Buongiorno! come state? Scusate se non rispondo ai vostri messaggi ma, a quanto pare, Wattpad mi odia e non mi permette di farlo. Spero si sistemi presto il problema... giuro che li ho letti tutti! <3
Buona lettura!
Lunedì, 23 giugno 1997 (Anna, 18 anni)
Se qualcuno mi dovesse chiedere quale sia stata la peggior giornata della mia vita, sicuramente direi quella che sto vivendo in questo momento. Sono entrata stamattina dalla porta della classe con il vocabolario di italiano sotto un braccio e l'astuccio sotto l'altro. Ho sorriso a tutti, ho risposto alle domande a raffica che Elisa mi fa quando è nervosa, ho tenuto la bocca chiusa quando il mio stomaco voleva ripresentarmi la colazione appena fatta e mi sono seduta. I minuti che sono passati da quando sono entrata a quando i professori hanno fatto calare il silenzio sono stati interminabili e paralizzanti.
È il giorno della prima prova d'esame, quella di italiano, e penso che il Ministero ce l'abbia messa proprio tutta per provare a bocciarmi. Rapporti tra cultura e politica conflittuali, confronto tra Leopardi e Montale, confronto tra la prima e la seconda rivoluzione industriale e, per ultimo, senso e implicazioni di un enunciato newtoniano... in pratica un bagno di sangue. Nessuna delle tracce l'avevamo minimamente azzeccata in classe durante gli ultimi giorni e, guardandomi attorno e vedendo le facce disperate dei miei compagni, deduco di non essere l'unica ad aver sorvolato sul ripasso di tre quarti degli argomenti richiesti.
Sono ore che sudo sulle ragioni che rendono cultura e politica conflittuali e mi rendo conto che la maggior parte delle cose che ho scritto potrebbe essere una marea di cavolate senza senso, condite da aggettivi pomposi e termini ricercati. In pratica mi sto concentrando perché almeno la punteggiatura e la grammatica siano per lo meno decenti.
Quando suona la campanella che annuncia la fine dell'esame, mi ritrovo a tirare un sospiro di sollievo, nonostante sia sicura non sia stato il mio tema più brillante di tutti gli anni che ho passato dentro a questo liceo. Saluto di corsa Elisa che sale in macchina con sua madre e mi avvio verso la bicicletta che ho lasciato parcheggiata di fronte alla scuola questa mattina. Apro il lucchetto, lo lego sotto la sella e ci salgo, imprecando perché qualcuno ha girato sottosopra la manopola di destra che è già rotta. Provando a rimetterla a posto noto un bigliettino che esce proprio dal buco lasciato dal pezzo di plastica mancante.
"Allora? L'esame? Non tenermi sulle spine. Marco"
Mi ritrovo a sorridere come una cretina, da sola, in mezzo al parcheggio mentre i miei compagni di classe con i motorini se ne vanno di corsa per studiare per il compito di matematica di domani. Alessandro mi passa accanto e mi saluta con la mano, è quello che mi serve per riprendermi dal mio momento di felicità surreale e avventarmi sui pedali della bicicletta come un Girardengo nel pieno della sua carriera.
Arrivo a casa quasi senza fiato, apro la porta e saluto a malapena Cristina che sta giocando con le costruzioni in soggiorno assieme ai miei cugini. Afferro la cornetta del telefono pronta a fare il numero di casa di Marco che so a memoria, anche se non l'ho mai usato, poi mi ricordo che lui ritorna alle sei dal lavoro. La realizzazione è come una doccia fredda. Riaggancio il telefono, mi alzo dalla cassapanca e vado in cucina a prendere qualcosa da mangiare dal frigo. Mia mamma mi ha lasciato dell'arrosto da scaldare e un po' di formaggio. Mi siedo sul divano con la confezione di plastica sulle gambe e mangio la carne fredda, senza nemmeno metterla sul piatto, pescandola con le mani e spiluccando mentre faccio zapping davanti alla tv.
Dovrei studiare per l'esame di matematica di domani ma non ne ho particolarmente voglia, non posso magicamente imparare a fare gli esercizi, quindi tanto vale che mi riposi dopo una mattinata a dir poco terrificante. La realizzazione che dovrò aspettare altre quattro ore prima di sentire Marco mi ha messo di malumore e la cosa mi indispone a tal punto che resto a vegetare senza fare nulla finché mia madre non torna dal lavoro.
