Capitolo 40 (ANNA)

815 43 14
                                    

Buongiorno! Come state? Confesso che, dopo il capitolo di ieri mi sarei aspettata di avere più commenti, invece sembra che il bacio tanto atteso vi abbia sconvolto di più. Confesso anche di avere paura dei vostri commenti dopo questo capitolo... :P

Buona lettura!


Domenica, 20 luglio 1997 (Anna, 18 anni)

«Smettila, o mio papà ci scopre» sussurro, spingendo Marco lontano da me, anche se in cuor mio vorrei attirarlo a me e baciarlo fino a fargli mancare il respiro.

Marco ride divertito.

«Anna, siamo chiusi in un bagno da soli, tuo padre non potrebbe trovarci neppure se si mettesse a cercarci... non l'ha mai fatto in tutti questi anni, vuoi che ci scopra proprio adesso?»

Il suo ragionamento fila, mio padre non si è mai preoccupato più di tanto di cosa faccio nelle pause quando sono in giro in moto, tanto lo sa che sono sempre con le solite persone, non è che mi sia mai sognata di scappare con qualcuno che non conosco. La mia coscienza sporca, però, mi fa saltare ad ogni minimo rumore. Mi sembra che tutti ci guardino, che abbiano capito che diavolo sta succedendo tra noi due, che abbiamo fatto l'amore tutto venerdì e anche tutto sabato.

«Ok, però adesso usciamo perché, se non prendo il gelato, mio padre davvero si insospettisce» lo guardo seria, su questa cosa non intendo scherzare.

Marco scoppia a ridere, quella risata meravigliosa, di petto, che gli esce spontanea quando è felice e che gli fa buttare indietro la testa.

«Su questo hai ragione. Non ti ho mai vista rinunciare ad un gelato... dopo vuoi che ti accompagni a casa io? Sono solo pochi chilometri... però mi piacerebbe averti, per una volta, in sella alla mia moto»

Mi propone questa cosa in maniera così tenera e quasi imbarazzata che non riesco a dirgli di no, anche se la mia testa mi sta gridando di non correre troppo, non sono così sicura che mio papà la prenderebbe poi così bene.

«Ci provo, ma non garantisco niente. Dopo anni che vado in giro solo con mio padre, dubito che mi permetterà di salire in moto con qualcun altro, soprattutto se quel qualcuno sei tu, con una moto da corsa e il sorriso da pirata»

Marco scoppia a ridere di nuovo.

«Sorriso da pirata?» Mi domanda incredulo.

«Mio papà lo chiama così, dice che è quello che i pirati indossano prima di portarsi via le donne dei portuali» affermo ridacchiando.

«Comunque, quando sono venuto via con voi, mi sono sempre comportato bene. Non ho mai sgarrato, non ho mai fatto il cretino, sono sempre rimasto al vostro passo anche se mi prudevano le mani...» cerca di convincermi, non sapendo che mi aveva già convinta al "dopo vuoi che ti accompagni a casa io".

«Lo so, sei sempre così noioso quando vieni via con noi» lo prendo in giro.

«Mi stai sfidando?» Incrocia le braccia al petto e alza un sopracciglio quasi offeso.

«Hai una moto che corre più delle nostre messe assieme, mi farai provare, per una volta, il brivido della velocità»

«Scordatelo»

Questo lo vedremo.

Come avevo previsto mio padre è ben più difficile da convincere di quello che Marco pensava.

«Non ti lascio andare in giro in moto con lui» il suo sguardo è severo e serio.

Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo e farlo arrabbiare seriamente.

[COMPLETA]Come in quella vecchia PolaroidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora