Riccardo non era per niente convinto di quello che stava per fare, ma non aveva scelta. O, meglio, la scelta c'era ma non era pronto a pagare nessun prezzo.
La sua auto si fermò dolcemente davanti a casa di Angelica. La sua Angelica.
Era una fredda domenica novembrina, scandita da sbuffi di vento particolarmente forti, come se anche il tempo fosse stato in accordo con l'umore di Riccardo.
Non servì suonare il campanello: Angelica fu alla porta in pochi secondi.
La sua espressione ansiosa e contenta allo stesso tempo spezzò il cuore a Riccardo.
- Ciao. - salutò freddamente.
- Ciao... - ricambiò lei, perplessa - Cosa c'è che non va?
Riccardo chiuse gli occhi, amareggiato. Aveva già capito che qualcosa non andava.
Quando li riaprì, trovò quei grandi occhi castani che riflettevano emozioni controverse puntati su di sé e le labbra che tanto amava baciare dischiuse, come uno scherzo del destino. Una folata di vento scombinò i suoi capelli e Riccardo allungò una mano per riportarli all'ordine, sentendoli morbidi e setosi al tatto.
Gli sarebbe mancato tutto. Gli sarebbe mancata lei, nella sua interezza e nella sua particolarità. Lei, una persona capace di catturare l'attenzione in un momento, capace di sdrammatizzare quando la tensione toccava i livelli alti, capace di ammaliare con un battito di ciglia e un sorriso accennato. Lei, che gli aveva regalato così tanti momenti felici in così poco tempo, quando lui si era rassegnato a vivere un altro anno al liceo nella passività più totale.
Eppure, aveva bisogno di mettere fine a tutto questo. Per colpa di persone che non capivano lui e non capivano nemmeno lei. Persone che non capivano nemmeno se stesse.
Che ingiustizia, pensò ironicamente.
- Devo lasciarti. - sospirò infine, a fatica.
Angelica spalancò gli occhi.
- Cosa? Perché? Che cazzo sta succedendo? - scattò, nel panico.
Riccardo continuò a guardarla, sempre più a malincuore.
Dannazione, perché?
- Non... non posso spiegartelo.
- Riccardo, ma ti sei bevuto il cervello? Fai lo strano per giorni, non mi dici niente e poi vieni qui pensando di farla finita senza dare mezza spiegazione? Spiegami perché non capisco. - esclamò Angelica.
Più la vedeva reagire con rabbia, più avrebbe voluto stringerla a sé e baciarla, rassicurarla tra le proprie braccia che sarebbe andato tutto bene, che questa follia non era destinata a durare.
Non ricevendo risposte, Angelica iniziò a disperarsi. Le prime lacrime affiorarono ai suoi occhi mentre prendeva atto della repentina e, a suo parere, insensata decisione del ragazzo che le era stato accanto fin dal primo momento.
- Cazzo, Riccardo, di' qualcosa! - sbottò, irritata.
- Non ho niente da dire. Mi dispiace, Angelica. - si forzò a dire lui, per poi andare via per evitare di tornare sui suoi passi.
Salì in macchina.
- Mi auguro che sia un fottuto scherzo, Riccardo. Questa storia non finisce qui. - rimarcò la ragazza, sporgendosi sul finestrino del passeggero.
Riccardo non rispose. Mise in moto e se ne andò.
Angelica, a bocca aperta, sconvolta e divisa tra l'incredulità e lo shock, scoppiò a piangere.
Che diavolo era successo?
Cosa aveva sbagliato per lasciare che tutto andasse alla rovina?
Si fiondò in casa e percorse il corridoio di corsa, per poi chiudersi in camera sua. Si buttò sul letto e iniziò a colpire il cuscino con forza, tra le lacrime.
- Angelica, cos'è succ...
- Mi ha lasciato! Porca troia, mi ha lasciato! E non so nemmeno perché! Non un cazzo di motivo, merda! Non uno! Lo odio! - pianse disperatamente.
La madre si sedette sul bordo del letto e la accolse tra le proprie braccia. La accarezzò e la costrinse a calmarsi.
Angelica singhiozzava forte, perciò era impossibile che Michele non sentisse. Il bambino aprì un filo la porta e sbirciò dentro. Vide sua sorella nella disperazione più totale e, spaventato, tornò in salotto a guardare i cartoni.
- È venuto qui... Ha detto che doveva lasciarmi... E se n'è andato! Se n'è andato, mamma. Pensavo... Pensavo fosse venuto a fare la pace. E invece mi ha lasciata... - singhiozzò Angelica.
- È strano, tesoro. Non mi sembra un tipo da agire senza pensarci due volte prima. - rifletté la madre.
Passarono due ore insieme, per la prima volta da tanto tempo solo madre e figlia, tra film visti e rivisti e cibo spazzatura. Era ciò di cui Angelica aveva bisogno.
La madre uscì poi per fare la spesa e Angelica cercò Beatrice fra i contatti del telefono.
- Pronto? Ciao, Angelica! - salutò allegramente Beatrice.
Angelica non se la sentì di smontare il suo entusiasmo con la voce rotta che si ritrovava, ma probabilmente non aveva alternative.
- Angelica?
- Riccardo mi ha lasciata. - esordì, lanciando una bomba che zittì l'amica.
- Come sarebbe a dire? Non... Non è possibile. - mormorò Beatrice, dopo un lungo silenzio.
Angelica non poté trattenersi dal piangere di nuovo.
- Mi ha lasciata, Bea, e non mi ha dato spiegazioni. Non c'era un motivo per cui avrebbe potuto farlo... Io non so cos'ho sbagliato. Non... Era strano in questi giorni, ma non so perché. - singhiozzò.
Beatrice non sapeva bene come rispondere e non poteva proporre di vedersi perché a breve sarebbe arrivato Nicola, con l'intenzione di rimanere a dormire.
- Magari riesco a estrapolare qualche informazione da Nicola... Ti farò sapere. - decise infine.
- Grazie, Bea.
- Ma figurati... Mi dispiace veramente tanto, non ti meriti questo trattamento.
Angelica singhiozzò un altro paio di volte, poi salutò l'amica e mise via il telefono.
Si sentiva terribilmente sola in quella stanza, senza nessuno a cui reggersi se non se stessa.
La porta cigolò.
- Posso entrare, Ange? - domandò Michele, con innocenza.
- Ma certo, tesoro. - rispose la sorella, seduta sul letto.
Tirò su col naso.
Il fratellino si avvicinò e la abbracciò.
- Perché piangi?
- Perché Riccardo mi ha lasciata, Michi. - confessò Angelica.
- E perché lo ha fatto?
Lei tirò su col naso un'altra volta.
- Vorrei tanto saperlo anch'io.
- Lui mi piaceva. - commentò il bambino.
La sorella annuì.
- Anche a me, Michi, fidati. Anche a me.
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Scrivimi una canzone
Teen Fiction«Se ti bacio faccio una cazzata?» Angelica deglutì, incantata dal suono roco della sua voce e dal desiderio che traspariva dal suo sguardo caldo. La distanza fra le loro labbra era troppo breve per tirarsi indietro, adesso. Ma, dopotutto, perché avr...