Capitolo 11 (MARCO)

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Buongiorno! Ieri ho postato un capitolo a cui tengo davvero tanto... ma anche quello di oggi non scherza. Mi piace scrivere di Marco, dei suoi casini che ha in testa, delle sue debolezze. Mi sono innamorata di marco nel momento in cui ho iniziato a scrivere questa storia... e voi?

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo con un commento, una stellina... un messaggio! Buona lettura! <3


Giovedì, 01 maggio 1997 (Marco, 25 anni)

Affronto le curve una ad una con Roberto sempre attaccato dietro di me. Destra, sinistra ancora destra e poi sinistra, la strada si snoda sinuosa sotto le ruote della mia moto e per tutto il tragitto mi concedo di lasciare libera la mia mente su tutto tranne che su quello che mi assilla da giorni: Anna.

Anna e le sue braccia che mi stringono, Anna che mi bacia delicatamente la testa mentre piango con la faccia sepolta nel suo ventre, Anna che mi sussurra parole dolcissime mentre i singhiozzi mi scuotono senza che possa fermarli

Per diversi giorni ho pensato di non venire, il giro del primo maggio di due giorni è qualcosa che non posso affrontare con le gambe lunghe di Anna che si aggirano attorno a me e quei suoi occhioni dolcissimi che hanno versato lacrime per me. Io non ce la faccio ad affrontare due giorni da solo con lei, sulle curve della Futa e del Muraglione, con il suo viso come unico pensiero. Il padre me l'ha tenuta distante tutto il girono, soprattutto perché mi sono portato dietro anche Roberto a darmi manforte, ma questo non basta per liberarmi la mente da lei.

Stasera finita la cena mi sono addirittura offerto di andare a prendere le sigarette per Pietro giù in paese, pur di evitarla quando siamo tutti in compagnia. Perché, anche se odio ammetterlo con me stesso, qualcosa è cambiato tra di noi quella sera, quando le ho mostrato il lato più debole di me... qualcosa è cambiato nonostante non ne abbiamo più fatto parola, nonostante siamo rimasti in silenzio di fronte ai nostri sguardi che gridano ogni volta che li incrociamo.

Quando entriamo nel piccolo albergo dove passeremo la notte sono praticamente tutti nelle loro stanze, anche Anna non si vede in giro e tiro un enorme sospiro di sollievo. Lancio le sigarette a Pietro e faccio segno a Roberto di seguirmi verso il giardino sul retro, verso la montagna. Facciamo qualche passo fino a sederci sulle panchine sotto agli alberi e tiro fuori una canna che ho in tasca da stamattina.

«A te servirebbe ben di più di una canna per togliertela dalla testa» ridacchia lui mentre l'accendo, faccio un paio di tiri e gliela passo.

Scuoto la testa e sorrido, non sa nulla di quello che è successo qualche sera fa e non ho nessuna intenzione che venga a scoprirlo, è stato un momento tra me e Anna e deve rimanere tale.

«Che cazzo stai dicendo?» La mia voce esce annoiata, non ho voglia di parlare con lui di lei.

«Ti devo fare un disegnino? È tutto il girono che lei cerca di avvicinarsi a te, tu ti allontani appena la vedi. Passi le tue giornate a controllare dove sia, hai sempre gli occhi puntati su di lei per poterle stare ad almeno dieci passi di distanza... suo padre ti sta aiutando in questo senso ma tu, davvero, sei preso malissimo»

E con queste sue parole fa morire le mie proteste in gola.

«Sono stato così ovvio?»

Mi riprendo la canna e mi faccio un paio di tiri.

«Per me che ti conosco, sì. È stato imbarazzante» ridacchia ancora, con la sua solita calma serafica che riserva solo alle nostre conversazioni.

«Imbarazzante?» La mia voce esce sorpresa e molto più distesa di prima.

Roberto scoppia a ridere.

[COMPLETA]Come in quella vecchia PolaroidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora