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passano alcuni giorni, cominciano le vacanze estive e la primavera sembra portar via con se anche tutti miei problemi.

sono le nove di sera, il sole è appena tramontato, sto fumando una sigaretta mentre leggo un libro sulla veranda di casa mia, quando vedo l'auto di Jesse accostare sul vialetto. esce dalla macchina e si avvicina a me.
J: ciao...
dice salendo lentamente gli scalini, ha un aspetto orribile. chiudo il libro tenendo il segno con un dito e lo guardo.
io: non dovresti essere qui.
affermo spegnendo il mozzicone nel posacenere.
J: lo so... non sarei venuto se non avessi avuto un motivo valido.
sospiro e lo guardo.
io: avanti, che motivo sarebbe?
J: devo chiederti un favore...
io lo guardo alzando le sopracciglia, è serio?
J: lo so che sei arrabbiata e...
io: oh no, perché lo pensi? io non sono arrabbiata.
J: non... non sei arrabbiata?
io: no, sono molto delusa e ferita... ma non arrabbiata.
J: già...
dice annuendo e mordendosi il labbro superiore.
J: beh sto solo cercando di dire, che non sei obbligata ad accettare, e lo capisco se non lo farai. dopo tutto quello che è successo tra noi... è normale e
io: puoi passare al punto?
chiedo interrompendolo, lui sospira.
J: è ancora valida l'offerta di venire a stare da te?
io: e dov'è finito il tuo camper?
chiedo divertita sfogliando il libro per vedere quante pagine mi mancano alla fine del capitolo, nove pagine.
J: l'ho dovuto vendere, la DEA mi ha preso tutti i soldi e sono rimasto al verde.
io: nove...
sussurro parlando tra me e me.
J: cosa?
io: mi mancano nove pagine e finisco il capitolo, nove come le sberle che ti darò se non esci subito dalla mia proprietà!
dico alzandomi incazzata e appoggiando il libro sul tavolino, per poi andare verso di lui.
io: ti rendi conto di quello che stai facendo? di cosa ti sei fatto stavolta? eh Jesse?!
J: non sono fatto, stavo solo cercando...
io: beh, strano!
respiro cercando di mantenere la calma.
io: cosa stai cercando di fare?! mi hai ferita Jesse, tu così mi stai sconvolgendo!
J: credi davvero che sarei venuto qui se non avessi avuto altra scelta? è da giorni che vivo nella mia auto, non c'è neanche spazio per dormire, ho tutte le mie cose lì dentro. non faccio un pasto decente da settimane e non ho un soldo! non sto cercando di farti pena, o di fregarti, prometto che appena avrò dei soldi ti aiuterò con le spese. ma ti prego Zoe, ho bisogno di un posto dove stare.
ha le lacrime agli occhi e la voce spezzata. io sospiro.
io: dioo...
dico mettendomi le mani tra i capelli, lo guardo.
io: e va bene.
lui alza lo sguardo.
J: dici davvero?
chiede sorridendo, io annuisco e lui mi abbraccia.
J: grazie, grazie, grazie. ti prometto che non te ne pentirai.
non sono d'accordo con questa affermazione, ma di certo non posso farlo vivere in questo modo.
io: ok, va bene. ma ora ti prego, vai a farti una doccia, puzzi di gorgonzola andato a male.
lui si stacca e non smette di sorridere.
io: dammi le chiavi dell'auto, ti porto dentro le cose.
J: ti aiuto...
io: no.
dico alzando una mano per bloccarlo.
io: ti voglio pulito e profumato quando avrò finito di sistemare le tue cose.
lui annuisce e mi da le chiavi.
J: grazie ancora.
fa per andarsene.
io: aspetta.
si gira e mi guarda.
J: sì?
io: non credere che per questo io ti abbia perdonato, la fiducia non si guadagna in così poco tempo, te la devi meritare.
lui annuisce e poi entra.
io: gli asciugamani sono nel mobiletto bianco. e metti quei vestiti da lavare!
gli urlo da fuori, poi vado alla sua auto, è davvero stra colma di roba.
comincio a portare tutto dentro, sarà davvero una lunga nottata.
verso le dieci ho finito di portare tutto dentro e Jesse è ancora sotto la doccia.
io: Jesse? è tutto a posto lì dentro?
chiedo bussando, ci manca solo che muore mentre è in casa mia.
la porta del bagno si apre e mi ritrovo davanti Jesse con solo un asciugamano addosso, lo squadro dall'alto in basso.
J: posso fare qualcosa per te, ragazzina?
chiede sorridendo.
io: sistemare le tue cose sarebbe un buon inizio.
affermo seria senza scompormi.
J: potrei vestirmi prima?
alzo gli occhi al cielo.
io: no, non potresti, DEVI!
affermo seccata e lui mi guarda divertito.
io: ho avanzato dell'insalata di riso prima, sarai affamato, te la vado a preparare.
faccio per andare in cucina ma lui mi prende per il polso e mi tira a se.
io: Jesse...
dico seria.
J: mi dispiace davvero tanto ok?
io: non devi per forza...
J: sì, devo, e passerò il resto dei miei giorni a cercare di farmi perdonare da te, perché sei la miglior cosa che mi sia successa, sul serio.
io: Jesse, devi capire che non posso lasciar correre, e lo vedo che sei pentito, davvero, ma non riesco più a fidarmi, per quanto vorrei, non ci riesco. mi serve del tempo capisci? non pretendo che tu mi stia alla larga, è palese che non ci riesci, e apprezzo che cerchi di farti perdonare, ma le parole non sono tutto, ho bisogno di fatti.
lui annuisce.
io: ora, per favore, puoi lasciarmi andare?
J: oh, sì, certo.
dice allentando la presa, come se non si fosse accorto di starmi trattenendo. io scivolo via e vado in cucina, per poi preparargli il tavolo.
dopo circa una quindicina di minuti entra in cucina, mentre lo aspettavo ho ripreso a leggere il mio libro. lui si siede davanti a me e comincia a mangiare.
J: è buona... l'hai fatta tu?
alzo lo sguardo dal mio libro e lo guardo, poi annuisco. passiamo qualche altro minuto in silenzio e io torno alla lettura.
J: ho portato gli scatoloni nella stanza libera e ho cercato di sistemarli il meglio possibile, dopo continuo.
io: bene.
affermo voltando pagina.
J: comunque ho un sacco a pelo quindi...
io: senti, non dobbiamo per forza fare conversazione ok?
rispondo seccata.
J: ma... noi siamo coinquilini adesso.
io: e con ciò?
J: e con ciò dovremmo andare d'accordo. che so, potresti anche mettere un po' da parte i tuoi risentimenti nei miei confronti e cercare di voltare pagina, è così che fa la gente di solito.
io: non è così semplice come con un libro.
dico sventolando quello che ho in mano.
J: lo so, ma se non mi hai mandato via a calci è perché nel profondo anche tu vuoi risolvere con me, giusto?
io sorrido sarcastica, non posso farne a meno.
io: molto, nel profondo.
lui sorride.
J: sei bellissima anche quando fai la difficile, mi diverte tutta questa tua finta superbia.
lo guardo male.
io: si è fatto tardi.
affermo alzandomi.
io: domani mattina andrò al mercato con Alex, quindi dovrò svegliarmi presto. tu resta sveglio quanto ti pare, ma in qualunque stanza starai, spegni la luce del corridoio, così riuscirò ad addormentarmi. e se vai a guardare la tv, tieni il volume basso. mh... che altro c'è? ah sì, se mi svegli, ti conviene che stia morendo qualcuno.
J: sì capo.
afferma sogghignando, io me ne vado in camera e dopo essermi cambiata, mi addormento sfinita.

mi sveglio durante la notte, guardo l'ora sul cellulare, sono le quattro passate. avendo la gola secca mi alzo per andare in cucina a bere, ma notò una luce provenire dal soggiorno. appena entrata mi trovo la tv accesa su un cartone animato e Jesse che dorme sul divano, non posso fare a meno di sorridere guardandolo. spengo la tv e gli metto addosso una coperta, poi vado a bere. continuo a chiedermi se ospitarlo qui sia stata una buona idea, so com'è fatto Jesse e continuerà a provarci con me finché non cederò. ripenso a quello che mi ha detto prima, voltare pagina, queste due parole mi risuonano in testa come una sirena, ma non è un'opzione, non posso fingere che non sia successo niente.
non posso, o non voglio?
ma dio! perché la vocina nella mia testa deve pormi queste domande? io non posso e beh, non voglio. cioè, sì, vorrei, ma una parte di me, me lo impedisce. se lo perdono così, come se niente fosse, mi farò del male da sola. lui penserà che sono una facile, e lo rifarà, ne sono sicura, non voglio soffrire ancora, sarebbe la terza volta.
pensare troppo mi provoca questo, ricordare. i ricordi della mia vecchia vita, a Milano, con Victor, quello stronzo...
cerco di scacciare questi pensieri dalla mia mente e torno in camera, cercando di riprendere sonno.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora