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decido di passare la notte in ospedale, insieme a Jesse. verso le undici se ne vanno sia White che Skinny Pete, io prendo un cuscino dall'armadio e mi metto sulla poltrona. mi addormento poco dopo tenendo la mano di Jesse.
mi sveglio verso le due del mattino in preda al panico a causa di un incubo che dopo pochi secondi dimentico. sono tutta sudata, vado in bagno e mi rinfresco il viso, poi mi guardo allo specchio e sospiro, sono stanchissima e quella poltrona è la più scomoda su cui abbia mai dormito, mi fa male il collo.
spengo la luce del bagno e tenendomi una mano sul collo, torno alla mia poltrona del dolore, sto per chiudere gli occhi quando...
J: ehi ragazzina.
dice con voce flebile. spalanco gli occhi e guardo Jesse, è sveglio.
io: oddio, Jesse!
mi sporgo in avanti e scoppio in lacrime per la gioia, accendo la lampada sul comodino e poi gli stringo la mano.
J: allora non mi detesti così tanto come vuoi far credere?
io rido, come può fare lo spiritoso anche mentre sta così?
io: sei uno stupido!
dico tra le risate e le lacrime e gli accarezzo i capelli.
io: mi hai fatto spaventare.
dico asciugandomi le guance.
J: non ti libererai così facilmente di me.
dice sorridendo e io lo seguo a ruota.
io: scherzi a parte, credevo che Tuco ti avesse ucciso.
J: sì... quello stronzo.
fa per alzarsi.
io: no aspetta...
non faccio in tempo a fermarlo che geme per il dolore e si rimette giù.
io: stai calmo d'accordo?
lui sospira.
J: va bene.
io: ti alzo lo schienale?
J: sì grazie.
tiro la leva e gli alzo lo schienale del letto, permettendogli di stare seduto.
J: sai di cos'avrei proprio bisogno ora, per stare meglio?
io: no, cosa?
J: un tuo bacio della buonanotte.
dice per poi sorridere.
io: vorrà dire che soffrirai ancora per un po'.
affermo divertita.
J: eddai, vuoi negarmi un bacio? avrei potuto morire, l'hai detto tu. se fossi morto saresti stata sempre con il rimpianto di non avermi baciato!
io: smettila di dire stronzate!
dico alzando gli occhi al cielo, seccata.
J: lo sai che sto scherzando...
mi rassicura cominciando a giocherellare con le mie dita.
io: sono felice che stai bene.
J: questa non è proprio la definizione di bene, ma apprezzo il tentativo.
gli sorrido.
J: che ha detto il signor White?
io: ecco... lui andrà da Tuco.
J: COSA?!
comincia a tossire per lo sforzo.
io: non agitarti, peggiori solo le cose così ok?
dico avvicinandomi.
J: lui non può andare da Tuco, lo ucciderà.
io: beh, dopo quello che ti ha fatto sarebbe il minimo.
affermo seccata.
J: no, intendo, Tuco lo ucciderà!
io: quando è uscito da qui avrei detto il contrario.
J: devi fermarlo.
io: Jesse, White sa il fatto suo, non si farà trovare impreparato, ok?
Jesse annuisce poco convinto.
J: dai, vieni qui.
dice aprendo le braccia.
io: cosa? no, non voglio farti male.
J: farmi male? io? sono una roccia, avanti!
sorrido e sdraio in parte a lui, quando mi appoggio al suo braccio trattiene un gemito e io alzo il busto guardandolo.
io: ti ho fatto male?
J: ti sto prendendo in giro, ragazzina! fatti abbracciare.
torno giù e appoggio una mano sul suo petto, proprio all'altezza del cuore, come per assicurarmi che non smetta di battere.
io: non provare mai più a farmi prendere uno spavento del genere ok?
J: sì mamma!
io: a proposito.
alzo di nuovo il busto e lo guardo.
io: vuoi che chiami i tuoi genitori? loro non sanno che
J: no.
dice senza neanche farmi finire la frase.
io: perché? io vorrei saperlo se mio figlio fosse in ospedale.
J: ho detto di no, farebbero delle domande, e cosa dovrei dirgli? che volevo vendere della droga ma è andata male?
io: no... hai ragione.
