31

224 12 2
                                    

rimango spiazzata da quelle parole. Jane è morta? la stessa ragazza che ieri è venuta ad aprirci la porta? è morta? devo ammettere che sul cuore sento un breve e leggero senso di sollievo, ma sentendo i singhiozzi di Jesse la sensazione scompare all'istante.
io: c-cosa? com'è successo?
J: ieri ci siamo fatti e... e stamattina l'ho trovata così, è morta soffocata dal suo stesso vomito. io non so cosa fare...
mi alzo dal letto e comincio subito a prepararmi, non ho intenzione di lasciarlo solo un minuto di più.
io: ok, resta calmo. tra poco sono lì da te, non ti muovere. nel frattempo chiama Walt d'accordo? lui saprà cosa fare. aspettami fuori e non fare assolutamente niente, restare lì dentro non ti aiuta. sarò lì in pochi minuti, ok?
J: sì...
riattacco e mi vesto alla velocità della luce, dopo neanche venti minuti sto accostando davanti a casa di Jesse. è seduto sugli scalini, con la testa appoggiata al muretto e ha lo sguardo perso nel vuoto.
esco subito dall'auto e vado verso di lui, appena mi vede si alza, io corro da lui e ci abbracciamo. lui scoppia di nuovo a piangere appoggiandosi alla mia spalla e io gli accarezzo i capelli, stiamo in quella posizione per non so quanto tempo, vederlo così mi distrugge, ma devo cercare di essere forte.
io: andrà tutto bene ok? starai di nuovo bene, te lo prometto.
gli appoggio le mani sul viso e ci guardiamo negli occhi, mi sforzo di sorridergli.
io: hai chiamato Walt?
lui annuisce.
io: bene, cosa ti ha detto?
J: ha detto...
abbassa lo sguardo come per cercare il ricordo nella sua mente.
J: ha detto che ci avrebbe pensato lui, e che sapeva a chi rivolgersi.
io: d'accordo, senti, sediamoci ok?
ci sediamo sugli scalini e gli faccio appoggiare la testa alla mia spalla, poi lo prendo per mano e con l'altra torno ad accarezzargli i capelli.
dopo una decina di minuti un'auto parcheggia davanti a noi ed esce un uomo sulla cinquantina, calvo e non troppo alto, che viene verso di noi.
...: mi manda Soul Goodman.
dice rivolto a Jesse, togliendosi gli occhiali. poi mi guarda.
...: e lei chi è?
io: una sua amica.
...: una testimone, fantastico.
dice sarcastico, io lo guardo male e mi alzo di scatto.
io: scusi ma chi sarebbe questo Soul? e lei chi è?
...: è l'avvocato di White e Jesse, e io sono Mike Ehrmantraut, un suo collaboratore.
dice per poi superarmi e salire le scale.
M: dai, venite dentro.
dice girandosi. entriamo in casa e questo Mike ci ordina di chiudere la porta a chiave.
M: dov'è lei?
chiede girandosi verso Jesse, quest'ultimo fa un cenno verso l'ultima camera in fondo al corridoio. Mike va verso la stanza mentre Jesse si appoggia al muro in parte alla porta per poi accucciarsi per terra. gli accarezzo la spalla e poi seguo Mike, che si gira verso di me con fare sospettoso.
M: non toccare niente, o ci saranno le tue impronte e potresti rovinare tutto.
dice mettendosi dei guanti, io annuisco e poi entriamo nella camera, la prima cosa che vedo è il cadavere di lei disteso sul letto, la fisso per un po' sentendo il battito del mio cuore accelerare, non avevo mai visto un cadavere. quando finalmente distolgo lo sguardo, noto due siringhe sul comodino che Mike sta mettendo in un sacchetto. lo guardo attentamente mentre sistema la stanza togliendo di mezzo tutte le cose che potrebbero incastrare Jesse, quando capisco che restare lì è inutile e sarebbe meglio andare da Jesse a cercare di consolarlo, esco dalla stanza. mi accuccio vicino a lui e lo prendo per mano, lui mi guarda, ha gli occhi arrossati dal pianto, gli stringo la mano per fargli forza e lui fa lo stesso, poi torna a guardarsi la punta dei piedi.
