Capitolo 31 • Sciroppo d'acero

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Michele entrò nella stanza di Angelica alle nove del mattino, affamato e triste. La madre era partita quella mattina presto per una gita fuori porta ed erano finiti i suoi biscotti preferiti. Sapeva che Angelica si sarebbe arrabbiata, ma non vedeva altra soluzione se non svegliarla. La trovò abbracciata a Riccardo ed era felice di vederli insieme.

Fra i due, fu Riccardo il primo ad aprire gli occhi. Si staccò delicatamente da Angelica, che continuava a dormire tranquilla, e fece cenno al bambino di avvicinarsi.

- Ciao, Michi. - gli sorrise.

Il bambino fece un sorrisone.

- Ciao.

- Ci stai aspettando per la colazione? - domandò Riccardo.

Michele annuì.

- Sono finiti i biscotti. - disse.

Riccardo pensò a cosa sarebbe stato opportuno fare.

- Angelica si arrabbia se la sveglio. - aggiunse il bambino.

- Non preoccuparti, la sveglio io e le dico di non arrabbiarsi. Tu aspettaci in cucina, arriviamo. - sussurrò Riccardo.

Niente impediva a Michele di fidarsi, perciò se ne andò silenziosamente in cucina e si sedette su una sedia, in attesa.

Riccardo, nel frattempo, spostò il corpo di Angelica in modo da averla proprio sotto il suo e la baciò. La ragazza aprì gli occhi.

- Oh, buongiorno. - mormorò.

- Buongiorno, mia bella.

Angelica richiuse gli occhi e sorrise.

- Tuo fratello è entrato qui poco fa. Ha detto che sono finiti i biscotti. - la informò Riccardo.

- Mio fratello è un gran rompicoglioni. - sbuffò lei, stiracchiandosi.

Lo sguardo di Riccardo scivolò sul collo della ragazza, candido e sensuale. Le sue labbra vi si posarono dolcemente e lo percorsero tutto, soffermandosi un poco in più punti.

Era straordinariamente piacevole vedere come lei reagiva al contatto.

- Michele ci sta aspettando. - ricordò Riccardo.

- Michele continuerà ad aspettare... - gemette lei.

L'autocontrollo del ragazzo aveva un limite e fuori da quel limite c'erano le intonazioni di voce simili a gemiti o inviti vellutati. Perciò afferrò le cosce di Angelica, le divaricò e si pose in mezzo, tastandola poi possessivamente. Quella canotta di seta era decisamente di troppo, in quel momento.

Si fece trasportare dai baci sensuali della ragazza, dalle sue curve perfette, ben oltre le aspettative che si era creato fin dal primo momento in cui l'aveva vista, dalla pressione delle sue manine su collo e torace, dal modo in cui ogni singola particella di lei dichiarava di desiderarlo apertamente.

Per fortuna, aveva ancora un paio di preservativi con sé e ne usò uno prima di penetrarla. Angelica piantò le unghie nella schiena larga di Riccardo e lo graffiò mentre lui entrava in lei sempre più forte e sempre più veloce: gemette infine con la testa all'indietro, mentre lui le soffiava sul collo gli ansiti. Crollarono insieme.

- Angelica si è svegliata? - domandò Michele, aprendo piano la porta della camera.

- Sì, adesso arriviamo. Un minuto e siamo lì, giuro. - si affrettò a rispondere Riccardo, tentando l'impresa di mascherare il fatto che aveva appena avuto un orgasmo. Non era ancora uscito dal corpo di Angelica, la quale si finse addormentata con la testa rivolta dall'altra parte e col corpo di Riccardo a nascondere il suo petto che si alzava e si abbassava. Anche lei stava cercando di regolarizzare il respiro.

Il bambino li osservò.

- Okay... - concordò, dubbioso.

Non capiva perché Riccardo stesse coprendo il corpo di sua sorella, ma non vide nemmeno che quel corpo era nudo. Si limitò ad uscire.

- Cazzo, potevi chiudere a chiave la porta. - si lamentò Angelica.

- Non era programmato che facessimo sesso. - rimbeccò Riccardo.

Uscì da lei e andò in bagno a pulirsi, attento a non farsi vedere da Michele.

Angelica, nel frattempo, selezionò biancheria e vestiti per quel giorno e attese il suo turno per il bagno.

Furono pronti circa cinque minuti dopo e trovarono Michele immusonito.

- Quindi: mamma non c'è, i biscotti sono finiti e il negozio che li vende è chiuso la domenica. Bene. - ricapitolò Angelica.

- Possiamo preparare qualcosa noi. - propose Riccardo.

Angelica cucinava solo quando necessario, ma riconobbe che in quel caso poteva essere divertente, essendoci il suo ragazzo.

Michele, inoltre, parve entusiasta all'idea.

La sorella controllò che avessero lo sciroppo d'acero e gli altri ingredienti, poi propose di fare i pancake.

Si incaricò di fare la pastella e lasciò a Riccardo e Michele il compito di cuocerli, per poi pensare da sé a versare lo sciroppo. Fu una trovata geniale: Michele era più contento che mai, Riccardo gli insegnò a girare i pancake e, nel frattempo, trovò anche il modo di punzecchiare Angelica passandole vicino per prendere gli utensili o mettere i pancake pronti sul piatto. La urtava, le toccava il fondoschiena oppure la prendeva semplicemente in giro.

L'atmosfera era molto allegra e rilassata.

- Vorrei tutte le domeniche così! - esultò Michele.

Nessuno degli altri due poté dargli torto. Era divertente.

Riccardo fece colazione con loro, poi decise che era ora di tornare a casa.

Salutò Michele, poi Angelica lo accompagnò fino alla macchina.

- Grazie, Riccardo. È stato bello averti qui. - disse lei.

- Anche per me. - sorrise lui attirandola vicina a sé.

La baciò dolcemente e sentì il sapore dello sciroppo d'acero sulla lingua.

Avrebbe voluto divorarla tutta.

- Allora... Ci vediamo a scuola.

Riccardo annuì, poi la baciò di nuovo.

- Ci vediamo a scuola.

Le fece l'occhiolino e salì in macchina.

Angelica lo vide partire e tornò in casa. Notò sulla sedia una maglietta di Riccardo, una delle tante che avrebbe iniziato a collezionare come nel più melenso e tradizionale dei film romantici.

Scrivimi una canzoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora