Capitolo 12 • Negozi

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Tornando a casa, Angelica ricevette un messaggio di sua madre. Uno dei soliti che la avvisavano di cosa aveva scongelato o predisposto per il suo pranzo. Spesso e volentieri, però, si trovava ad arrangiarsi da sola.

Quel giorno toccava alla bistecca.

Lei posò lo zaino in camera, si tolse le scarpe e lavò le mani prima di apparecchiare la tavola. Solo dopo essersi assicurata che mancasse solo la carne, la cosse.

Nella sua mente era ancora fresco il ricordo di com'era stato emozionante trovarsi a stretto contatto con Riccardo e provocarlo quando ormai erano usciti quasi tutti.

La sua mente viaggiava tra le immagini fuggevoli che era riuscita a catturare, immagini di sguardi e movimenti, di muscoli in evidenza, immagini che le facevano desiderare che fosse già sera. E intanto masticava lentamente.

Trafficò per un po' con il telefono, finché non giunse l'ora di uscire con Beatrice ed Edoardo.

Non aveva cambiato abbigliamento, ma ritoccò il trucco e spazzolò i capelli, rimise poi le scarpe e trasferì i soliti oggetti di cui aveva bisogno nella borsa. Era la borsa color indaco che le avevano regalato i suoi compagni di classe per i diciassette anni, insieme ad un portafoglio coordinato e alcuni vestiti. All'apertura dei regali, aveva stentato a credere che erano le stesse persone con cui aveva litigato puntualmente ogni volta che era stato necessario organizzare le interrogazioni.

- Ce ne hai messo, di tempo. - commentò Beatrice, quando Angelica uscì di casa e attraversò il cortile con calma, prima di salire sull'auto di Edoardo.

Questi le aveva rivolto un caldo sorriso.

- Non trovavo... i fazzoletti. - inventò Angelica.

- I fazzoletti. Erano necessari?

- I fazzoletti sono indispensabili. Mia nonna mi ha instillato questa fissa sin da quand'ero bambina. - spiegò la ragazza.

Nessuno contestò ulteriormente: presero la via del centro commerciale in periferia accompagnati dalla musica rilassante della radio.

Anche alla guida, Edoardo era estremamente sciolto e a proprio agio.

- Quali sono i programmi, ragazze? - domandò.

- Trovare un look mozzafiato per Beatrice. - affermò Angelica.

Edoardo guardò la sorella del suo migliore amico con occhio più critico. Era come se l'avesse tolta dalla scatola "sorella del mio migliore amico" e la stesse considerando come elemento proprio, e in quanto tale, figura femminile.

- Facciamo gli Enzo e Carla della situazione? - scherzò.

- Più o meno... Beatrice non si veste male, ma deve solo valorizzarsi al massimo per domani sera. - rispose Angelica.

Beatrice si sentiva eccessivamente sotto i riflettori. Non le era mai piaciuta quella posizione. Le sembrava di essere a nudo di fronte agli altri e temeva di non esserne all'altezza.

Angelica, tuttavia, decise che avrebbe approfittato dell'occasione per dare un'occhiata anche a qualcosa per sé. In fondo, aveva bisogno anche lei di qualche punto di riferimento per futuri acquisti.

- Io dico che potresti provare qualcuno di questi. - propose Edoardo, indicando la serie di completi intimi vicino all'ingresso.

Beatrice arrossì e andò a guardare altro, Angelica si avvicinò impavida.

- Che ne dici del pizzo rosso? - scherzò, sventolando un completino stretto e dal forte ascendente immaginario.

- Dico che sarebbe il caso di vedertelo addosso. - replicò lui.

Angelica fece un sorrisino, poi ripose il completo fra gli altri e agguantò la mano di Edoardo.

- Magari in un altro secolo.

Lui rise, soprattutto per il tono poco serio con cui lei aveva sussurrato.

I due giunsero davanti ai camerini.

- Che ne dite? - domandò Beatrice, sfoggiando un abito blu molto morbido, stretto solo in vita da un cinturino sottile e dorato.

- Bea, noi abbiamo bisogno di un abito che dica "sono splendida così, ma nuda di più". Ti sembra che questo ammasso informe di stoffa blu faccia al caso nostro? - la rimproverò Angelica.

Si alzò, lasciando Edoardo a giocare con il telefono, e si mise al lavoro con zelo per cercare un abbigliamento perfetto. Sapeva già a quali colori puntare: verde brillante, turchese, rosa pallido. Uno qualunque di quelli sarebbe stato adatto, con il verde in vetta.

Silenziosamente, le si affiancò Edoardo e la aiutò a scegliere fra un top verde scuro con scollo a V e un abitino dal busto aderente, con le maniche a tre quarti e la gonna morbida, la stoffa liscia e lucente.

- Bea, credo che abbiamo trovato il pezzo forte del tuo outfit di domani sera. - annunciò la mora.

La rossa non esitò a provare l'abito e si stupì di come apparisse proporzionato il suo corpo, modellato da quella stoffa. Inoltre, le fasciava il seno senza stringerlo, lasciando così che risaltasse nella sua bellezza naturale.

- Bea, regalami una taglia. - scherzò Angelica.

- Ange! Guarda che comunque vai bene così, eh. - ribatté l'amica.

La mora guardò la commessa, che ridacchiava all'angolo, e successivamente Edoardo.

- Ha ragione, vai bene così. - confermò lui, scherzoso ma fino ad un certo punto.

- Okay, allora possiamo andare a caccia di scarpe! - esultò Angelica, sentendosi autorizzata a cambiare argomento.

Era così che reagiva, molto spesso, all'imbarazzo: puntando i riflettori su altro.

Si congratulava con se stessa ogni volta che funzionava.

Trovare le scarpe fu più difficile.

Quelle che piacevano a Beatrice sembravano troppo basse e banali ad Angelica; quelle che proponeva Edoardo (due in tutto) non c'entravano niente, motivo per cui si arrese subito; quelle che adocchiava Angelica erano disponibili in numeri diversi da quello del piede della sua amica.

Infine, quasi per miracolo divino, la commessa emerse con tre scatole di scarpe, due delle quali misero in crisi Angelica. Tra le due paia che preferiva, una aveva il tacco sottile ed era quindi più bella, mentre l'altra era a zeppa ma aveva il cinturino perfetto.

- Zeppe. - disse Beatrice.

- Tacchi. - fece Angelica.

- Zeppe.

- Tacchi.

- Zeppe, ho detto. - rimarcò la rossa.

- E io dico tacchi.

- Ma le devo mettere io!

- Sotto mia responsabilità.

- Cosa?

- Tacchi.

- Zeppe.

- Tacchi e non se ne parla più. - definì Angelica.

- Zeppe, ho deciso. - controbatté Bea.

La commessa prese per affidabili le parole di quella che aveva visto provare le scarpe, perciò portò le zeppe in cassa.

Angelica combatté contro l'istinto di insultarla, soprattutto vista l'espressione trionfante di Beatrice.

- Molto bene. Sul trucco, però, avrò mano libera. Promettilo. - contrattò.

La rossa ci pensò su.

Cosa intendeva con "mano libera"?

- Chi tace acconsente, è andata. Bene, ora possiamo andare a fare merenda. Qualche bar carino qui nei dintorni?

Scrivimi una canzoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora