Capitolo 37 • Vendetta

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Cecilia ascoltò il racconto di Angelica con stoica imperturbabilità, nel rispetto della freddezza glaciale che la ragazza tentava di mantenere nonostante quello che stava raccontando la stesse ferendo anche in quel preciso momento.

- Okay, non me lo aspettavo. Giuro che non me lo aspettavo per niente. Cazzo, Riccardo sembrava totalmente diverso! E non si è mai tradito in questo mese...

- Fino a qualche giorno fa. - sottolineò Angelica, piccata.

La bionda la osservò.

- Fai paura, amica. Vieni a scioglierti un po' con qualche esercizio, dai.

- Gli faccio vedere io cosa succede quando lascia una ragazza senza spiegazioni. Glielo faccio vedere e poi vediamo se non mi implora in ginocchio di tornare insieme. - commentò Angelica, rabbiosa.

La tristezza era ormai svanita, lasciando posto ad una rabbia quasi incontrollabile.

Angelica voleva solo vendicarsi.

Voleva vederlo soffrire allo stesso modo in cui aveva sofferto lei, farlo tornare strisciando e torturarlo per bene.

- Ciao, ragazze!

Era Edoardo, sudato ma contento.

Camminava a passo sicuro, con quello charme tipico di chi non dubita di sé nemmeno per un secondo.

- Ciao. - salutò allegramente Cecilia.

Angelica lo guardò bene, poi sorrise in maniera diabolica e infine vittoriosa.

Riccardo avrebbe sofferto, eccome.

Non era Edoardo il suo nemico numero uno? Bene, che lo vedesse vincere allora.

- Ciao... Vuoi darci una mano con la tonificazione? - gli si rivolse, sorridendo.

Il ragazzo fu piacevolmente sorpreso di sentirsi desiderato proprio da colei che cercava di impressionare fin dalla prima volta che l'aveva vista.

Gli si gonfiò il petto mentre accettava senza pensarci due volte.

- Facci strada verso il regno dei glutei perfetti. - scherzò Angelica.

Edoardo le sorrise e precedette le due ragazze verso l'area ovest rispetto alla sala pesi.

- Cosa vorresti fare? - sussurrò Cecilia, all'orecchio dell'amica.

- Non è ovvio? Vendicarmi. - fu la risposta.

La bionda sollevò le sopracciglia.

Non si aspettava un risvolto malvagio da parte di Angelica, ma, del resto, non si era aspettata neanche il comportamento di Riccardo.

Giudicò Angelica un po' affrettata, eppure non le venivano in mente altri modi in cui avrebbe potuto reagire mantenendo ragione e dignità.

- Comunque, non so se lo sapete, ma sabato prossimo c'è una festa al Molinari. Venite, ragazze? - le invitò Edoardo, regolando un macchinario su misura per Angelica.

Quest'ultima annuì subito, l'altra a seguire.

Perché perdersi l'occasione di far rosicare Riccardo? Era sicura che lui sarebbe stato presente e, in caso non fosse ancora a conoscenza della festa, avrebbe incaricato Beatrice di assicurarsi che venisse.

Riccardo era stato informato della festa da Sofia, la mattina stessa, ma Angelica non poteva saperlo perché era sparita di nuovo. Lui non sapeva che era corsa nel bagno delle ragazze dell'ultimo piano per soffocare la rabbia. Lui sapeva solo che Sofia era insistente e, nonostante la sua compagnia non fosse fastidiosa, avrebbe preferito di gran lunga passare l'intervallo con la ragazza che aveva lasciato da poco.

Era stato impossibile non notare il dolore che le aveva attraversato il volto e perfino la postura, il giorno prima; era stato quasi impossibile rimanere inchiodato alla sedia con serietà mentre quegli occhi gonfi lo richiamavano fortemente. Avrebbe voluto alzarsi, fregarsene della lezione, chiedere perdono ad Angelica e inventare un modo per annullare quell'effetto sofferto su di lei. Non sopportava di farle così male.

Eppure, quella stessa sofferenza dipinta sul volto della ragazza, quella che gli lacerava l'anima di giorno e gli impediva di dormire tranquillo la notte, non durò a lungo.

Angelica era diventata d'un tratto algida e impermeabile, fredda come mai l'aveva vista prima. Sembrava aver buttato nel cestino la versione pietosa di sé, quella che tratteneva a stento le lacrime, e aver cristallizzato ogni emozione.

Non entrava più in classe timorosa e sofferente come la settimana precedente.

Varcava la soglia a testa alta, petto in fuori e camminata perfetta, con stile. Anzi, con l'arrivo della nuova settimana parve addirittura sfacciata.

Sofia insistette nuovamente perché Riccardo partecipasse alla festa di quel sabato sera.

- Non mi va, Sofia, dico sul serio. Non sono dell'umore.

- Quando mai lo sei? - gli rinfacciò la ragazza.

Più guardava i ricci boccolosi di Sofia e la forma particolare dei suoi occhi, più desiderava avere Angelica davanti a sé.

Era un'ossessione.

- Senti...

- Riccardo, è una festa, non un'impiccagione. - protestò Sofia.

In un qualche modo, aveva imparato a dialogare con lui anche quand'era di cattivo umore e visibilmente infastidito. La considerava una vittoria personale.

Il ragazzo non le diede una risposta definitiva fino a sera, quando Nicola lo tartassò per volere di Beatrice, che appoggiava segretamente il piano vendicativo di Angelica.

Quando Nicola mise giù il telefono, ricevette un lungo bacio di premio da parte di Beatrice, che era rimasta in silenzio accanto a lui per tutta la durata della conversazione. Gli aveva tenuto la mano e le sue dita avevano tracciato disegni immaginari sulla pelle del ragazzo.

Era così che, sovente, le piaceva dimostrare la propria tenerezza: tramite carezze, gesti dolci, sorprese. Non era brava a parlare dei propri sentimenti, per troppo tempo chiusa entro i limiti delle sue paure.

A Nicola andava bene così. Si era ritenuto fin dal principio quello capace di fare cazzate e rimediare con due frasi dolci messe insieme, magari grammaticalmente scorrette, ma terribilmente sdolcinate. Era quello che sbagliava e si correggeva, di continuo, mentre lei era restìa ad esporsi e lo ringraziava per dar spesso voce anche a se stessa.

- Dimmi una cosa, però: perché hai insistito tanto? Voglio dire, è proprio necessario costringerlo se non se la sente? - domandò Nicola.

Beatrice era riuscita ad evitare che ponesse la domanda svariate volte, ma il silenzio che si era improvvisamente creato capitava a proposito per Nicola.

Continuò a tratteggiare a caso sulla sua mano.

- È necessario, sì. - confermò.

- Perché?

Lei inspirò.

- Perché l'ho visto un po' giù e sono sicura che gli farà bene ricevere uno scossone di vita. - inventò.

Detto da lei che non era mai stata l'anima di una festa, suonava strano. Eppure, Nicola non ci fece caso. Era sempre stato troppo ingenuo per notare dissonanze di quel genere.

- Come hai fatto a capire che era giù di morale?

- Amore, non ci vuole un genio. Senza Angelica è perso. - sottolineò lei.

Nicola annuì.

- È davvero un peccato che abbia dovuto lasciarla.

- Sì, lo è. Se solo si sapesse il motivo...

Beatrice guardò il suo fidanzato, che non colse minimamente la pietra scagliata. Che l'avesse ignorata per ingenuità o per intenzione, restava il dubbio sospeso nell'aria.

Come mai Riccardo aveva dovuto lasciare Angelica di punto in bianco?

Scrivimi una canzoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora