Capitolo 38 • Festa

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Festeggiare era per senso comune un verbo di segno positivo, ma una festa non era sempre divertente.

Per persone come Angelica, Cecilia, Edoardo e Luca, prese nell'umore giusto, era soltanto un'occasione in più per mostrare il proprio fascino la propria energia. Per quelli come Riccardo, Beatrice e Laura poteva trasformarsi facilmente in una trappola soffocante. Beatrice e Laura, però, erano in ottima compagnia: la prima non mollava Nicola neanche per un istante, la seconda rimaneva parimenti incollata a Luca.

Riccardo era un altro conto: arrivato controvoglia, era stato individuato subito da Sofia e, se da una parte non ne era pienamente contento, dall'altra la ringraziò mentalmente per non averlo costretto a restare da solo.

Sofia apparteneva alla categoria degli estroversi ed era già in mostra di suo, perciò non ci mise molto per trascinarlo sulla pista da ballo e muoversi in maniera sensuale e confidenziale.

Ancora non sapeva di essere osservata da Angelica: quest'ultima, infatti, le bruciò la schiena nuda con lo sguardo e prese Edoardo per mano. Si inserirono nella mischia con un po' di difficoltà.

Angelica indossava una tuta nera e corta, con tagli quadrangolari sui fianchi, sul petto e sulla schiena. In sostanza non era molto coperta, ma puntava proprio a farsi notare e aveva reputato quell'indumento il più adatto, soprattutto se abbinato agli stivaletti neri tacco dodici. Aveva tenuto i capelli lisci sciolti come al solito e dipinto unghie e labbra di un rosso intenso.

La musica era alta e si fece sempre più movimentata, favorendo l'intento di Angelica di scatenarsi nel ballo con Edoardo e, soprattutto, contro il suo corpo. Il ragazzo, ovviamente, non era estraneo agli stimoli e, se fino ad allora non aveva fatto altro che assecondare le sue mosse, iniziava a sentire l'impulso di baciarla. L'ultima volta non c'era stato sentimento da parte di Angelica e voleva cambiare le carte in tavola.

All'ennesima giravolta con ritorno del corpo tra le sue braccia, Edoardo la bloccò vicina al suo viso e inclinò il capo. La baciò senza incontrare resistenza e, anzi, ricevendo una viva risposta da parte di Angelica.

Era felice di non poter vanificare la vittoria con l'alcol, perché nessuno dei due aveva ancora bevuto. Ciò significava che doveva per forza volerlo, quel bacio.

Edoardo ne approfittò per inserire la lingua nel gioco e lei non protestò, anzi: gli prese il volto tra le mani e continuò, piuttosto spinta. Lui approfondì il bacio finché non sentì il fiato mancargli.

Wow, pensò. Nessuna ragazza gli aveva mai regalato un bacio così, letteralmente mozzafiato.

E nessuna ragazza lo tentava così tanto ad andare oltre, semplicemente guardandola. Quel piccolo indumento nero lasciava la pelle scoperta in punti strategici e metteva in mostra le belle gambe lunghe di Angelica. Era affascinante nel senso più totalizzante del termine.

Gli sorrideva più spesso del solito e aveva quello sguardo magnetico che, a tratti, lo faceva dubitare del proprio autocontrollo.

Un mese di progetti e continue macchinazioni, un inutile quadernetto e l'attesa agonizzante erano finalmente valsi quella splendida ragazza. Assurdo come fosse stato semplice riavvicinarla, dopo aver costretto quel musicista da quattro soldi a lasciarla. E lui che aveva dubitato!

Riccardo aveva visto tutto, naturalmente. Dall'outfit estremamente provocante al fascino magnetico che esercitava di per sé, una caratteristica che portava chiunque attorno a volgere lo sguardo su di lei, al ballo sfrenato che non era altro che una subdola manovra di seduzione. Non che ce ne fosse bisogno, a suo parere. Edoardo non mirava altro che ad averla per sé fin dall'inizio.

Il bacio, però, aveva ucciso una parte di lui con inaspettata crudeltà. Vederla baciare il suo acerrimo nemico era stato come ricevere una fucilata e continuare a tenere gli occhi puntati su di loro aveva significato continuare a farsi fucilare.

Erano passate appena due settimane da quando l'aveva lasciata senza dirle perché e lei, incapace di darsi una spiegazione da sola, si era già buttata tra le braccia di un altro. Questo faceva male. Provocava un dolore acuto, profondo, che sembrava non avere una soglia massima.

Riccardo sarebbe crollato in ginocchio in quello stesso istante, se non avesse sentito Sofia tirargli il braccio.

Voltò lo sguardo verso Angelica ancora una volta e la cattiveria degli occhi di quella ragazza, la stessa che era riuscita a penetrare le sue mura e a convincerlo a cantare davanti ad un pubblico, la stessa che aveva riso innumerevoli volte con lui, la stessa che aveva ansimato sotto il suo corpo e la stessa che ancora lo ispirava a scrivere in versi, lo distrusse.

Servì a poco che Sofia lo trascinasse lontano dalla folla: Riccardo aveva visto il primo bacio e vide anche il secondo, ancor più terribile, possibilmente.

Angelica gli aveva inferto quel secondo colpo volontariamente, contenta che il primo avesse sortito l'effetto desiderato. Inoltre, baciare Edoardo non era affatto male: lui aveva le labbra più piccole e carnose e ci metteva tutto se stesso per trasmetterle le proprie emozioni, riuscendoci discretamente.

Incapace di reggere oltre quello che sembrava troppo realistico per un teatrino, Riccardo pregò Sofia di chiamare Nicola. Aveva un disperato bisogno del supporto del suo migliore amico.

- Minchia, amico, hai una faccia... Manco fossimo ad un funerale!

- Sempre d'aiuto, Nico. - borbottò il riccio.

Nicola gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla.

- Che succede?

- Succede che Angelica si limona Edoardo come se non ci fosse un domani. Non lo sopporto.

- Io te l'avevo detto che dovevi dirle subito come stavano le cose. Adesso magari è pure incazzata e si sfoga così, e lui è capitato al momento giusto. - ipotizzò Nicola.

Riccardo avrebbe voluto strozzarlo. Gli serviva un po' di conforto, non un altro motivo per crogiolarsi nel dolore.

- Non potevo, Nico. Lo sai. - ricordò ad alta voce.

- So che è una situazione di merda, però... Cazzo, con lei eri felice. E anche se adesso fa la stronza, sappiamo bene com'era conciata fino a pochi giorni fa.

Riccardo non voleva ripensarci, ma le immagini gli sfilarono nella mente lo stesso: occhi gonfi, rossore diffuso, morale sottoterra e una ferita aperta che sanguinava sotto gli occhi di tutti. Sospirò.

- Uno straccio, proprio come me. Peccato che io abbia imparato così bene a nascondere come sto veramente.

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