- Senti, mi consigli una palestra non lontana da casa mia? A San Raffaele giocavo a pallavolo, ma adesso non mi va di stare dietro alle partite e tutto il resto. - chiese Angelica, durante il ritorno a casa.
Riccardo teneva la manina di Michele da una parte e quella delicata di Angelica dall'altra. Pensare che quelle stesse mani morbide avevano schiacciato un pallone sul campo avversario con forza pareva quasi incredibile: Riccardo riusciva solo a pensare a come sarebbe stata piacevole la sensazione di sentirsele addosso, ad accarezzarlo.
- Non sono la persona più adatta per consigliarti, credo. Io ho la palestra sotto casa. Conosco una ragazza che ha girato un sacco di palestre, però, e magari può aiutarti. Guarda, ecco il suo numero. - rispose il ragazzo, estraendo il telefono di tasca.
Erano praticamente arrivati e Michele si lanciò in corsa verso la porta di casa.
Angelica, invece, si fermò per segnarsi il numero con il nome di tale Cecilia.
- Grazie, Riccardo. Sei sempre un tesoro. - sorrise.
Riccardo le lasciò un fuggevole bacio sulle labbra, a causa della presenza del fratellino.
- Farei di tutto per la mia ragazza. - sussurrò, sottolineando le ultime parole per testare la reazione di cui sarebbe stato testimone.
- Riccardo, io... - iniziò Angelica.
- Tranquilla, nessuno ti obbliga ad avere una relazione con me. - la rassicurò lui.
Angelica sospirò.
Alzò gli occhi su quel verde magnetico che tanto adorava e percorse con lo sguardo i ricci castani che lussureggiavano sul capo del ragazzo come la chioma di un albero in fiore, soffici al tatto.
- Non sento alcun obbligo. È che mi fa veramente strano parlare di relazioni quando sono qui da una settimana appena. Sta succedendo tutto così in fretta... - ammise.
- Allora non parleremo di relazione. Che brutta parola, "relazione". Non la trovi orrenda?
Angelica rise.
- Non fare lo scemo, dai.
- Mi viene naturale, quando sono con te. - rivelò Riccardo.
- Ah, io ti faccio diventare scemo?
Lui prese qualche ciocca dei lunghi capelli di Angelica fra le dita.
- No, è solo che... Be', mi piaci tanto e non voglio fare cazzate.
- Quindi, visto che hai tanta paura di farle, finisci per farle ugualmente. Giusto? - ragionò Angelica, sottovoce.
Riccardo annuì.
- Però adesso sei qui... E non mi sembra proprio che tu stia facendo cazzate...
- Se ti bacio faccio una cazzata?
Angelica deglutì, incantata dal suono roco della sua voce e dal desiderio che traspariva dal suo sguardo caldo. La distanza fra le loro labbra era troppo breve per tirarsi indietro, adesso. Ma, dopotutto, perché avrebbe dovuto farlo?
- Non direi proprio. - mormorò.
- Bene, perché avevo intenzione di farlo ugualmente.
Riccardo annullò l'irrisorio numero di centimetri che li separava e premette le proprie labbra contro le sue con irruenza. Aveva talmente tanta voglia di sentirla vicina, a stretto contatto, che cercava di assorbire tutte le piccole sensazioni da brivido che il bacio gli stava regalando.
E ci avrebbe scritto una canzone, su questo momento. Eccome se l'avrebbe scritta. Una canzone che avrebbe parlato di come lei, tutta fascino e provocazioni, faceva sentire lui, un mistero velato di ricci scuri e occhi chiari, un'anima impenetrabile assetata d'amore.
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Scrivimi una canzone
Teen Fiction«Se ti bacio faccio una cazzata?» Angelica deglutì, incantata dal suono roco della sua voce e dal desiderio che traspariva dal suo sguardo caldo. La distanza fra le loro labbra era troppo breve per tirarsi indietro, adesso. Ma, dopotutto, perché avr...