Buongiorno a tutti! Ammetto di avere un po' paura degli insulti che mi arriveranno dopo aver etto questo capitolo... :D
Buona lettura!
Venerdì, 13 giugno 1997 (Anna, 18 anni)
La serata al solito maledettissimo bowling l'avrei volentieri evitata. Dopo l'interrogazione di questa mattina vorrei solo andare a letto dormire finché non escono i risultati e vedo se sono ammessa o meno a questi schifosissimi esami. Le altre, però, vogliono a tutti costi festeggiare la fine della scuola, almeno finché non dovremo metterci a studiare ancora, ed Elisa mi ha pregata di farle compagnia. Così eccomi qui, al solito posto, come ogni sabato sera, a farmi tirare a destra e a sinistra da una Marta e una Michela già alticce da oggi pomeriggio.
«Questa sera ci ubriachiamo» esordisce Valentina con un entusiasmo che sembra quasi posseduta.
È la prima volta, in cinque anni che la conosco, che propone qualcosa senza semplicemente annuire alle proposte delle altre due. Deve essere l'effetto della fine del liceo che le sta facendo prendere coscienza del fatto che ha un cervello funzionante e dovrebbe usarlo per conto proprio.
«Come se non lo faceste già tutti i sabati sera» sussurra tra i denti Elisa che ne ha già piene le scatole di essere qui.
La prendo per mano e ridacchio al suo commento, a volte dimentico quanto siamo simili noi due. Vago con lo sguardo in cerca dell'unica persona che questa sera potrebbe tirarmi su di morale e lo trovo poco distante, al bancone della pizzeria che chiacchiera con Gianluca e gli altri. Roberto deve essere di turno anche questa sera, perché Marco esce con loro solo quando l'amico lavora. Un sorriso mi compare spontaneo mentre ripercorro da lontano i suoi lineamenti perfetti.
«Marco! Ti abbiamo raccontato di quella volta che ci ha abbordate?» Mi domanda Michela quando vede in quale punto è rivolto il mio sguardo.
Come se fossi potuta sfuggire a questa tortura. Me l'anno raccontato almeno una decina di volte, ogni volta aggiungendo nuovi dettagli e arricchendo con talmente tanti particolari che la decima volta era una storia completamente diversa dalla prima. Secondo loro Marco si è avvicinato per difenderle da alcuni ragazzi che le stavano importunando e aveva addirittura offerto loro di portarle a casa perché ci teneva alla loro sicurezza. Non ho mai detto loro che Marco si farebbe sparare alle gambe piuttosto di fare una cosa del genere per loro due ma mi sono morsa la lingua per non offenderle pesantemente.
«Avete rotto con questa storia per una settimana intera, ormai ci esce dalle orecchie» Elisa, invece, non si è mai tirata indietro in fatto di far loro notare che sono pesanti.
Marta si gira verso di noi e ci studia con l'aria di una che non ha nessuna intenzione di lasciar cadere l'argomento. Vorrei prendere Elisa e trascinarla fuori di qui perché ho l'impressione che siano dell'umore giusto per farci sentire inferiori a loro... e questa non è esattamente la serata per tirarmi giù di morale. La mia autostima è già ai minimi storici oggi e non sono in grado di gestire i drammi che potrebbero conseguirne.
«Perché non ci credi? Se vuoi andiamo lì e glielo chiediamo» ci sfida.
«Perché invece non facciamo qualcosa di divertente invece di rimanere qui impalate in mezzo al corridoio?» Propongo per sviare il discorso.
«Hai pura che non ti riconosca?» Michela sembra più determinata di Marta a farmi sentire una nullità e devo dire he ci sta riuscendo.
«Pensi davvero che abbiamo paura?» Il tono determinato di Elisa mi fa girare verso di lei.
Sembra una furia e capisco subito che non mi farà da spalla questa sera. Sembra che si sia stancata delle frecciatine delle due e che abbia deciso, proprio stasera, di stare al loro gioco.
«Elisa, lascia perdere, non ne vale la pena» le sussurro nella speranza che si calmi e non ci faccia fare figuracce con Marco.
«Perché? Lo sai anche tu che Marco lo conosci meglio di tutte noi messe assieme, perché non fai vedere che è vero? Non puoi, per una volta, difenderti invece di accettare tutta la merda che ti tirano addosso queste due?»
La voce di Elisa è talmente ferma e decisa che quasi mi toglie il fiato, non mi ha mai parlato in questo modo, non mi ha mai sfidata in questa maniera e soprattutto non di fronte alle altre. Giro lo sguardo verso le tre che stanno assistendo alla scena e le ritrovo a sorridere divertite.
«Perché dovrei dimostrare loro qualcosa?» Farei di tutto, adesso, pur di non umiliarmi e di andare a salutare Marco come una povera ragazzina alla prima cotta, compreso litigare con la mia migliore amica.
Per tutta risposta Elisa mi afferra per un braccio e mi trascina verso il bancone dove si trova Marco. Cerco di divincolarmi ma la sua presa è a dir poco ferrea e quando riesco a liberarmi è ormai troppo tardi perché mi ritrovo faccia a faccia con il volto cupo di Marco. Sembra quasi che sia, allo stesso tempo, sorpreso e arrabbiato di vederci lì; i suoi occhi sono fissi sui miei e mi stanno respingendo in un modo tale da far male. Non l'ho mia visto Marco così, pronto ad azzannarmi al collo alla prima occasione.
Mi guardo attorno, i suoi amici sembrano sorpresi dalla nostra interruzione, Mattia mi sta guardando particolarmente incuriosito, mentre le mie amiche sembrano in trepidante attesa che faccia qualcosa. Soprattutto Marta e Michela sembrano pronte a ballare sul mio cadavere.
«Ciao» sussurro riportando gli occhi su quelli di Marco.
Per un attimo vedo la tempesta attraversargli gli occhi, un misto di sentimenti si susseguono, dalla rabbia, alla frustrazione, per passare poi al dubbio, la sofferenza e infine il rimorso. Bastano pochi secondi per capire che quello non è il mio Marco, quello che conosco, quello dolce, sensibile, quello con l'armatura abbassata. Il Marco che ho di fronte è barricato dietro ad un muro invalicabile, freddo, duro, quasi cattivo. Mi sento il cuore stringersi nel petto e, quando finalmente pronuncia le sue parole, un pugno affondarmi in pieno stomaco, nonostante tutti attorno a me siano fermi immobili.
«Ti conosco? Non hai altro da fare che venire qui a rompere le palle a me? Che ne so, giocare con le bambole?» Mi dice con una freddezza che non credevo potesse appartenergli.
Non riesco nemmeno a pronunciare una parola, se mi avesse preso a schiaffi avrebbe fatto meno male. Sento l'aria faticare ad entrare nei polmoni, le lacrime premere per uscire, l'umiliazione farsi strada dentro il mio stomaco, invadere il mio petto, salire in gola e strozzare ogni possibile risposta che potrei dargli. Percepisco la mano di Elisa prendermi delicatamente le dita, gli amici di Marco scusarsi con me per la sua rudezza, Michela, Marta e Valentina ridacchiare per averla avuta vinta.
I miei occhi e i miei sentimenti, però, sono rivolti solo a Marco, al modo in cui mi ha tradita, al modo in cui ha spazzato via sei anni di lento avvicinamento, di momenti speciali che solo noi due potevamo condividere, di lacrime e di sorrisi, di secondi preziosi rubati e sentimenti sussurrati... lo guardo e cerco di capire, per un momento mi sembra di vederci la sofferenza nel suo sguardo ma poi le lacrime mi offuscano la vista e, quando corro fuori dalla porta d'ingresso, tutto diventa confuso, le lacrime si mescolano ai singhiozzi e io lascio che l'umiliazione mi investa come un'onda che mi sommerge e non mi lascia respiro.
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
ChickLitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...