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all'improvviso mi riprendo, con un battito di ciglia si fa tutto più nitido, le lacrime cadono e la libreria di fronte a me è più chiara. sento la voce metallica della signora al telefono che chiede insistentemente se ci sono, riporto il telefono all'orecchio.
io: sì, pronto. ci sono. sarò lì il prima possibile.
dico per poi riattaccare.
esco di casa il più velocemente possibile e salgo in auto diretta all'ospedale. ho dietro solo il telefono e le chiavi dell'auto, nient'altro. ho ancora addosso i vestiti che mi sono messa dopo la doccia, dei pantaloni neri della tuta e una canotta dello stesso colore, ho fatto solo in tempo a prendere la giacca jeans sull'attaccapanni prima di uscire di casa, inoltre ho i capelli raccolti in una coda disordinata, ma non m'importa, al momento voglio solo sapere come sta Jesse, nient'altro.
arrivo all'ospedale dopo circa dieci minuti, normalmente ci avrei messo più del doppio, ma ho ignorato uno o due semafori e probabilmente anche il massimo di velocità. vado subito dall'infermiera dietro il bancone.
io: salve, sono Zoe Clayton... mi avete chiamato neanche mezz'ora fa, sono qui per vedere Jesse...
dico balbettando e con le lacrime agli occhi, cercando però di mantenere un minimo di decenza.
Infermiera: Jesse...? il cognome?
mi sforzo di ricordare il cognome, era la prima volta che lo sentivo quando la signora al telefono me l'ha detto.
io: il cognome... il cognome... dai cazzo. il cognome...
l'infermiera mi guarda tra lo schifato e il pietoso.
Infermiera: mi spiace ma senza cognome non posso trovarlo nel database.
ma che gran cazzate è? quanti Jesse ci saranno in questo ospedale cazzo? ok Zoe, respira, calmati, cerca di ricordare. era qualcosa con la P... P... Pinkman!
io: Pinkman, Jesse Pinkman! è stato ricoverato questo pomeriggio, o questa sera, non lo so.
affermo torturandomi le unghie con i denti.
Infermiera: ma certo, il ragazzo della rissa, è nella camera 205, al secondo piano.
non ringrazio neanche la ragazza per l'informazione che mi catapulto all'ascensore, premo il pulsante più volte, nella speranza che arrivi più in fretta, inutilmente.
entro in ascensore e schiaccio il numero 2 con impazienza, gli attimi in quella cabina mi sembrano interminabili, poi si aprono le porte e io mi fiondo nel corridoio.
io: scusi, dov'è la stanza 205?
chiedo frettolosamente alla prima infermiera che incontro.
Infermiera: è la penultima stanza in fondo al corridoio.
annuisco.
io: grazie.
cammino verso la camera indicata, ho il cuore a mille. mi avvicino di più, la porta è aperta, arrivo sulla soglia e vedo un ragazzo seduto vicino al letto, poi passo a quest'ultimo. Jesse è sdraiato lì, sotto le coperte, ha gli occhi chiusi. gli hanno messo il collare al collo ed è attaccato ad almeno cinque fili che lo collegano a delle macchine.
mi porto una mano sulle labbra e soffoco un gemito in gola, a quel punto sento ancora una lacrima sfiorarmi il viso.
il giovane si accorge della mia presenza e mi guarda, io mi avvicino e faccio il giro del letto andando dalla parte opposta del ragazzo seduto.
io: oh mio dio...
esclamo tra le lacrime, stringendo la mano di Jesse e con l'altra accarezzandogli i capelli.
...: sono Skinny Pete, tu sei Zoe?
annuisco asciugandomi velocemente le lacrime.
io: come... come sta?
chiedo cercando di ricompormi.
SP: ha due o tre costole rotte. Tuco l'ha pestato di brutto. gli gridavo "piantala Tuco, lo ammazzi così", giuro che non so che diavolo gli aveva preso.
guardo Jesse e poi avvicino una sedia, mi siedo continuando a stringergli la mano.
SP: ahh, adesso è fuori alla grande. è stra pieno di sedativi, roba buona.
afferma divertito e io mi irrito, come può scherzare su una cosa del genere? ha rischiato di morire porca troia!
gli lancio un'occhiata e lui si zittisce.
accarezzo una guancia a Jesse e tiro su col naso.
io: avrei dovuto impedire che andasse da Tuco, sapevo che gli sarebbe successo qualcosa.
dico per poi mordermi l'interno del labbro inferiore, nonostante non c'entri nulla, mi sento responsabile.
SP: se può consolarti, quando ha ripreso conoscenza sulla barella, mentre lo portavano in sala operatoria continuava a ripetere il tuo nome e a dire di chiamarti.
sbuffo sorridendo involontariamente.
SP: tu devi essere il chimico.
alzo lo sguardo e alla porta vedo il signor White.
io: tu...
gli ringhio contro.
Sig. W: Zoe...
io: tu! è tutta colpa tua!
mi alzo cominciando a urlare. sono così arrabbiata, vorrei picchiarlo, fargli provare tutto quello che ha provato Jesse oggi.
io: è colpa tua! sei stato tu a obbligarlo! lui non voleva neanche andarci da Tuco! ma tu ovviamente dovevi avere i tuoi cazzo di soldi, no? non te ne frega un bel niente se intanto Jesse ci rimette la pelle! avrebbe potuto morire!
Skinny Pete si alza e mi blocca prima che possa picchiare il Sig. White.
io: ti odio! io ti odio!
un'infermiera entra in stanza preoccupata, è la stessa che mi ha indicato la stanza una ventina di minuti fa.
Infermiera: cosa succede qui?
Sig. W: la ragazza... sta avendo una crisi nervosa... è solo preoccupata per il suo amico.
Infermiera: capisco, siediti un attimo.
mi porta la sedia e io mi siedo ancora in preda all'ira. la ragazza in camice mi porge una pastiglia e un bicchiere d'acqua.
Infermiera: è un calmante. posso solo immaginare cosa stai provando ora.
dice appoggiandomi una mano sulla spalla. chiudo gli occhi e faccio un bel respiro prima di prendere la pastiglia.
Infermiera: tra poco farà effetto, non preoccupatevi.
dice rivolgendosi a White.
Sig. W: grazie mille.
dice annuendo. appena l'infermiera se ne va, lui si avvicina a me.
io: stammi lontano.
dico scuotendo la testa in segno di dissenso.
Sig. W: Zoe, per favore, ascoltami.
dice accovacciandosi davanti a me.
Sig. W: mi dispiace tanto, non credevo che Tuco avrebbe avuto una reazione così.
io: perché non ci vai tu la prossima volta?
gli sputo addosso queste parole con tutto l'odio e il disprezzo che ho in corpo. lui annuisce lentamente, sospira e si alza, si avvicina a Jesse e si lascia cadere sulla sedia.
Sig. W: parlami di questo Tuco, Skinny Pete.
io mi giro e lo guardo, cercando di capire cos'ha in mente.
Sig. W: tutto quello che sai di lui.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora