capitolo 35.

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Capitolo 35.

-ciao amore!-disse una ragazza andando incontro a James.

-fammi capire..questa prostituta è qui per soddisfare i tuoi capricci?-domandai bisbigliando.

-prostituta a tua sorella!-grida quell’oca.

-beh..Dio dice che siamo tutti fratelli e sorelle quindi tu sei mia sorella in teoria questo significa che…sei una prostituta.-sorrido fiera del mio ragionamento.

James si mette a ridere e da un bacio in guancia a quella ragazza. Tra loro vedevo una certa somiglianza ma ignorai il mio pensiero. James toccò i suoi capelli biondi alzati in una cresta con la mano destra mentre con la sinistra prendeva la mia mano e mi trascinava di sopra,non protestai al suo gesto. Ero troppo stanca di protestare. Prima stanza del corridoio di destra muro sinistro,piano secondo. Era grande e cupa,mi piaceva. Entrando avevo il muro di fronte e quello dove c’era la porta bianco poi i muri laterali neri,il telaio della porta era nero e faceva da contrasto con il muro bianco proprio come la finestra dello stesso colore del telaio della porta, un grande armadio bianco a quattro anti scorrevoli semplici con le due ante interne con il vetro era nel lato destro della stanza, un letto a due piazze con le lenzuola bianche con accanto un mobiletto con i cassetti neri e tutto l’esterno bianco invece erano messi nel muro di sinistra nero,sopra il mobiletto vi era una lampada piccola grigia. Notai che il muro dove c’era la finestra non era piano o almeno non tutto,nella parte della finestra il muro di esponeva verso l’esterno creando dentro la stanza una specie di “buco” dove notai che fu messo un cassettone lungo e largo per quanto era il “buco” bianco che si mimetizzava col muro e sopra c’erano adagiati dei cuscini bianchi e neri,la finestra presentava una persiana bianca aperta per far entrare luce. Guardai James con un sorriso sulle labbra e mi congratulai per la bellezza della stanza,lui sorrise e poi fece scorre le ante dell’armadio. Dio santo quanti abiti!poi aprì il cassettone e mi fece vedere quante scarpe c’erano. Sono favolose! Ad un tratto però mi venne in mente il mio vecchio maestro che mi rapì e indietreggiai spaventata. E se vuole pure lui quello che voleva lui?e se vuole solo farmi del male?,pensai a tutto indietreggiando. Stavo cadendo ma lui mi prese per il braccio e bloccò la mia caduta. Rimasi per due mesi tutti i giorno chiusa in casa,James andava al mattino e ritornava la sera e per ammazzare la noia mi misi pure a pulire la casa ma non entrai mai,e dico mai,nella stanza di Ludovica,la ragazza bionda e formosa, perché mi spaventavo di trovare chissà cosa in quella stanza. Alla fine James mi disse che era sua cugina. Ogni giorno con James ci avvicinavamo sempre di più e questo mi spaventava. Mi mancava Harry,mi mancavano i ragazzi in generale. Quanto volevo raccontare tutto a Maria!quanto volevo abbracciare tutti loro e picchiare mia sorella per farci uscire no sangue finto,sangue vero!. In spagna si fece inverno e faceva davvero freddo. Avevo messo un maglione di lana largo e lungo di color panna,jeans chiari e convers bianche. Mi ero sempre ripromessa che avrei ascoltato James e che non sarei mai uscita dalla mia stanza dopo le undici di sera ma la mia curiosità si fece più forte della paura di James. Il giorno in cui erano passati esattamente due mesi decisi di vedere perché James non voleva che io scendevo di sotto dopo quell’orario. Ero sulle scale quando vidi tutto. Vidi James parlare con un uomo più grande. Ludovica continuava a strusciarsi contro quel l’uomo che avvolte la toccava. Ad un tratto James tirò fuori una pistola e quell’uomo sorrise. Lo sentì dire che era bellissima e poi mandò uno dei suoi a prendere il denaro. Una volta che tutto fu finito quell’uomo puntò la pistola contro James e poi premette il grilletto ma siccome era senza proiettili non successe niente,per lo spavento urlai ma mi tappai subito la bocca. James girò il volto verso di me e poi ritornò a guardare quell’uomo che mi fissava. Indietreggiai e corsi in camera mia.  L’indomani mi misi un pantalone scuro e una maglia larga sempre a maniche lunghe rossa con una faccia di renna di davanti. Stavo cucinando la pasta con gamberetti,zucchina verde pomodorino tagliato a pezzi quando James entra in stanza. Lo guardai sorridendo poi mi concentrai sul condimento e sull’acqua che bolliva.

-sei venuto giusto in tempo. Sto per calare la pasta.-lo avvisai sorridendo.

-ieri hai visto il mio secondo lavoro e..voglio che vai a Miami-annuncia.

Faccio cadere il cucchiaio a terra e lo guardo. Diceva sul serio o scherza?calai la pasta e presi un nuovo cucchiaio posando quello caduto nel lavandino in modo che dopo lo avrei pulito. In quella stanza cadde un silenzio tombale. Devo dire qualcosa..o no?,pensai continuando a mescolare la pasta. James si avvicinò a me e mi mise una mano nella spalla. Aveva gli occhi lucidi ma continuava lo stesso a sorridere quasi per farsi coraggio. Allora dice sul serio,penso. lo guardo e gli accarezzo il viso accennando un sorriso. Lui abbassa lo sguardo sulla mia mano che teneva la sua stretta . lui alzò di nuovo lo sguardo e poi parlò.

-se non ritorni..-

-lo so. Mi ucciderai e ucciderai anche gli altri-lo interrompo.

-no..morirò.-afferma in un sussurro mentre se ne va.

Dopo aver mangiato la pasta prendo il volo per Miami. Arrivo dopo ore stressanti di volo. Per tutto il volo litigai con un bambino di otto anni. Era prepotente e viziato. Mi doveva per forza prendere a calci. Sua madre mi guardava e rideva. Che ci ridi testa di prugna?,pensai. Dopo averlo richiamato più e più volte le immagini di buttarlo dall’aereo senza paracadute erano l’unica cosa che mi facevano resistere dalla voglia di ucciderlo. Quando la signorina annunciò che eravamo arrivati esultai come mai prima d’ora. Il bambino vedendomi così felice mi diede un calciò così forte che io urlai dal dolore. Lo guardai in cagnesco e poi parlai.

-senti sottospecie di errore umano continua a darmi calci e io ti butto dall’aereo senza paracadute in modo che quando tocchi il suolo muori hai capito?-lo minacciai.

-signorina ma come si permette a parlare così a mio figlio?-sbuffò sua madre.

-signora vuole unirsi pure lei con suo figlio giù dall’aereo?-domandai sorridente.

Lei si strinse suo figlio in modo da tenerlo lontano da me. Finalmente ha finito! Arrivata a casa col taxi mi vennero tutti in contro. Abbracciai tutti e poi chiesi di Harry. Avevo voglia di lui. tutti si tramutarono in viso,nessuno parlava. Me la faccio a corsa di sopra e..

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ecco il capitoloooooo come vi sembra?cosa succede secondo voi??commentate e votate!

Kate Huning.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora