Capitolo 63 (ANNA)

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Mercoledì, 25 settembre 1997 (Anna, 18 anni)

«Ti sei spinta qua da sola?» Marco mi domanda sgranando gli occhi e venendomi incontro giù dalle scale del suo appartamento.

Alzo le spalle.

«Elisa è a Padova per l'università, mio padre sicuramente non mi accompagna... non è che abbia molte soluzioni» ammetto mestamente.

«Giacomo è ancora arrabbiato con me» constata con un filo di voce.

Mi dispiace vederlo così, lo so che ci tiene a quello che mio padre pensa di lui, perché è sempre stato quello che l'ha difeso in qualsiasi situazione, e mi dispiace da morire vederlo così, in pena per come anche lui gli abbia voltato le spalle.

«Gli passerà. Il problema non è mai stato l'incidente... o Valeria, il problema è che tu gli stai portando via la sua bambina e lui non riesce a farsene una ragione» ammetto con una smorfia colpevole, come se dovessi farmi carico delle sue colpe.

«Gliela sto portando via davvero?»

La sua domanda è sincera, senza recriminazioni o altre insinuazioni sottintese. Vuole sapere a che punto siamo, probabilmente perché dopo che se n'è andato via con Valeria sabato non abbiamo più parlato. Un po' perché ho passato le giornate a litigare con mio padre e a dirgli che io a Marco non voglio rinunciarci, un po' perché mi vergogno per non avergli dato fiducia fin da subito, il fatto è che non so neanch'io a che punto stiamo noi due.

«Senti, Marco... volevo chiederti scusa» le parole mi escono a fatica. «Dovevo crederti fin da subito e mi rendo conto di non avere diritto di chiederti certe cose... è la tua vita, sono tue decisioni che non mi riguardano e non posso arrabbiarmi con te per questo. Ho avuto paura... ho pensato che se fosse capitata a noi una cosa del genere tu, forse, mi avresti abbandonata e... lo so che non avrei dovuto neanche pensarla una cosa del genere... ma ho avuto paura» farfuglio in maniera confusa.

Marco mi si avvicina e mi appoggia le mani sulle gambe.

«Anna, fermati» mi sorride.

Lo guardo imbarazzata per pochi secondi, poi abbasso lo sguardo sulle sue mani.

«Posso capire, ok? Mi rendo conto che non sia facile fidarsi con tutto quello che si dice in giro di me... posso capirti» sembra quasi volersi scusare.

Alzo di nuovo lo sguardo sui suoi occhi e li trovo carichi di quell'amore che mi riserva sempre. Il mio cuore fa una piccola capriola e mi rendo conto che non tutto è perduto.

«Mi perdoni?»

Marco ride, quella splendida e contagiosa risata che gli arriva dal petto e ti fa mancare il respiro.

«Per cosa dovrei perdonarti? Facciamo una cosa, ricominciamo da principio, ok? Adesso tu vieni su da me, facciamo finta che l'incidente non ci sia stato e ricominciamo... questa volta, però, senza nasconderci, senza mentire ai tuoi, senza sotterfugi e bugie varie. Se devo fare a pugni con Giacomo per vederti, lo faccio» mi propone.

Sento il sorriso comparirmi sulle labbra. Annuisco e mi lascio sollevare tra le sue braccia mentre mi porta di sopra. Nel mio stomaco le farfalle ricominciano a svolazzare rendendomi la testa leggera.

«Non credo, però, che potremo fare finta che l'incidente non ci sia stato» faccio una smorfia indicandogli le mie gambe malconce.

Marco mi guarda e sorride mentre mi appoggia sul divano.

«No, è vero, ma possiamo ricominciare da dove abbiamo lasciato. Io non mi stancherò mai di baciarti» mi posa le sue labbra sulle mie e mi fa girare la testa.

«Ecco, quella è l'unica cosa che possiamo fare... almeno per un po'»

Non so perché tiro fuori questa storia, forse perché lui è grande e mi aspetto che il sesso sia importante, o forse perché ho semplicemente paura di perderlo, fatto sta che praticamente non riesco a filtrare ciò che mi esce dalla bocca, certe volte.

«Anna... non mi importa che non possiamo spingerci oltre per il momento... tu non l'hai ancora capito, vero? Io ho intenzione di starti attorno ancora per un bel po'» sembra quasi imbarazzato per la sua confessione.

Il mio stomaco si contorce in una morsa piacevole che mi fa quasi squittire di gioia. Non ho idea di come riesca a trattenere un versetto poco maturo ma mi riesce e un sorriso mi si allarga sul volto senza che riesca a fermarlo.

«Davvero? Anche quando andrò all'università l'anno prossimo?»

«Soprattutto quando andrai all'università. Hai idea di quanti studenti arrapati girino per le strade di Padova?»

Scoppio a ridere di gusto, il Marco geloso non avevo ancora avuto modo di vederlo... e devo dire che mi piace un sacco.

«Ok, cosa farai? Mi seguirai anche lì?»

«Perché no?»

La sua domanda è talmente sincera che per un attimo credo davvero che abbia voglia di trasferirsi a Padova con me, poi mi viene in mente che lui qui ha un lavoro, un appartamento, delle responsabilità e non posso fare a meno di sentire un po' di delusione farsi largo nel mio petto.

«Magari» mi esce in un sussurro.

Marco sembra non accorgersi di questo mio desiderio perché cambia discorso con disinvoltura lasciandomi un po' stordita.

«Quindi? Che film vuoi vedere?»

Mi sorprende con la sua domanda, quando ha parlato di ricominciare intendeva proprio dalle serate qui sul divano, delle farfalle nel mio stomaco e i miei tentativi goffi di avvicinarmi a lui.

«Questa volta scegli tu» sussurro.

Marco sorride come se avesse vinto la lotteria e immediatamente mi viene il sospetto che aspettasse proprio che gli chiedessi una cosa del genere. Si avvicina baldanzoso al videoregistratore, afferra una videocassetta che era lì sopra e torna a sedersi sul divano. Appena la fa partire riconosco subito le prime note del film. Mi giro verso di lui con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.

«Dirty Dancing?» Domando stupefatta.

Marco sorride, mi passa un braccio dietro le spalle, mi bacia sulla punta del naso e poi si gira soddisfatto.

«L'ho beccato l'altra sera in tv, ho pensato che ti facesse piacere vederlo, così l'ho registrato»

«Sapevi che sarei tornata da te?» La mia è più una speranza che una domanda.

«Lo speravo» ammette con un sussurro.

E tutto il mio mondo è capovolto di nuovo.

[COMPLETA]Come in quella vecchia PolaroidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora