io: Victor che ci fai qui?
V: sono qui per te, piccola.
J: ehi ehi ehi, fermi un attimo, piccola? qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?
Jesse mi guarda confuso.
J: chi è questo figlio di papà?
chiede divertito.
V: questo figlio di papà, come dici tu, si da il caso che sia il suo fidanzato.
J: cosa?
Jesse mi guarda serio e ancora più confuso di prima.
J: il tuo fidanzato?
io: ecco... io...
V: e tu chi saresti? sentiamo...
lui resta senza saper cosa dire e mi guarda.
io: lui è un mio amico, era nella mia classe. ma tu cosa ci fai qui a quest'ora? ti rendi conto che sono le nove e mezza?
V: sì, infatti credevo che fossi sola...
dice lanciando uno sguardo d'accusa a Jesse.
io: potresti... lasciarci soli?
V: sì, perché non te ne vai a casa tua? non capisco perché sei ancora qua a quest'ora.
Jesse lo guarda malissimo e capisco che vorrebbe urlargli contro che questa è anche casa sua, gli appoggio una mano sul braccio.
io: Victor perché non mi aspetti sul divano? arrivo tra un attimo.
Victor ci supera e va in soggiorno.
J: mi spieghi che cazzo significa?
io: è complicato... ti prometto che ti spiegherò tutto ok?
J: sì, certo, come no.
dice leccandosi il labbro inferiore, è incazzato, si passa le mani tra i capelli e mi guarda.
J: dove cazzo vado ora, eh?
io: io... non lo so... prova a chiamare White... o Skinny Pete... o qualunque altro tuo amico, ci sarà qualcuno che può ospitarti.
lui sbuffa.
io: è solo per qualche ora, lo mando via il prima possibile ok? appena ci sono ti chiamo, non serve che stai fuori per la notte.
lui non dice niente e se ne va, lo guardo salire in auto e sfrecciare via. sospiro e vado in cucina a spegnere il gas, una cena sprecata, Victor è bravo a rovinare tutte le cose belle, poi vado in soggiorno e mi siedo sul divano in parte a lui.
io: allora, adesso spiegami perché cazzo sei qui.
affermo incazzata nera.
V: pensavo che ti sarebbe piaciuta questa sorpresa, e comunque cosa sono questi termini così volgari?
io: vuoi darmi delle risposte per una fottutissima volta? e poi chi ti ha detto dove abito?
V: tua mamma.
io: ma sì, certo, dovevo arrivarci.
affermo sbuffando.
V: ehi, ma che hai? credevo che ti avrebbe fatto piacere. te ne sei andata così, senza dirmi niente...
io: perché, tu quando te la facevi con quella troia sei venuto a dirmelo?! non mi pare proprio...
V: Zoe, è successo più di sei mesi fa, pensavo che avessimo risolto. tu mi avevi perdonato, era tornato tutto normale...
io: sì infatti, prima che venissi a sapere che non solo mi hai tradito con la tua collega, ma non era neanche la prima volta!
affermo urlando, lui prova a prendermi la mano ma io mi ritraggo e mi alzo.
io: ti ho perdonato, è vero, a patto che tu mi dicessi sempre tutta la verità. cosa che non hai fatto mi pare!
V: avevo paura di perderti... prova a capirmi... cos'avresti fatto se ti avessi detto che non era la prima volta che ti tradivo?
io: ti avrei lasciato, ed è quello che avrei dovuto fare dall'inizio. dio... io ti odio Victor! mi hai fatto diventare lo zimbello di tutti i miei e i tuoi amici! e non solo questo! mi hai presa in giro per otto fottutissimi mesi della mia vita! e poi mi rincorri dall'altra parte del mondo per cosa? per fare bella figura con mia madre...
sbuffo.
io: in fondo è sempre stata dalla tua parte, non mi meraviglia.
V: Zoe non immagini quanto mi dispiace...
io: ti prego... non dire nulla. ed esci da casa mia.
lui annuisce e si alza, poi mi fa per avvicinarsi ma lo fermo. ho le lacrime agli occhi.
io: vai via.
lui si allontana ed esce, io mi siedo sul divano e scoppio a piangere. quando mi sono tranquillizzata provo a chiamare Jesse, ma non risponde, era evidente.
lancio il telefono dalla parte opposta del divano e mi stendo continuando a piangere, mi porto le mani sul viso per soffocare i singhiozzi. alla fine mi addormento lì, sul divano, in questo momento avrei solo bisogno di un abbraccio di Jesse, ma mi accontento del sofà impregnato del suo odore.mi sveglio il giorno dopo sentendo la porta d'ingresso sbattere, guardo verso il corridoio e c'è Jesse che mi guarda, mi metto subito seduta e lui si avvicina.
J: hai una brutta cera.
afferma sedendosi in parte a me. posso solo immaginare come sono ridotta, occhi arrossati, labbra screpolate e voglia di vivere pari a zero.
io: che ore sono?
chiedo sbadigliando.
J: quasi le una.
annuisco non curante. in questo momento vorrei solo tornare a dormire.
J: è due giorni che non tocchi cibo, forse dovresti mettere qualcosa sotto i denti.
io: non ho fame.
J: scusa ma che ti ha fatto quel Victor per ridurti così?
sbuffa e io sospiro. mi passo una mano sul viso.
io: te l'ho detto che ho degli scheletri nell'armadio... tu sei proprio sicuro di voler sapere tutto?
J: anche le ragnatele.
io lo guardo e abbozzo un sorriso, poi torno a guardare in basso.
