Sabato, 16 agosto 1997 (Anna, 18 anni)
È l'una di notte del sedici agosto, questo significa che sono finiti da poco i fuochi d'artificio di Ferragosto e io me li sono persi come tutta quest'estate, del resto. È il primo anno che non vedo i fuochi, di solito al mare ci raduniamo in spiaggia e guardiamo il cielo illuminarsi di colori e il mare riflettere quelle luci, creando una magia che è impossibile da esprimere a parole. Quest'anno, invece, sono qui distesa su questo letto in una stanza che sto cominciando ad odiare.
Subito dopo l'incidente, quando ho scoperto della degenza infinita che dovrò affrontare, ho cercato di vedere il lato positivo: potevo fare, senza sentirmi in colpa, le due cose che più amo in assoluto, leggere e dormire. Ho scoperto presto, però, che dormire sempre nella stessa posizione è una tortura e non riesco a farlo se non per brevi tratti durante la giornata e, quando sono sveglia, la maggior parte delle volte sono troppo nervosa anche solo per pensare di leggere un paio di righe. Solo quando Marco è qui con me, come ogni notte nell'ultima settimana, il tempo vola che neanche me ne accorgo.
Il problema è che so che stasera Marco non arriverà e la cosa mi rende ancora più nervosa del solito, incapace di dormire e con la certezza che non uscirò mai più da questa stanza a da questo letto. So che Roberto gli aveva chiesto di andare al mare per ferragosto e io gli ho detto di non pensare a me, anche se lui voleva restare. Subito mi sono detta che si merita un po' di tregua, che non posso costringerlo qui, in questo paese dimenticato da Dio, solo perché io non posso muovermi. Mano a mano che si è avvicinata la sera, però, il mio nervosismo si è fatto evidente e mi sento in colpa per volere Marco qui accanto a me... e più mi sento in colpa, più mi innervosisco, più mi innervosisco, più mi sento in colpa. Un circolo vizioso da cui non riesco ad uscire e mi sembra di impazzire.
La ragione è questa, credo di impazzire, per questo non riesco a riconoscere subito il rumore di qualcuno che sta salendo dalla finestra.
«Cosa ci fai qui?» Chiedo sorpresa quando Marco scavalca e si avvicina al letto con quel suo sorriso sghembo che mi fa fare due o tre capriole allo stomaco.
«Ti avevo detto che sarei venuto, sei tu che non mi credevi» si giustifica.
Corrugo la fronte e lo guardo esterrefatta.
«Non è che non ti credessi, io ti ho detto di andare a divertirti con i tuoi amici»
«E io ti ho risposto che non mi interessa uscire con loro se tu sei qui distesa a letto»
Niente, con lui non si può proprio vincere nessuna battaglia, è più cocciuto di un mulo... e adoro che usi la sua cocciutaggine per stare con me. Improvvisamente tutto il mio disappunto scompare e la felicità torna a riempirmi il petto come se fossi una bambina in gita al mare.
«Si è arrabbiato tanto Roberto?» Mi compare una smorfia sul volto che non riesco a trattenere.
Marco alza gli occhi al cielo.
«Gli passerà. Comunque ha detto che te la farà pagare in qualche modo» sorride.
Ridacchio al solo pensiero che Roberto abbia detto una cosa del genere, significa che almeno una persona, oltre a Elisa, ha accettato la nostra relazione. Non so per quale motivo ma questa cosa mi sembra improvvisamente importante.
«Saprò sistemarlo»
«Non no nessun dubbio che tu riesca a farlo»
Ride, Marco, e il mondo diventa improvvisamente un posto migliore. Poi mi si avvicina, mi bacia le labbra, prima delicatamente, poi con più passione. È la prima volta che lo fa con così tanto trasporto dopo l'incidente e la sua lingua sulla mia mi fa incendiare.
«Dio, quanto vorrei fare di nuovo l'amore con te» gli sussurro prima che mi renda conto di cosa mi sta uscendo dalle labbra.
«Credo che la cosa sia da escludere, almeno per un po'» mi sorride un po' imbarazzato.
Abbasso lo sguardo vergognandomi un po' della mia sfrontatezza, poi lo alzo di nuovo sul suo e ci trovo talmente tanto amore che mi fa dimenticare persino il mio nome.
«Lo so... e mi dispiace... insomma, non sono una così gran ragazza se non riesco nemmeno a darti un minimo di piacere»
Marco mi afferra le dita, le intreccia e stringe forte.
«Sei seria? Pensi davvero che questo sia tutto quello che mi importa di te? E poi... a me basta che tu provi piacere... e per questo ho qualche trucchetto da giocarmi» mi fa l'occhiolino, con quel suo sguardo malizioso che mi fa sollevare i capelli sulla nuca in una piacevolissima scossa di giubilo.
«Davvero?» Non riesco a contenere il sorriso sornione che cerca di provocarlo.
«Sono abbastanza bravo in queste cose» si pavoneggia.
«Non ci credo» lo prendo in giro col sorriso.
«Stai a vedere...» mi dice con quel sorriso conquistatore che mi trascina lo stomaco da una parte all'altra della mia pancia, seguito dal mio cuore che rimbalza furiosamente nel mio petto.
Marco mi bacia di nuovo con passione, infilando una mano sotto la maglietta che indosso. Si accorge subito che non ho un reggiseno e per lui diventa il paradiso, quando inizia a sfiorarmi il seno con le sue mani sapienti, indugiando sempre di più fino a mandarmi completamente in confusione. Dimentico che dobbiamo fare piano, dimentico i miei genitori dall'altra parte della parete, dimentico mia sorella Cristina che dorme dall'altra parte del corridoio... mi scappa un gemito fin troppo forte che costringe Marco ad appoggiarmi la mano sulla bocca.
«Shhhhh» mi sussurra ridacchiando.
Avvampo dalla vergogna, mi sono lasciata trasportare troppo ma è impossibile resistere al tocco magico di Marco. Rimaniamo per un tempo interminabile in silenzio con le orecchie tese per capire se abbiamo fatto troppo rumore e abbiamo svegliato qualcuno ma, dopo quella che ci sembra un'eternità, ci rendiamo conto di aver scampato il pericolo. Marco torna ad appoggiare le labbra sulle mie e il mio mondo scompare un'altra volta senza che me ne preoccupi.
STAI LEGGENDO
[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
ChickLitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...