Sabato, 11 ottobre 1997 (Anna, 18 anni)
«Esci con Marco anche stasera?»
Mi giro di scatto sentendo la voce di mio padre alle mie spalle mentre mi trucco. Non mi ha mai chiesto con chi esco anche se sa perfettamente che vado fuori con lui, visto che mi passa prendere ogni sera. Mi giro verso di lui confusa. Dopo che Valeria è venuta a parlarci non ha più menzionato Marco, che fosse per imprecare contro di lui o per lodarlo, semplicemente non ne ha più parlato. Per questo motivo mi sembra strano che stasera se ne esca con una domanda del genere.
«Sì, passa a prendermi tra qualche minuto... è un problema?» Azzardo.
Non so mai come comportarmi con mio padre. Non mi ha mai impedito di uscire con chiunque decidessi di farlo ma, in questo frangente mi sembra che non abbia idea di come dirmi che, forse, ha sbagliato a giudicarlo.
«Non fare tardi» aggiunge con un fare a metà tra il burbero e il paterno.
«Senti papà» lo fermo prima che se ne vada di nuovo. «Lo so che a te non va giù che esca con Marco, ma mi piace... mi piace davvero tanto... e vorrei che piacesse un po' anche a te» la mia voce trema, non so come dire a mio padre che per me è importante la sua approvazione.
Lui alza le spalle e alza le sopracciglia come di solito fa quando non sa come dire le cose.
«È che è tanto più grande di te...» farfuglia poi.
Lo capisco subito che la sua è solo una giustificazione che ha tirato fuori al momento perché in realtà, di motivi di detestare Marco, non ne ha poi molti.
«Papà, tu e la mamma avete dodici anni di differenza, io e Marco otto...» lo prendo un po' in giro. Mia madre quando si è messa con mio padre aveva solo diciassette anni.
Mio padre si gira, brontola qualcosa di indistinto e alla fine capisco che questo è il suo modo di chiudere l'argomento Marco. Non gli andrà a genio il fatto che esca con lui ma lo sa che è un bravo ragazzo e che, in fin dei conti, non potrà mai impedirmi di frequentarlo. Questo è il suo modo di dirmi "vai pure fuori con lui ma alla prima cazzata vi uccido entrambi".
Quando Marco suona al campanello è mio padre ad andare ad aprire ed io gli sono subito dietro. I due si salutano cordialmente e prima che usciamo del tutto mio padre si gira e si rivolge a Marco di nuovo.
«Riportala ad un orario decente, ultimamente ti stai allargando un po' troppo con gli orari» la sua voce è burbera e il suo sguardo basso, come se non volesse, in realtà, rimproverarlo ma ne fosse costretto.
Scoppio a ridere di fronte alla faccia imbarazzata di Marco. È la prima volta che gli parla direttamente da quando abbiamo iniziato ad uscire assieme e so che questo è il suo modo di rompere il ghiaccio... Marco, però, non lo sa.
«Certo!» È l'unica cosa che riesce a rispondere prima che mi richiuda la porta alle spalle.
Mi fa salire in macchina in perfetto silenzio e quando sale anche lui dall'altra parte si gira verso di me con gli occhi sgranati.
«Restiamo seduti qui mezz'ora, poi ti riporto di sopra» annuncia sconcertato.
Scoppio a ridere e gli poso una mano sulla faccia spaventata.
«Tranquillo, era il suo modo per dirti che va bene che usciamo assieme ma che se fai una cazzata ti spezza le gambe» lo bacio delicatamente sulle labbra.
Marco corruga la fronte perplesso.
«E tu hai capito tutte quelle cose da un rimprovero? Sei sicura?» Alza un sopracciglio dubbioso.
«So come è fatto mio padre... e poi abbiamo avuto una specie di conversazione prima che tu arrivassi» lo bacio ancora sulle labbra.
Marco sembra improvvisamente sollevato e una luce che non gli ho mai visto negli occhi mi fa restare sorpresa.
«Cosa c'è?» Gli domando quando vedo che non parla ma nemmeno accende la macchina.
«Devo confessarti una cosa» sbotta tutto d'un fiato e le mie gambe tremano.
Non so se essere felice o spaventata, le confessioni non mi sono mai piaciute ma il suo volto è sereno, quasi eccitato.
«Vuoi tenermi sulle spine tutta la sera?» Lo incalzo quando non parla.
«Qualche settimana fa mi sono licenziato»
Per un attimo resto stordita di fronte alle sue parole. Resto con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
«E cosa farai adesso?» Sono incredula, sapevo che non gli piaceva lavorare con suo padre ma non avevo idea che detestasse così tanto il suo lavoro.
Marco alza le spalle e abbassa lo sguardo come se si vergognasse.
«Ho pensato che, forse... potrei iscrivermi l'anno prossimo a ingegneria informatica. Mi sono già informato in segreteria e mi dicono che non c'è nessun problema»
Il fiato mi si mozza in gola da quanto sono emozionata.
«È una notizia bellissima! Tu non hai idea di quanto sia contenta per te»
Marco ridacchia.
«La tua faccia mi dà una vaga idea di quanto tu lo sia»
Alzo gli occhi al cielo.
«Così potrai controllare gli studenti arrapati» affermo entusiasta.
«Sì, soprattutto quando saremo in appartamento assieme» dice quasi in un sussurro.
Lì per lì non riesco a processare subito le parole, poi mi rendo conto che mi sta chiedendo velatamente di andare a vivere assieme e il cuore mi salta in gola dall'emozione. Non pensavo si potesse provare una felicità del genere. Gli salto al collo, lo abbraccio e lo bacio come se per noi il domani non esistesse. Mi prendo tutto da questo bacio.
«È un sì? Sai ho pensato che comunque dovremo prenderci un appartamento... quindi tanto vale dividere le spese... però possiamo avere due camere separate, se vuoi» farfuglia imbarazzato.
Gli appoggio l'indice sulle labbra e lui si zittisce subito.
«Sono felicissima di andare a vivere con te» sussurro prima di baciarlo ancora.
Marco si gira, il petto gonfio come se avesse vinto la gara della sua vita, poi gira la chiave e mette in moto.
«Hai sentito? Hai sentito?» Quasi grido dalla sorpresa.
Marco si gira completamente stordito.
«Ho sentito anch'io il rumore alla macchina» affermo convinta.
Marco alza gli occhi al cielo.
«Sono mesi che vi dico che c'è un rumore e voi, prima mi avete dato del pazzo, poi mi avete preso in giro. Lo so anch'io che c'è, sono mesi che ve lo ripeto!»
Scoppio a ridere e avvicino l'orecchio al cruscotto, poi prendo la borsa, afferro la piccola torcia che ho attaccata al portachiavi e la limetta lunga per le unghie. Faccio luce dentro la bocchetta del riscaldamento e subito vedo cosa sto cercando, con una pazienza e una lentezza degne di un chirurgo, faccio leva sul pezzo di metallo finché non riesco a farlo uscire e lo metto sulla mano. Una monetina da duecento lire.
«Dio ti ringrazio. Pensavo di impazzire... o di essere già pazzo» appoggia la testa sul volente e chiude gli occhi.
«Come ci è finita lì dentro?» Domando incredula.
Marco scoppia a ridere e quasi non ce la fa a parlare.
«La sera dell'incidente tenevo in mano il resto di una birra e un pacchetto di sigarette che avevo preso al pub»
Scoppio a ridere anch'io e mi rendo conto che, in tutta la normalità di quel momento, io sono completamente e profondamente innamorata di Marco.
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[COMPLETA]Come in quella vecchia Polaroid
ChickLitAnna è una ragazza all'ultimo anno del liceo; è carina, posata, dolce, studiosa ma non un topo da biblioteca. Ama uscire con le amiche, leggere libri e guardare film. Marco è un venticinquenne moderatamente ricco, scapestrato, con un unico vero amic...