Il mattino seguente, Riccardo dovette fare i conti con una strana reazione da parte della madre e del fratellino di Angelica: amore e odio. Nessuno dei due aveva dimenticato i primi tempi felici, ma nessuno dei due aveva tralasciato di considerare le condizioni disastrose di Angelica negli ultimi tempi. Ed entrambi sapevano che era colpa sua.
Angelica, dal canto suo, era un po' assonnata e maldestra, ma aveva smaltito tutto l'alcol e bastò il cappuccino della colazione a destarla totalmente. Sorseggiando la bevanda, ricordò la serata precedente, a partire dalla musica e dall'alcol, per attraversare la canzone dedicatale davanti a tutti e il litigio con Edoardo, fino alla notte trascorsa con Riccardo, tra le sue braccia. In un primo momento, non seppe se complimentarsi da sola per non aver esitato ad invitarlo a casa sua oppure picchiarsi da sola perché non avevano risolto un bel niente.
Osservò perplessa Riccardo e Michele che andavano in cortile.
- Adesso la risolviamo da uomini. - decise il bambino, mostrando una forza immaginaria nelle esili braccia.
- Vuoi azzuffarti con me? - indovinò Riccardo, trattenendosi dal ridere.
Il bambino era più agguerrito che mai.
- Tu hai fatto soffrire mia sorella. Adesso la paghi. - impose.
Riccardo alzò le mani in segno di resa preventiva. Era meglio non sfiorare situazioni imbarazzanti.
- Non volevo farla soffrire. Io la amo. - rivelò il ragazzo, parlando a cuore aperto.
Le barriere erette da Michele crollarono al solo sentire quel tono di voce caldo e affettuoso che gli aveva sciolto il cuore fin dal primo incontro. Aveva provato ad odiarlo, ma quel ragazzo riusciva a smuovere qualcosa di profondo e remoto nella sua psiche, che aveva vagamente a che fare con la freddezza del padre biologico. Non sapeva neanche più se fosse vivo, il padre biologico.
- E allora perché vi siete lasciati? - piagnucolò.
- È complicato, ma te lo spiegherò un po' più avanti. Tu sappi che non ho mai voluto farla soffrire e che adesso non la lascerò più andare, costi quel che costi. - rispose dolcemente Riccardo.
Non erano menzogne: sconfitti i propri mostri, non restava che convincere Angelica della propria buona volontà, degna di fiducia rinnovata. Ad Angelica, però, non poteva raccontare che era una situazione complicata. Le doveva spiegazioni dettagliate.
Riccardo cercò di dimostrare anche alla madre di Angelica le buone intenzioni che recava e, seppur fallendo nel tentativo di convincerla appieno, ottenne il beneficio del dubbio riguardo una riappacificazione con la figlia.
- Anche se dovesse perdonarti, ti terrò sott'occhio per un bel po'. Sappilo. - concluse la donna.
Il ragazzo annuì, riconoscendo che non avrebbe potuto far di meglio. Non poteva pretendere che una donna che aveva visto soffrire sua figlia a lungo ne perdonasse immediatamente il colpevole.
Sospirò: era giunto il momento.
- Andiamo a fare due passi? - propose ad Angelica.
Attese che uscissero, poi si incamminò verso il lungofiume.
Pensò che Angelica era davvero bella, nonostante ci fosse ancora qualche lieve traccia del trucco della sera prima: aveva quell'aria spontanea e rilassata che trasmise forza anche a lui. Le luci del mattino illuminavano i suoi capelli lisci e le sue iridi castane, conferendole un'aura quasi magica.
La prese per mano.
- Non so se ti ricordi quello che ha detto Edoardo ieri sera... - vide un cenno di dissenso - Ecco, in ogni caso, non farti condizionare. Ho dovuto prendere una decisione tanto difficile quanto importante e, anche se sei stata tu a pagarne le conseguenze, spero che tu possa capirmi.
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Scrivimi una canzone
Teen Fiction«Se ti bacio faccio una cazzata?» Angelica deglutì, incantata dal suono roco della sua voce e dal desiderio che traspariva dal suo sguardo caldo. La distanza fra le loro labbra era troppo breve per tirarsi indietro, adesso. Ma, dopotutto, perché avr...