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passa più di una settimana e Jesse non si è ancora fatto sentire, in compenso ho risolto tutti i miei problemi con Alex e nonostante Kiran continui a fare delle pessime battute sul mio conto, devo dire che non va poi così male.
A: stai pensando a lui? Jesse... giusto?
chiede mentre siamo sedute al tavolo, durante la pausa pranzo.
io: cosa?
A: mi hai detto che non vi vedete da un po'.
io: sì ma... insomma... è un tipo un po' strano, non è così importante...
dico cercando di sminuire la cosa.
A: è per questo che non la smetti di controllare le notifiche?
la guardo e lei mi sorride.
A: come vi siete conosciuti?
io vado in panico. e ora che cazzo le racconto?
io: eravamo...
cerco di farmi venire in mente una scusa plausibile.
io: in un parco. ci siamo scontrati.
MA CHE GRAN CAZZATA È? LO CAPIREBBE ANCHE UN SORDO CHE HO APPENA DETTO UNA MINCHIATA ASSURDA!
A: lo sai vero che a me puoi dire tutto?
io: sì certo...
dico cercando di essere il più convincente possibile.
A: posso chiederti una cosa?
io: certo.
A: ti fai di qualcosa?
io: come?
A: non so... canne, siringhe, qualsiasi cosa. ti sballi in qualche modo?
rimango senza parole e la fisso.
io: perché me lo chiedi?
chiedo basita.
A: beh, ne parla tutta la scuola, mi sorprende il fatto che tu non ne abbia idea... comunque, quello lì, Jesse, è uno spacciatore, si vede... e beh, dato che vi frequentate tutti pensano che ti fai ti qualcosa.
io: io non...
mi blocco quando capisco che questa è la mia unica possibilità di non destare sospetti.
sospiro e cerco di essere il più convincente possibile.
io: erba, fumo erba.
dico abbassando la voce. lei sospira e guarda in basso, come se fosse delusa, si aspettava un'altra risposta probabilmente.
io: ma... non è una cosa abituale. solo delle volte, non sono tossicodipendente o cose simili. è solo per divertirmi un po'.
dico cercando di rassicurarla, e sembra funzionare. lei annuisce.
A: e per quella storia che avete fatto sesso, è vero?
io: no, abbiamo solo fumato per tutta la notte, è per questo che ero stanca, come ti avevo detto, non avevo dormito bene.
lei annuisce ancora.
A: beh, dovresti presentarmelo un giorno.
dice sorridendo.
COOOOOOOSAAA? presentargli Jesse, e perché?
io: ne sei sicura? insomma, sicura sicura?
A: sì, ovvio! devo conoscere il ragazzo che ti piace!
io: cosa? NO! lui non mi piace...
cazzata. mi fa impazzire averlo intorno.
A: quindi sei tutta rossa per il caldo, giusto?
chiede divertita.
io: io... ecco... sì, fa molto caldo oggi.
lei scoppia a ridere e io fisso il mio piatto vuoto.

la giornata passa velocemente, e appena esco da scuola tiro un sospiro di sollievo, un'altra settimana è finita, finalmente domani è domenica!
passo il pomeriggio a casa, a portarmi avanti con lo studio, così la settimana prossima, se Jesse deciderà di farsi vivo, la passerò con lui.
verso le sei passate suona il campanello, chiudo il libro di matematica e vado alla porta, apro e mi trovo davanti Jesse, non gli lascio neanche il tempo di dire "ciao" che lo abbraccio, lui ricambia un po' impacciato.
io: sei impazzito!? cominciavo a preoccuparmi! credevo che ti fosse successo qualcosa!
dico appoggiando le mani sul suo viso e guardandolo negli occhi, il livido sull'occhio è sparito completamente, lui sorride.
J: allora ti sono mancato.
afferma ammiccante, io alzo gli occhi al cielo.
J: carini i fiorellini.
dice indicando la mia canottiera, ho addosso dei pantaloni grigi della tuta e questa canotta che mi risalta un po' troppo il seno, è evidente che non aspettavo visite.
lo fulmino con uno sguardo di rimprovero e lui entra in casa.
J: cosa stavi facendo?
chiede sedendosi sul divano mentre io prendo un felpa e me la metto.
io: i compiti.
J: perché non vieni a casa mia? ci divertiamo un po', come l'altra sera. ho della roba così buona che non ti immagini neanche, e poi ho rimesso un po' a posto il soggiorno, ora è più vivibile.
io: scusa ma quando sei tornato?
J: ehm... sabato scorso.
io: e perché non me l'hai detto? avremmo potuto uscire.
J: sì ma... avevo un po' di cose fare... ho trovato un po' di tempo libero solo oggi. insomma, anche domani sarò impegnato e quindi, eccomi qui.
gli sorrido.
io: certo. mi cambio e arrivo.
vado in camera mia e mi metto dei jeans a vita alta strappati al ginocchio e una t-shirt corta che fa intravedere l'ombelico, mi sistemo i capelli e mi trucco un po', poi metto alcune cose che potrebbero servirmi nello zaino e torno da Jesse.
io: ok, andiamo.
poco dopo siamo da lui e io mi sdraio sul divano, mentre Jesse si siede ai miei piedi.
J: prima di farti fumare questa, ti avverto, ti sballa subito, è molto meglio di quella dell'altra volta.
io: interessante...
dico curiosa di provarla, lui sbuffa sorridendo.
J: sai non avrei mai pensato che una tipa come te potesse essere così esperta, appena ti ho fatto vedere il cristallo, nel camper, hai subito saputo dirmi che era metanfetamina.
dice mentre rolla la canna.
io: una come me?
chiedo mettendomi seduta a gambe incrociate e guardandolo storto.
J: la prima volta che sono venuto a casa tua hai detto che te la paga tua madre, quindi deve essere una donna importante per permettersi di comprarti una casa.
alzo le spalle.
io: è la direttrice di un'azienda in Italia.
J: cosa? vieni dall'Italia?
io: sì.
J: e perché non me l'hai detto prima?!
io: tu non me l'hai chiesto.
J: e perché sei qui? ci sono tantissime altre città più belle negli USA, perché proprio qui?
io: ecco... al cimitero hanno seppellito mio padre... era originario di Albuquerque, quindi... eccomi qui.
J: oh, mi dispiace.
io: sono cose che capitano.
J: beh, questo spiega tante cose.
io: ad esempio?
J: non hai un minimo di accento italiano, parli benissimo, è per questo che non avevo idea che non fossi di qua.
sorrido a disagio.
io: che devi fare domani?
chiedo per cercare di cambiare discorso.
J: quello che faccio sempre, il pusher.
lui fa un sorriso sarcastico e capisco che c'è qualcosa che non va.
io: che hai? non mi sembri entusiasta.
J: Crazy 8 è morto ma al suo posto è subentrato Tuco, è un pezzo grosso, quindi White vuole che la venda a lui. ho cercato di spiegargli che non si può andare da un super boss e dirgli "buongiorno Tuco, non mi conosci ma mi compreresti un vagone di cristalli di metanfetamina?", ma lui non lo capisce. bisogna che ci sia qualcuno che garantisca per me, quindi ho trovato Skinny Pete, un mio amico, erano compagni di cella, e domani andrò a vendere a Tuco la meth.
io: beh, ma è fantastico, no?
J: sì beh, tralasciando che Tuco è un gran brutto soggetto.
io: e non puoi non andarci? potete trovare qualcun altro che vi compri la meth...
affermo preoccupata.
J: White ha bisogno dei soldi, non mi tirerò indietro.
annuisco senza replicare, sarebbe inutile. quindi gli prendo dalle mani la canna che ha appena acceso e tiro, subito dopo inizia lo sballo.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora