Capitolo 49 • Idee

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Nicola si era sempre fatto aiutare da sua madre per organizzare i compleanni, perciò si trovò in difficoltà quando scoprì che i suoi genitori sarebbero andati via quattro giorni, l'ultimo dei quali corrispondeva con la data della festa.

Decise di parlarne con Beatrice: era sempre sorpreso di quanto potesse risultargli utile anche solo un suo commento. Fece una doccia, infilò il primo paio di jeans che gli capitò sottomano, agguantò una felpa dal mucchio dei vestiti indossati ma non ancora sporchi e la indossò.

Essendo fine gennaio, faceva molto freddo e un giubbotto era d'obbligo, ma Nicola non si sprecò a tirare su la zip perché sarebbe salito in macchina. Trascorsero un paio di minuti prima che l'auto fosse pronta a partire e che il ghiaccio sul parabrezza fosse sciolto sull'area necessaria alla vista.

Viaggiò tranquillamente per una decina di minuti, poi parcheggiò l'auto in uno spazio fortunato tra altre due macchine e suonò il campanello. Sentì Beatrice litigare con suo fratello per andare ad aprire la porta. Essa si aprì e Beatrice quasi cadde: Nicola la sorresse prontamente.

- Ciao. - le sorrise.

- Ehi. - rispose la ragazza.

Il fratello di Beatrice sbuffò.

- Dio, avevi ragione. Era meglio se me ne stavo sul divano.

- Sarebbe stato meglio se avessi imparato la grammatica. - rimbeccò la rossa, roteando gli occhi.

Nicola ridacchiò.

Si diressero tutti verso il salotto, poi Beatrice prese Nicola per mano e gli indicò la camera da letto.

- Zitto che anche tu fai questi errori. - sussurrò.

La camera di Beatrice gli era ormai familiare, ma non tanto per la disposizione e i colori dei mobili, quanto per le innumerevoli ore passate lì, insieme a lei, sempre tra le sue braccia. I suoi momenti preferiti erano stati ovviamente quelli in cui erano avvinghiati sotto le lenzuola, con la temperatura elevatissima e il battito cardiaco accelerato.

Non aveva mai ammesso a Beatrice, però, che anche quando lei aveva le mestruazioni e preferiva rintanarsi sotto le coperte con strati di pile addosso lui si sentiva felice di offrirle sostegno e calore corporeo.

- Bea?

La ragazza alzò gli occhi su di lui.

- Sì?

- Ecco... Tu... Quanto sei brava a organizzare compleanni? - buttò lì Nicola.

Beatrice soppresse una risata.

- Non sono ancora riuscita ad organizzare le date di nascita delle persone, ma con una festa di compleanno potrei farcela. - sottolineò.

- Smettila di sfottermi! - si lamentò il biondo.

- Cosa? Perché? Vivo per questo. - ridacchiò Beatrice.

Nicola alzò gli occhi al cielo.

La rossa si avvicinò e gli stampò un bacio sulle labbra.

- Non preoccuparti per la tua festa, ci penso io. - sussurrò.

Nessuno dei due disse che attendeva già con ansia la fine della festa, il momento in cui sarebbero finalmente rimasti da soli.

I loro sguardi si concatenarono con sorprendente armonia.

- Ti ho mai detto che ti amo? - soffiò Nicola.

- Non penso. - negò Beatrice, scuotendo la testa.

Non era affatto vero, ma non si stancava mai di sentirselo dire.

Per lei che aveva tentennato come una foglia per tutta una vita, nessuna rassicurazione sarebbe durata in eterno.

- Amo questo ricciolino rosso qui. - osservò Nicola, attorcigliandosi la ciocca fra le dita - E anche questo qui. Un po' tutti, insomma. E amo questi occhi belli che hai, le lentiggini qui sopra... E la tua bocca. Penso che sia la mia parte preferita.

Beatrice rise.

- Soprattutto quando ridi. - si addolcì il ragazzo.

- Smettila, scemo.

- Però le Signore Tette fanno concorrenza in modo molto sleale, sappilo. - proseguì Nicola.

La ragazza avvampò, ma non si pentì di aver scelto un maglioncino aderente quel giorno. Aveva smesso di nascondersi continuamente nei maglioni informi: era più carina così, con qualche curva di sé in mostra.

- Forse i tuoi Signori Pettorali potrebbero protestare.

- I miei pettorali non sono così notevoli... - commentò Nicola, modesto.

- Hai ragione, ma se te l'avessi detto subito non avrei avuto modo di sfidarti e batterti. - concordò Beatrice.

Il biondo le scoccò un'occhiataccia.

- Perché sembri così tenera e dolce anche quando fai la stronza? Dammi un buon motivo per incazzarmi con te, su. - protestò.

Beatrice rise.

- Non puoi... E poi, chi ti organizzerà la festa di compleanno se sei arrabbiato con me?

- Sempre tu, ovviamente.

Fu il turno di Beatrice di guardarlo con aria di rimprovero, con la differenza che lei non sarebbe potuta sembrare minacciosa neanche se si fosse impegnata con tutte le proprie forze.

- Io dico che hai bisogno di rilassarti... - insinuò Nicola.

Era già praticamente appiccicato a lei, ma pose ugualmente le mani sui suoi fianchi e la guardò con ardore.

- Qualche proposta? - domandò Beatrice.

Il ragazzo le baciò le labbra, a lungo, e poi il collo, lentamente, in più punti. Con le mani andò alla ricerca di pelle nuda sotto gli indumenti e sorrise quando riuscì a infilarsi sotto quella coltre di tessuti.

Spinse Beatrice verso il letto con il proprio corpo e caddero insieme, avvinghiati.

- Un'idea ce l'avrei... - sussurrò, sovrastandola.

Lei era ormai cera fusa, calda, morbida e profumata. Ed era tutta sua.

- Dici? - ansimò, con la pelle in fiamme sotto i baci del ragazzo che amava.

- Un po' di sano buon sesso.

Scrivimi una canzoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora