Capitolo 7 • Incanto

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Nonostante la presenza costante del piccolo Michele, Riccardo e Angelica si trovarono comunque a proprio agio insieme, stuzzicandosi con quelli che agli occhi del bambino erano artifici espressivi. Non capiva il loro modo di parlare. Finché c'erano fontane, altalene e viste sul fiume a catturare la sua mente curiosa, però, non c'erano problemi.

- Grazie, Riccardo, per essere così buono e gentile con lui. Credo che trovi difficile capire a fondo perché ci siamo dovuti trasferire. I miei hanno sempre cercato di apparire normali, per quanto possibile, ai suoi occhi, per non traumatizzarlo. Gli serve una spiegazione vera, perché sai che ai bambini non si può mentire sulle cose importanti, ci rimangono male e perdono fiducia... Ma sento che non tocca a me fornirgliela. Se mia madre non ha intenzione di farlo, però, lo farò io. Non voglio che soffra. - spiegò Angelica, osservando Michele girare in tondo alla fontana e osservare gli zampilli dell'acqua.

Lentamente, stava tornando il sole e i suoi capelli erano attraversati dai raggi luminosi. La pelle del viso era chiara e riluceva, ma gli occhi erano un po' spenti.

Riccardo frenò l'istinto di comporre versi da aggiungere alla canzone che aveva iniziato a scrivere proprio quel pomeriggio, per evitare di fare una brutta figura a non rispondere.

- È un bambino sveglio e vivace, sarebbe un peccato se si chiudesse in se stesso. Quindi, se ti serve una mano, puoi contare su di me. - le assicurò, sentendo in bocca una volta ancora l'amaro della sua bontà smielata, che era convinto non l'avrebbe ripagato.

A lei piaceva Nicola, giusto?

Ciononostante, essere lì con lei e volgere gli occhi dall'acqua scintillante del fiume al suo bel viso suonava come la cosa più naturale del mondo, come se non sarebbe potuto essere altrimenti.

- Grazie. - mormorò lei, visibilmente sincera.

- E tu? - domandò allora Riccardo - Come hai preso il divorzio dei tuoi?

Angelica si aspettava quella domanda.

Tutti fremevano dalla voglia di conoscere i segreti più oscuri degli altri, soprattutto se parevano torbidi. Come resistere di fronte all'accenno di un divorzio? Era chiaro che implicasse errori dell'uno o dell'altro coniuge, su cui si sarebbe potuto far leva in futuro per deridere o rinfacciare.

Nella voce di Riccardo non c'era traccia di malizia, eppure lei non si sentiva pronta a fidarsi tanto.

- Razionalmente, credo. Non riuscivano più a stare insieme e l'hanno fatta finita... Se vogliamo, possiamo trovare lati positivi e lati negativi, ma forse verranno fuori meglio con il tempo. - rispose.

Riccardo capì che non voleva approfondire le sue argomentazioni, quindi cercò di alleggerire la conversazione.

- Cosa fai nel tempo libero? - chiese.

- Mi piace ballare... Cantare, qualche volta, molto a caso, e leggere. Ultimamente ho perso un po' il ritmo, però. - raccontò lei.

Il riccio immaginò quel corpo sensuale, modellato su solchi morbidi, curve piene e rilievi della struttura ossea per ottenere quell'effetto sinuoso che ipnotizza, muoversi sulle note di una canzone ritmata. Aveva qualcosa di vagamente erotico quella proiezione mentale.

Nel tentativo strenue di tornare con i piedi per terra, si accorse se il sole stava tramontando di fronte a loro. Vampate vermiglie infuocavano il cielo e si riflettevano sull'acqua splendente. Angelica osservava la meraviglia di quel fenomeno naturale con sguardo rapito e labbra dischiuse. Labbra da baciare, senz'altro.

- Ange, ho trovato un pesce! Ho trovato un pesce giallo! - esclamò improvvisamente Michele, frantumando la magia del momento.

La ragazza abbassò gli occhi sul piccolo, che si sbracciava per richiamare la sua attenzione.

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