«Sei rimasta seduta lì tutto il pomeriggio a fare niente invece di studiare per il compito di domani?» Mi domanda quasi scandalizzata dal fatto che in queste quattro ore avrei potuto diventare un genio della matematica.
«No, ho appena acceso» le mento sperando che non mi guardi negli occhi.
Quando mia madre mi guarda negli occhi non riesco a nasconderle nulla, nemmeno di quando mi sono fatta la pipì nei pantaloni quando avevo sei anni e ho aspettato che si asciugassero per non farle vedere che non ero riuscita a tenermela, così ho imparato a tenere lo sguardo distante dal suo quando devo mentirle.
«Questa sera dopo cena posso andare da Elisa a guardare un film? Abbiamo bisogno di scaricare un po' la tensione prima di andare a dormire»
Dal momento che che non posso chiamare Marco con mia mamma che origlia, ho deciso di passare da lui a raccontargli come è andata, visto che è stato così gentile da prendersi la briga di passare davanti a scuola stamattina. Al solo pensiero le guance mi vanno a fuoco e il cuore mi esplode nel petto come se avessi acceso i botti di capodanno.
«Basta che non facciate tardi. Domani non puoi presentarti addormentata» alla fine cede, anche perché lo sa che l'avrei tormentata finché non mi avesse dato il permesso.
«Certo» fatico a trattenere un sorriso che mi va da un orecchio all'altro e che tradirebbe troppa felicità per una semplice serata tra amiche.
*
Arrivo al cancello sempre spalancato e trovo Marco lì, con il cofano della macchina sollevato e lui che finge di aggiustarla. Questa volta non ha nemmeno le mani sporche e non ha nemmeno fatto finta di infilarle dentro al motore. Il sorriso che sfodera quando mi sente arrivare e guarda nella mia direzione mi fa quasi mancare il respiro. Come è possibile che un ragazzo così bello e perfetto mi voglia tra i piedi? È una domanda che ogni tanto mi martella la testa ma di cui non voglio sapere la risposta.
«Allora? L'esame?» Mi domanda chiudendo il cofano della macchina.
Mi avvicino a lui mentre mi fa cenno di seguirlo di sopra e il mio cuore mi schizza nel petto.
«Spero di essere stata abbastanza convincente con le cavolate che ho scritto» faccio una mezza smorfia colpevole.
Marco scoppia a ridere di gusto, buttando indietro la testa e capovolgendo tutto il mio mondo.
«Beh, l'importante è essere convincenti» Mi sorride mentre mi apre la porta e mi fa entrare.
Ci sono stata solo una volta in questo appartamento eppure quando varco la soglia mi sembra di essere ritornata a casa. Tutto, qui dentro, sa di Marco e io mi ci sento come se la mia vita avesse finalmente un senso.
«Cosa vuoi fare stasera?» Mi domanda porgendomi una Coca Cola che ha appena preso dal frigo.
Alzo le spalle e mi avvicino alla pila di videocassette che tiene vicino al videoregistratore.
«Ti va un film?» Gli domando tirando fuori Top Gun.
Marco mi sorride, afferra la videocassetta, la fa partire e poi, come l'altra sera, ci sediamo uno accanto all'altra sul divano. Mi tolgo i sandali, mi rannicchio contro il suo torace e lascio che mi avvolga in un suo abbraccio.
Del film non noto niente, l'unica cosa che percepisco è il suo respiro rilassato e il cuore che gli batte forte nel petto. Come l'ultima volta che sono stata qui non succede niente, se non il fatto di rimanere rannicchiati l'uno addosso all'altra, ma è il niente più bello che esista. Se tutti i niente fossero come questo, vorrei che la mia vita fosse fatta solo di un susseguirsi di niente altrettanto belli, caldi e rassicuranti come quello che sto vivendo in questo momento.
Se qualcuno mi dovesse chiedere quale sia stata la miglior giornata della mia vita, sicuramente direi quella che sto vivendo in questo momento.
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
ChickLitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...