Per il resto della mattinata, Angelica si sentì chiedere da tutti i compagni di classe e da vari professori come stava e usò tutte le varianti di "sto bene" che conosceva. Solo Riccardo si accontentò di uno scambio di sguardi, perché sapeva che la pastiglia che aveva preso Angelica le avrebbe garantito tranquillità assoluta.
Al suono dell'ultima campanella, la ragazza attese che tutti uscissero per poter estrarre l'assorbente dallo zaino e filare in bagno a cambiarlo. Sentiva di non poter arrivare a casa tranquilla, se non l'avesse cambiato.
Riccardo, che voleva sapere se era ancora il caso di passare a trovarla la sera, attese in corridoio, non troppo distante dalla porta del bagno. Quando lei uscì, trasalì per la sorpresa.
- Uhm... Sto bene, non devi preoccuparti. - lo rassicurò, pensando che era quello il motivo per cui era ancora lì.
- Meno male. - annuì lui - Volevo chiederti un'altra cosa, però.
Angelica fece cenno di parlare.
- Va bene se passo lo stesso stasera o preferisci stare un po' tranquilla a riposo? - domandò, imponendosi di stare calmo.
Era riuscito a mantenere la voce ferma e il tono basso, intimo.
Per un istante, Angelica rischiò di non recepire quanto aveva detto con quella voce ammaliante.
Si rendeva conto di avere quella voce calda che ti mandava in brodo di giuggiole?
- No, passa pure. Magari... magari verso le nove, così sono sicura di aver mandato Michele a dormire. - sorrise.
Qualcosa si smosse nel profondo in Riccardo: una speranza viva che lei volesse vederlo e stare sola con lui? Non seppe dirlo con precisione, ma rispose al sorriso con naturalezza e lei si sciolse un pochino dentro.
In quel momento, non ricordava nemmeno perché dovevano parlare, se ce l'avesse con lui o per quale motivo.
- D'accordo, sarò lì.
- A stasera. - sussurrò lei.
Fuori dal cancello della scuola, c'era ancora una sagoma in piedi, con la chioma biondo grano, il fisico definito nettamente dai muscoli e lo sguardo fisso sullo schermo del telefono, la schiena appoggiata al palo della luce.
Il telefono di Angelica lampeggiava per le chiamate e i messaggi ricevuti, ma lei non poteva saperlo perché aveva il telefono nello zaino dalla terza ora.
- Si può sapere dove sei sparita? - domandò Edoardo, contenendo a malapena l'irritazione.
- Ciao Edo. - disse Riccardo.
- Ciao Ama. - fece l'altro, piuttosto freddo.
Angelica non aveva ancora proferito parola e, in tutta sincerità, non sapeva cosa dire.
Il fatto che i due si conoscessero, peraltro, le fece volteggiare la parola "complicazioni" nella testa. Quanto si conoscevano? Erano buoni amici?
L'espressione contrariata di Beatrice quando le aveva detto che sarebbe uscita con Edoardo le tornò in mente e capì che non prendere una decisione al più presto avrebbe comportato un prezzo duro da pagare.
Prendere una decisione comportava delle responsabilità.
- Allora? - la richiamò Edoardo.
- Oh, ehm... Non mi ricordavo dov'era il bagno al piano di sopra e lui stava ancora ritirando, quindi mi ha accompagnata. - inventò.
Riccardo notò, sia con sollievo sia con allarme, che Angelica era sorprendentemente brava a mentire e a rendere credibile anche una congettura da niente campata in aria sul momento.
Salutò e andò via, un po' confuso.
Nel pomeriggio, andò a casa di Nicola per giocare a FIFA e, mentre il suo amico faceva ipotesi su chi poteva essere la misteriosa ragazza che non aveva incontrato sabato sera, Riccardo raccontava della cena del giorno prima e delle speranze che nutriva nei confronti di Angelica, miste a dubbio e incertezza per quanto riguardava Edoardo.
Andarono a fare due tiri a canestro nel campetto pubblico poco distante e arrivarono anche Luca, Teo e altri compagni di scuola.
Fu raggiunto il numero perfetto quando Francesco, il fratello di Beatrice, e Edoardo si unirono alla squadra avversaria rispetto a quella di Riccardo e Nicola.
Luca e Riccardo erano ottimi in attacco, Nicola gestiva meglio i passaggi e il gioco in difesa.
E fu quasi naturale, ma sia Riccardo sia Edoardo si sentirono in competizione fra loro anche per Angelica, oltre che per la partita, perciò furono entrambi più subdoli e scorretti nell'affronto reciproco.
Ognuno sfruttò al massimo le proprie abilità e, se Edoardo poteva contare su una forza fisica maggiore, Riccardo era più fluido e agile nei movimenti, perciò riuscì a scansarlo e tirare a canestro con una precisione spaventosa. La fortuna gli aveva sorriso e aveva consacrato il suo trionfo.
- Ama, si può sapere che cazzo è successo con Edo? - domandò Nicola, affiancandolo per andare a bere un sorso d'acqua.
Riccardo usò i lembi della maglietta per pulirsi un po' dal sudore, non sapendo che i suoi addominali in rilievo ma non proprio definiti come quelli di un atleta agonistico erano oggetto di sguardi lascivi da parte delle ragazze che passavano, alcune delle quali amiche di Sofia Frola.
- Se mi avessi ascoltato prima, sapresti che lui stava aspettando Angelica fuori da scuola e che io e lei siamo usciti insieme dal cancello. - disse sottovoce.
- Minchia, quello ti spezza le ossa se si impunta con lei e tu gliela freghi. - commentò Nicola, avvertendo il pericolo.
Riccardo vide passare Sofia e la salutò.
- E non azzardarti a fare il carino con la Frola, che ti ammazza anche Teo. Datti una calmata con le ragazze, corteggia quella giusta e non farti menare. - proseguì Nicola.
- Senti, Angelica mi piace dal primo giorno e tu lo sai. Edo può farsi da parte con il suo orgoglio del cazzo, degli altri non mi interessa. Sofia è solo un'amica, tutto qui. Non è che parlare la sera a cena davanti ai nostri genitori invece che fare le mummie ci rende fidanzati, eh. - obiettò Riccardo.
Il biondo lanciò un'occhiata in giro e captò la sfida che bruciava Edoardo da capo a piedi e infuocava nello sguardo.
- Io te lo dico per il tuo bene, poi fai il cazzo che ti pare. Sai che cercherò di pararti il culo comunque. - gli batté una pacca sulla spalla.
Riccardo annuì, riconoscente ancora una volta di averlo come amico.
- Grazie, Nico. Farò del mio meglio per non creare casini.
Seguirono altre due partite e l'ultima segnò la vittoria, finalmente, della squadra di Edoardo. Complessivamente, erano due a uno, con tanti falli e scorrettezze varie di mezzo. Più uno dei due perdeva, più era propenso a ricercare la vittoria a tutti i costi.
Alla fine della terza partita, Francesco fu chiamato dalla sua ragazza e, visto che era lui ad avere la macchina quel giorno, dovette andare via anche Edoardo.
Riccardo non avrebbe mai scordato lo sguardo che scambiò con lui al congedo, lo sguardo che segnava l'inizio della loro ostilità e della battaglia che avrebbe previsto ogni mezzo al fine di conquistare Angelica.
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Scrivimi una canzone
Jugendliteratur«Se ti bacio faccio una cazzata?» Angelica deglutì, incantata dal suono roco della sua voce e dal desiderio che traspariva dal suo sguardo caldo. La distanza fra le loro labbra era troppo breve per tirarsi indietro, adesso. Ma, dopotutto, perché avr...