia fisicamente che nel suo ego.

Strizzò gli occhi per lo sforzo, chiudendoli, come se lo aiutasse a concentrarsi meglio e sembrò funzionare: la porta cominciò lentamente a muoversi, sgretolandosi sotto le mani di Cam. Non appena il passaggio fu abbastanza largo, Cam si gettò al suo interno frapponendosi tra la porta e la parete, come a volersi assicurare che non si richiudesse. Appoggiò la schiena contro la parete e spinse con tutta la forza che aveva in corpo, aprendo finalmente gli occhi, come se con uno sguardo avesse potuto incenerirla quella porta.

Le sue iridi ormai di un rosso rubino brillante si focalizzarono sul loro obiettivo e, digrignando i denti, continuò a spingere con tutto il suo peso, oltre che con la forza delle sue braccia.

Serrò la mascella e continuò a spingere, aprendo sempre un poco di più la porta, staccandosi con la schiena dalla parete, rimanendo aggrappato ad essa solo con il piede mentre con l'altro si aiutava a tenere aperta la porta.

Intanto, io ed Alex notammo che nella cripta stava iniziando a crollare il soffitto, seppellendo così i sarcofagi e distruggendo i piedistalli di pietra.

"Dai, amico, ci sei quasi" lo incoraggio Alex, cercando di tenere sotto controllo sia la stanza che avevamo appena lasciato alle nostre spalle sia quella in cui ci trovavamo.

Poi, con un gesto deciso, si protese in avanti creando una specie di ponte con il suo corpo: la sua schiena era inarcata e il suo viso era rivolto verso il suolo.

"Sbrigatevi... non reggerò a lungo" si sforzò di dire.

Senza farselo ripetere, Alex passò nello spazio che il suo corpo aveva creato cercando di tenere aperta la porta; si mise a carponi e passò senza problemi ritrovandosi, in poco tempo, dall'altra parte.

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