J: quello era davvero il tuo ragazzo?
chiede con un pizzico di preoccupazione nella voce.
io: EX, ragazzo.
affermo enfatizzando la prima parola.
J: ah, bene...
io: io te l'avrei detto... davvero, era quello che intendevo ieri sera, ti avrei raccontato tutto, solo che avevo bisogno di un po' più di tempo.
J: e ne hai ancora bisogno? perché io avrei così tante domande, per esempio perché lui ha detto di essere il tuo ragazzo se non è così, oppure qual è il vero motivo per cui ti sei trasferita ad Albuquerque.
sospiro.
io: è difficile, ma so di doverti delle spiegazioni.
J: non sei obbligata, insomma, posso aspettare...
io: no, sul serio, te le meriti.
prendo un bel respiro e cerco di ricompormi.
io: eravamo fidanzati da sette mesi quando mio padre è morto, ho sofferto così tanto. io non riuscivo ad accettarlo, non riuscivo a lasciarlo andare e Victor mi è stato accanto per tutto il tempo. tornava sempre a casa tardi dal lavoro e passava notti intere, nonostante la stanchezza, a consolarmi, è andato avanti per un mese.
sbuffo.
io: era un giorno di fine estate, me lo ricordo bene, ero andata a prendere Victor al lavoro, per fargli una sorpresa, ma la sorpresa l'ho avuta io quando non solo mi hanno detto che lui era uscito a mezzogiorno insieme a Laura, una sua collega, ma mi hanno anche detto che lui non aveva mai lavorato fino a tardi. ho fatto due più due e beh, ho capito. quel coglione mi stava tradendo con la sua collega di lavoro, e mi consolava perché si sentiva in colpa.
sbuffo scoppiando in una risata isterica che dura solo pochi secondi.
J: è per questo che ti sei arrabbiata così tanto quando io...
io: sono un cliché vero?
chiedo interrompendolo, lui non risponde.
io: sta di fatto che quand'è tornato a casa, gli ho urlato contro e lui ha confessato. e ci siamo lasciati, ma lui a continuato per mesi ad assillarmi chiedendomi scusa. così ho deciso di perdonarlo, insomma, mi sembrava davvero pentito e io lo amavo ancora... allora ci siamo promessi di dirci sempre la verità, ad ogni costo. dopo neanche un mese ho scoperto grazie a dei pettegolezzi che giravano, che quella non era la prima volta che mi tradiva, ma forse la decima. quindi ho capito che non ero io il problema, era lui, Victor ha un problema serio, non riesce a fare a meno di tradire. ma sai qual è la cosa peggiore di tutta questa storia? quella che mi ha fatto stare più male?
lui scuote la testa.
io: mia madre.
faccio una piccola pausa sentendo il pianto assalirmi e Jesse mi abbraccia, facendo così scoppio a piangere.
J: shhh... ehi, è tutto ok.
dice baciandomi la testa.
io: non ha fatto altro che difenderlo, ti rendi conto? lui mi ha tradita, più di una volta, e lei che ha fatto? ha preso le sue difese! e incolpava me, capisci? diceva che era colpa mia, che non gli davo abbastanza attenzioni! come fa una madre a comportarsi così con la propria figlia? sembrava che fosse lui suo figlio.
urlo istericamente tra i singhiozzi.
io: non facevo altro che pensare a mio padre, se lui fosse stato lì con me, avrebbe ucciso Victor a pugni, e probabilmente l'avrei fermato, lo so.
dico sbuffando, cercando un minimo di ironia in tutto questo.
io: ma avevo così tanto bisogno di qualcuno che stesse dalla mia parte in quel momento... ma lui non c'era, se n'era andato e mi aveva lasciato lì da sola...
J: Zoe, va bene così, starai meglio...
io: no! non va bene niente! e non starò meglio! lui non c'è più, Jesse! non rivedrò mai più il suo sorriso, non avrò mai più la possibilità di abbracciarlo, e non lo sentirò più dirmi che ero "la sua bambina".
J: Zoe guardami. guardami.
dice alzandomi la testa.
J: tu credi nel paradiso? ehi, guardarmi. ci credi? io sì, e credo che tu, un giorno, avrai la possibilità di rifare tutto questo, insieme a lui. ma fino ad allora, sono sicuro che tuo padre vorrebbe che tu fossi felice e vivessi la tua vita. non importa come, prova, sbaglia, riprova e sbaglia ancora. ama, arrabbiati, fai la pace, divertiti, sii capace di perdonare. ma soprattutto, VIVI! e non ascoltare chi ti dice che sbagli, ok, alle volte potranno aver ragione, ma nessuno può permettersi di giudicarti, solo tu sai cos'hai passato e solo tu puoi sapere cos'è giusto per te. capito?
annuisco lentamente.
J: se c'è una cosa che ho capito dalla vita è che picchia forte, ma tu devi essere più furba e, se non riesci a schivare i colpi, trovare il modo di colpire più forte. e poi cazzo, tu sei Zoe Clayton!
dice sorridendo e io rido.
J: è così che ti vogliamo! sorridente!
io: tu e chi scusa?
chiedo mentre lui mi asciuga le lacrime dalla guancia.
J: io e tuo padre.
dice sorridendo, io ricambio e lo abbraccio.
io: grazie... grazie davvero Jesse.

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Qualcosa Per Cui Drogarsi
Hayran KurguSappiamo tutti di cosa parla la famosa serie Breaking Bad, ma cosa succederebbe se nella vita del nostro caro Jesse Pinkman entrasse a far parte una ragazza, proprio mentre anche Walt White ritorna a farne parte?