Buongiorno! Oggi avete rischiato davvero grosso che non riuscissi a postare perché il file di office ha fatto i capricci e si è richiuso 1000 volte... fortunatamente sono riuscita a recuperarlo perché questo è uno dei capitoli che più mi piace di tutta la storia...
Buona domenica e bona lettura!
Domenica, 15 giugno 1997 (Anna, 18 anni)
Non aspetto nemmeno che mio padre spenga la moto in cortile che sono già di corsa su per le scale e dritta in camera mia, con gli occhi velati di lacrime e il cuore pesante come un macigno. Sbatto la porta con violenza e subito me ne pento: è il modo migliore per far agitare mia mamma e farla entrare in camera per "parlare".
Io non voglio parlare, non voglio raccontarle i fatti miei e soprattutto non voglio che sappia di cosa provo per Marco perché lo so già che si agiterà, che mi dirà che è troppo grande per me, che è solo una cotta e che mi passerà. Io queste cose non voglio sentirmele dire perché non sono vere, lo so che mia madre minimizzerà i miei sentimenti per il semplice fatto che mi considera una ragazzina, ma io non lo sono. Io provo sentimenti potenti, devastanti, sinceri e non mi interessa se io e Marco abbiamo età diverse, questo non ridimensiona in nessun modo quello che provo per lui. E non ridimensiona neppure il fatto che sia disperatamente arrabbiata con lui in questo momento. Talmente furiosa che non riesco a fermare le lacrime che mi scendono sulle guance e i singhiozzi che mi scuotono fin dentro lo stomaco.
Neanche un quarto d'ora più tardi mia mamma è seduta accanto a me sul letto, non ho nemmeno alzato la faccia dal cuscino quando è entrata ed ora mi sta appoggiando una mano sulla schiena, muovendola leggermente come faceva quando ero piccolina e stavo male.
«Vuoi un bicchiere d'acqua?» Mi sussurra quasi titubante.
Per mia madre qualsiasi cosa si risolve con un bicchiere d'acqua. Sei arrabbiata? Siediti e bevi un bicchiere d'acqua. Stai piangendo? Siediti e bevi un bicchiere d'acqua. Sei nervosa? Siediti e bevi un bicchiere d'acqua. Me lo chiede ogni volta, nonostante non abbia mai accettato quel maledettissimo bicchiere d'acqua. Però per lei è la soluzione, a lei basta spezzare l'oppressione di quello che le sta capitando con un gesto banalissimo e semplice come può essere bere da un bicchiere. Qualcosa per cui non serve ragionare per farlo ma che ti impegna giusto il tempo per riprendere fiato e mettere nella giusta prospettiva i pensieri, è il suo modo per prendere la situazione in mano e affrontarla.
«No, voglio restare da sola» La mia voce risulta un po' insolente e me ne pento subito perché non è che lei abbia nessuna colpa se sto così.
«Anna, vedrai che passerà. La cotta che hai per Marco passerà e non te lo ricorderai più. Tra qualche mese andrai all'università, incontrerai gente nuova, ti innamorerai altre dieci volte e Marco sarà solo la prima cotta che hai avuto da ragazzina»
Mi irrigidisco, sapevo che mia mamma sospettava qualcosa, ma non pensavo che avesse capito così bene la situazione e mi infastidisce il fatto che riduca tutto a una semplice "prima cotta". Non ho più dodici anni, ne ho diciotto e so benissimo cosa significa essere innamorati.
«E tu cosa ne sai?» Le domando arrabbiata mettendomi a sedere.
Lei mi guarda e mi sorride così teneramente che mi sento in colpa per essere stata scontrosa con lei. Maledetta anche la mia coscienza.
«Anna, sono anni che vedi quel ragazzo come un Dio, l'hai messo su un piedistallo e lo difendi a spada tratta in tutto quello che fa. Ti arrabbi se qualcuno ha qualcosa da obiettare sul suo comportamento e sei gelosa di qualsiasi ragazza gli stia attorno. Non serve un genio per capire che tu ti sia presa una cotta»
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
ChickLitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...