pochi minuti dopo torna Mike con in mano il borsone di White, quello con dentro i soldi. vedendo il bong sul bancone della cucina, lo prende e lo mette nel borsone, poi sospira.
M: c'è altra droga in casa?
Jesse non risponde e lui si avvicina.
M: pensaci bene, potresti finire in prigione.
Jesse scuote la testa senza distogliere lo sguardo dal pavimento.
M: hai armi? ci sono armi in casa?
chiede annoiato, come se fosse una cosa di tutti i giorni, come se fosse addirittura seccato di essere qui.
Jesse scuote di nuovo la testa.
M: dirai così, ti sei svegliato, l'hai trovata, e non sai altro. ripeti.
guardo Jesse, mi lascia la mano e si asciuga gli occhi, sta di nuovo piangendo.
M: per favore...
dice quasi arrabbiato, accovacciandosi davanti a noi.
M: mi sono svegliato, l'ho trovata e non so altro.
Jesse singhiozza e non risponde, allora Mike gli tira una sberla sul viso, facendomi sussultare.
io: ma che cazzo fai? non vedi che è sotto shock?!
M: fammi fare il mio lavoro e non immischiarti. vuoi che il tuo amico finisca in cella?
sospiro e mi rimetto composta, poi appoggio di nuovo la mia mano su quella di Jesse e la accarezzo.
M: ripeti. mi sono svegliato, l'ho trovata, e non so altro.
J: mi sono svegliato, l'ho trovata e non so altro.
dice tutto d'un fiato.
M: di nuovo.
J: mi sono svegliato, l'ho trovata, e non so altro.
dice con voce spezzata.
M: di nuovo, un'altra volta.
J: mi sono svegliato, l'ho trovata e non so altro. mi sono svegliato, l'ho trovata e non so altro.
Jesse sta ancora piangendo e io sento un nodo stringermi alla gola, come se sentissi il suo dolore.
Mike si alza
M: quando telefonerai verranno di sicuro con funzionari del dipartimento di medicina legale, e sarà con loro che parlerai. potrà venire anche la polizia, o forse no, dipende da quante cose hanno da fare oggi, le morti per overdose sono secondarie per loro. qui non c'è niente che possa inchiodarti, mi sorprenderebbe se ti dichiarassero in arresto, comunque, se ti arrestano, non dire una parola. di solo che vuoi il tuo avvocato, e telefona a Goodman. spero sia inutile ricordartelo, non mi hai mai visto.
va a prendere il telefono e poi lo porge a Jesse, che lo prende.
M: metti una camicia con le maniche lunghe per coprire quei buchi nelle braccia. conta fino a venti, poi telefona.
si allontana e prende il borsone, poi va alla porta e mi guarda.
M: alzati, ti voglio fuori di qui entro tre minuti. tu non sei mai stata qui, capito?
annuisco lentamente e poi Mike guarda Jesse.
M: tieni duro.
dice per poi andarsene. io mi metto in ginocchio davanti a Jesse.
io: guardami.
dico prendendo il suo viso tra le mani.
io: so cosa stai passando e fidati, forse non finirà, ma farà meno male, davvero. ora io non posso restare, ma appena hai finito tutto, per qualsiasi cosa io ci sono ok?
lui annuisce e io gli sorrido.
io: e non fare stronzate per favore.
gli bacio la fronte e poi esco.
sono davvero tanto preoccupata, aveva lo sguardo che avevo io quando ho saputo che mio padre era morto, negli occhi c'era solo vuoto. e questo non va bene.

