Buongiorno e buon lunedì! Ecco a voi il nuovo capitolo... mi raccomando, continuate a spargere la voce, votare e farmi sapere cosa ne pensate... :)
Buona lettura!
Mercoledì, 18 giugno 1997 (Marco, 25 anni)
Infilo per l'ennesima volta le mani dentro al motore della BMW cercando di capire da dove diavolo arrivi quel maledettissimo rumore ma in realtà non so nemmeno cosa stia facendo. È più che chiaro che non ne verrò mai a capo perché non ho la più pallida idea di cosa stia guardando o addirittura di cosa stia cercando. Lo faccio più che altro per mandare fuori di testa mio padre che è convinto che dovrei portarla da un "vero meccanico" invece che provare a metterci le mani. Secondo lui non sono in grado neanche di farmi due uova strapazzate, figuriamoci mettere mano al motore di una macchina. Ha ragione da vendere ma di certo non resterò qui a dimostrargli che non ne sono capace, così sono sere che apro il cofano di questa fottutissima macchina, ci infilo le mani e fingo di saperci fare. Certo, potrei fregarmene e salire in appartamento a sfondarmi di canne e alcool, ma non avrei la stessa soddisfazione che vederlo imbestialire ogni volta che torna a casa dalla fabbrica.
Un rumore di bicicletta sulla ghiaia del cortile mi fa alzare la testa quasi di scatto e, quando la vedo di fronte a me, con i suoi jeans tagliati a metà coscia e la maglietta dei Take That annodata di lato a scoprirle quel po' di stomaco che mi fa mancare il respiro, un sorriso mi si apre spontaneo sul volto. Guardo in giro, cercando di capire dove sia Elisa, e il cuore mi salta un battito quando mi rendo conto che è venuta da sola.
«Come mai da queste parti?»
La mia testa mi sta gridando di non chiederglielo, che non voglio sapere il perché sia qui, che è tutto molto più semplice se certe domande non le faccio... perché cosa posso risponderle se mi dice che è venuta per me?
Anna alza le spalle e arrossisce, mi bastano pochi secondi per capire che non ha una vera risposta e la cosa mi riempie il petto di una sensazione talmente piacevole che quasi mi scalda.
«Passavo da queste parti»
Annuisco accettando quella risposta come se fosse l'unica possibile, poi afferro uno straccio e inizio a pulirmi le mani sporche di grasso e polvere.
«Vuoi qualcosa da bere? Una Coca Cola?» Le domando, come la prima volta che è venuta qui con Elisa.
Lei annuisce e io le faccio segno di seguirmi, mio padre potrebbe tornare a momenti e non voglio che faccia commenti sul fatto che è qui, o che mi faccia passare da coglione come fa di solito. Non voglio che rovini questo momento che ha tutta l'aria di essere speciale.
Anna sembra un po' tesa e la posso capire, anch'io lo sono. Dopo che sono andato da lei domenica a chiederle scusa non ci siamo più visti o parlati ed è un po' difficile ricominciare dopo lo strappo che c'è stato. Non bastano delle scuse a ricucire il rapporto, soprattutto perché era già precario prima che io ci mettessi la mia orrenda boccaccia. La faccio accomodare nell'appartamento sopra il garage in cui vivo e, mentre mi lavo via il grasso con il detersivo per i piatti che ho sul lavandino della cucina, la osservo che si guarda attorno senza dire una parola.
È incuriosita dall'ambiente che la circonda, ha gli occhi sgranati come se dovesse memorizzare ogni singolo dettaglio del soggiorno, delle foto che ci sono sul mobile della tv, i titoli dei libri che sono riposti alla rinfusa sopra gli scaffali della libreria. Cammina lentamente e si sofferma sui dettagli come se fossero i più importanti.
«Come mai vivi in questo appartamento?»
È lei a rompere il ghiaccio per prima, per fortuna, perché io non saprei da che parte cominciare. Non è la prima volta che ho una ragazza nel mio appartamento ma è sicuramente la prima in cui non so come comportarmi. Se fosse come al solito le offrirei una birra, allungherei le mani e me la porterei a letto ma con Anna non so da che parte girarmi. Più la guardo e più sono convinto che sarebbe perfetta dentro a questa casa, con soltanto una mia maglietta addosso, a fare colazione dopo una notte intera passata a fare l'amore. Se fosse qui Roberto mi rimprovererebbe perché mi sta tenendo per le palle e, in tutta sincerità, non mi farebbe nessun effetto la sua opinione.
«Quando avevo diciotto anni mio padre mi ha dato le chiavi e mi ha detto di sloggiare da casa sua» alzo le spalle mentre mi asciugo le mani e apro il frigo prendendo una bottiglietta di Coca Cola per lei e una birra per me.
Osservo la mia birra e cambio idea. Questa sera ho bisogno di essere più che sobrio e lucido per non fare un'altra cazzata, così la ripongo in frigo e mi prendo una Coca Cola.
«Non hai un gran rapporto con tuo padre» lo dice come se fosse dispiaciuta per me.
Alzo le spalle e le porgo la bibita.
«Alla fine non ci faccio neanche più caso. Vivendo qui non è che abbia queste gran occasioni di incontrarlo, sono abbastanza sereno in questa situazione»
In parte è vero, nei giorni migliori non mi dispiace poi tanto che mio padre non mi stia tra le palle e questa giornata sta velocemente scalando la classifica dei miei giorni migliori.
Anna si ferma, si siede sul divano e mi fa segno di sedermi accanto a lei.
«Hai voglia se guardiamo qualcosa? Ho scoperto oggi di essere stata ammessa agli esami e me la sto facendo sotto. Ho bisogno di distrazione» mi confessa con un tale imbarazzo che mi verrebbe voglia di abbracciarla e farla sentire al sicuro.
«Certo, non c'è problema» mi siedo accanto a lei e afferro il telecomando.
Inizio a scorrere i canali mentre lei si avvicina e aderisce al mio fianco come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il mio cervello diventa una tavola bianca, non ho nemmeno idea di cosa stia vedendo in tv, l'unica cosa che mi è chiara, in questo momento, è il calore che emana il suo corpo perfetto.
«Fermati qui» mi dice puntando il dito su una replica di Beverly Hills 90210.
Io faccio come mi dice, appoggio il telecomando sul tavolino di fronte a me dove ci appoggio anche i piedi, allungo un braccio e glielo appoggio sulla spalla attirandola ancora di più a me. Lei nemmeno si gira a guardarmi, si accoccola sul mio petto e, dopo essersi tolta i sandali, si rannicchia sul divano e fissa gli occhi sulla tv.
«Non posso restare molto, ho detto ai miei che andavo da Elisa a studiare per l'esame» mi sussurra dopo un po'.
Sorrido, mi fa tenerezza quando mi confessa queste cose che per lei sono la fine del mondo.
«Ok» le sussurro di rimando baciandole delicatamente la testa.
Che duri ore o solo qualche minuto, non mi importa, se dovessi descrivere un momento perfetto, questa serata sarebbe l'unica cosa che riuscirei a raccontare. Lei rannicchiata contro il mio fianco, il mio braccio attorno alle sue spalle per farla sentire al sicuro e una tv accesa che parla e parla ma che non sento perché il mio cuore sta facendo molto più rumore. Roberto mi direbbe che mi sono giocato le palle e, probabilmente, avrebbe anche ragione perché non esiste che io stia qui, come un ragazzino alla prima cotta, a farmi bastare il fatto che siamo accoccolati su un divano a guardare la tv... ma lei è Anna e sono contento di giocarmi le palle per lei.
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
Chick-LitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...