J: senti, non preoccuparti ok? io starò bene, non serve che i miei genitori lo sappiano.
dice accarezzandomi la schiena. io annuisco.
J: ora sono un po' stanco quindi...
io: oh certo.
faccio per scendere dal letto ma lui mi trattiene.
J: non intendevo che devi scappare.
dice sorridendo.
J: resta qui, fammi le coccole.
dice mettendosi, con fatica, su un fianco e stringendomi in modo che io non possa andarmene. lo abbraccio e comincio a fargli i grattini sulla schiena.
J: ohh, sì.
dice fingendo un orgasmo, io scoppio a ridere e lui con me, vorrei tirargli un pugno amichevole ma ho paura di fargli male.
io: non sai quanto ti sto odiando in questo momento.
J: so che non mi odi veramente.
io: e invece sì mio caro!
lui ride.
io: non potresti dormire e basta?
chiedo mettendomi alla sua altezza e guardandolo negli occhi.
J: scusa ragazzina, ma ho dormito per quasi dodici ore e ora non ho più sonno.
io: vorrà dire che dormirò io per te.
dico per poi sorridere e chiudere gli occhi.
mi mette una mano sulla guancia e mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi mi accarezza il viso e appoggia il pollice sulle mie labbra. apro gli occhi e appoggio la mano sulla sua.
io: cosa fai?
J: io...
si blocca e vedendo che l'ho messo in difficoltà, sorrido.
io: non importa.
gli accarezzo la mano.
io: buonanotte.
dico per poi richiudere gli occhi e addormentarmi definitivamente.

mi sveglio a causa della luce che filtra dalle veneziane, ho cercato di ignorarla per un po', ma ora è veramente impossibile. apro gli occhi e mi trovo davanti un Jesse sorridente, sbadiglio.
J: buongiorno ragazzina.
io: buongiorno...
mi alzo e guardo la sveglia sul comodino, sono quasi le dieci.
J: tu non avevi scuola?
io: sì, ma sono qui con te, no?
lui sorride.
io: hai dormito bene?
J: intendi dire se ho dormito bene con te?
alzo gli occhi al cielo.
io: intendo dire se sei riuscito a dormire, hai dolori ovunque, no?
lui sbuffa.
J: certo, ho dormito benissimo, come un agnellino.
in quel momento si apre la porta ed entra l'infermiera del piano, quella di ieri sera.
Infermiera: ti sei svegliato allora, ti ho portato la colazione.
appoggia il vassoio sul comodino.
Infermiera: hai dormito qui?
chiede rivolgendosi a me.
io: sì, sulla poltrona.
lei annuisce e io noto un sorrisetto da parte di Jesse.
Infermiera: stai meglio da ieri?
io: ehm... sì, molto meglio grazie.
dico abbassando lo sguardo, avrei preferito che Jesse non lo sapesse.
J: un momento, cos'è successo ieri?
Infermiera: lei ha
io: niente.
dico bloccando la ragazza che mi guarda male.
io: solo un piccolo giramento di testa, ma sto bene.
è evidente che Jesse non ci crede.
Infermiera: beh, la buona notizia è che ti dimetteremo tra due o tre giorni.
J: e la cattiva?
Infermiera: oh, no, non c'è una cattiva notizia. beh, dovrai tenere la fasciatura sull'addome per assicurarti che i punti non saltino via, ma sarà questione di massimo una settimana.
io: è fantastico, no?
J: e questo... coso? quando lo toglierete?
chiede indicando il collare.
Infermiera: ti da fastidio?
lui annuisce.
Infermiera: anche subito, era solo per precauzione, ma ora che non sei in pericolo di vita possiamo toglierlo.
lei si avvicina e glielo toglie, Jesse fa un sospiro di sollievo massaggiandosi il collo.
Infermiera: ora devo andare, passerò più tardi a prendere il vassoio e a vedere come stai.
dice per poi andarsene.
io: beh, forse è meglio che vada anch'io, ho un sacco di cose da fare. volevo solo assicurarmi che stessi bene e tu stai bene. quindi...
lui annuisce.
io: passerò questa sera per vedere come stai.
dico per poi prendere la giacca e tornare a casa.

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