passano alcuni giorni e non ho più avuto notizie di Jesse, sono in ansia per lui, gli avevo detto di farsi sentire ma non l'ha fatto. a casa sua non c'è e neanche Walt sa dove possa essersi cacciato.
sto preparando la cena a casa White, quando sento squillare il telefono di Walt, Skyler è sotto la doccia mentre Flynn è ancora a casa di un suo amico. sento Walt parlare al telefono e mi avvicino alla porta, cerco di origliare ma non si sente molto, riesco solo a capire "sta zitto Soul" e "dammi l'indirizzo". dopo neanche un secondo si spalanca la porta e Walt esce, vedendomi.
io: era l'avvocato vero? hanno trovato Jesse?
lui mi supera senza dire niente e io lo seguo.
io: allora?
W: sì, l'hanno trovato.
dice prendendo la giacca.
io: voglio venire anch'io!

così dopo circa mezz'ora ci ritroviamo in auto con Mike, davanti a una casa che sembra abbandonata.
M: non ho ancora capito perché te la sei portata dietro.
dice riferendosi a me, guardandomi.
W: ha insistito.
Mike sospira e poi guarda Walt.
M: non te lo consiglio. è noto che la polizia tiene d'occhio questo posto, vuole sapere chi viene e chi va.
W: c'è polizia ora?
M: parrebbe di no.
guardo la casa abbandonata e poi torno a guardare Mike, che ha ripreso a parlare.
M: ma non è questo il punto, la polizia potrebbe essere il problema minore. potrebbero aggredirti, spararti. tornate a casa, qua ci penso io.
sbuffo.
io: adesso basta, non mi importa niente. là dentro c'è il mio Jesse, il NOSTRO Jesse. non ho intenzione di lasciarlo in quel posto ancora per molto, potete venire con me o aspettare qua in macchina, ma io entro.
dico per poi aprire la portiera e uscire.
entro da un buco nella recinzione e attraverso il cortile, quando arrivo davanti alla porta aperta un tipo mi si para davanti, sussulto per lo spavento. alzo lo sguardo e lui mi guarda malizioso, io lo supero velocemente ed entro, passo di stanza in stanza. scavalco gente che dorme sul pavimento, vengo guardata male da tutte le persone che mi vedono, è una specie di casa per le persone che non hanno dove andare.
supero un paio di stanze e poi finalmente lo vedo, è sdraiato per terra.
io: Jesse...
dico inginocchiandomi davanti a lui, lo scuoto per un po', è completamente andato.
io: Jesse svegliati... Jesse! Jesse! ti prego svegliati.
dico prendendogli la testa tra le mani, lui mugugna qualcosa.
J: tesoro, non ho niente da darti. ho finito tutto.
dice con voce impastata.
io: Jesse sono io, sono Zoe. apri gli occhi.
dico scuotendolo più violentemente, deve svegliarsi, non posso portarlo fuori di qui se non si sveglia.
J: sì...
io: dai, forza, andiamo via da qui.
cerco di alzarlo ma lui fa dei versi strani e si ribella.
J: mh... no... non mi va.
io: ti prego, Jesse prova ad alzarti.
J: io sto bene qui, non voglio andar via.
all'improvviso qualcuno mi tocca la spalla, io mi giro di scatto e trovo Walt. si accovaccia e prende il mio posto.
W: Jesse sono io, Walt, ora ascoltami. tu non puoi stare qua, devi venire via con me. forza, passami il braccio intorno alle spalle.
lo aiuta ad alzarsi.
W: dai, andiamo, ti porterò in un posto più sicuro e poi...
Jesse comincia a piangere e Walt mi guarda, come se non sapesse che fare.
io: no, ehi, vieni qui.
mi avvicino e lo sorreggo, ma Jesse si appoggia di peso su di me e io mi inginocchio di nuovo, lasciando che appoggi il viso sul mio petto.
io: shhh, va bene così, piangi, tranquillo, va bene così.
J: l'ho ammazzata io.
dice tra i singhiozzi.
io: cosa? no...
J: l'ho fatta ricominciare io... l'ho ammazzata io...
W: no. Jesse, ascolta, ascoltami.
dice prendendogli il viso tra le mani.
W: non hai ammazzato nessuno.
J: io la amavo...
sento una stretta allo stomaco.
J: che mi importa di vivere se non c'è più...
dice disperato accoccolandosi a Walt.
io mi alzo di scatto e faccio qualche passo indietro. è una cosa così dannatamente egoista e stronza, ma non riesco a fare a meno di pensare "cos'aveva lei che io non ho?"

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora