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io: allora, adesso vuoi spiegarmi il motivo di quest'uscita?
chiedo verso le dieci quando ormai sto già assaggiando il mio dessert.
io: non ci credo che era solo per spendere un po' dei soldi che hai guadagnato da Tuco.
J: sì beh, hai ragione. devo dirti delle cose.
dice facendosi cupo.
io: e allora parla, che c'è?
chiedo divertita e curiosa, senza calcolare minimamente il suo sguardo preoccupato.
J: sono successe alcune cose in questo periodo in cui non ci siamo visti, dopo l'operazione intendo.
io annuisco per spronarlo ad andare avanti.
J: ti ricordi quando sei venuta a trovarmi nel camper? le cose che ha detto White.
io: sì...?
J: ecco, ho accettato l'accordo.
sgrano gli occhi e lo guardo allibita.
io: TU COSA?!
dico alzando forse un po' troppo la voce perché le persone nei tavoli vicini si girano a guardarci.
J: abbassa la voce, cazzo!
io: ti vuoi far ammazzare? perché hai accettato?
J: senti, non ho più una casa, vivo in un camper mezzo scassato, ho bisogno di quei soldi!
sbuffo e scuoto la testa.
J: comunque non è questo il punto. ti ho portata qui per salutarti.
io: salutarmi?
chiedo confusa.
J: sì, la situazione è diventata complicata, alla seconda consegna Tuco ha dato di matto e ha ucciso di botte uno dei ragazzi che erano con lui. io e White abbiamo visto tutto, siamo dei testimoni, devo andarmene da Albuquerque il prima possibile, e non so quando tornerò.
io: cosa? Jesse stai scherzando?
J: no... so che può sembrare strano e che
io: lascia stare, non complicare ulteriormente le cose.
sento le lacrime invadere i miei occhi, mi alzo dal tavolo e me ne vado.
J: Zoe... ti prego...
esco dal ristorante piangendo e comincio a camminare velocemente lungo il marciapiede, non ho la minima idea di come tornare a casa, ci vuole almeno mezz'ora in auto e sono quasi le undici, non so cosa fare. mi tolgo i tacchi che cominciano a far male e cammino a piedi nudi, mentre mi asciugo le lacrime.
all'improvviso un'auto accosta e tira giù  il finestrino, è Jesse.
J: Zoe, sali.
io: vattene!
J: Zoe ti prego, è tardi, ci sono brutti soggetti in giro.
io: tipo te?
lui frena ed esce dall'auto, mi arriva davanti e mi mette le mani sulle spalle.
J: smettila di fare la ragazzina e sali in auto.
io: lasciami!
urlo cominciando a dimenarmi.
J: senti, non devi per forza capire la mia scelta, ma lascia che ti riporti a casa, non è sicuro stare in giro a quest'ora.
io: ora ti importa anche cos'è sicuro o no? mi pare che non fosse così quando hai deciso di accettare l'accordo!
lui sospira.
J: non te lo ripeterò un'altra volta, sali in auto. se non lo fai di tua spontanea volontà, ti ci butterò dentro con la forza.
lo guardo cercando di capire se è serio o no, e sì, è più che serio. apro la portiera del passeggero incazzata nera e mi siedo incrociando le braccia al petto, lui fa il giro dell'auto e poi si mette alla guida e parte.
quando arriviamo davanti a casa mia, esco dalla macchina quasi correndo e vado alla porta di casa.
J: Zoe, lasciami spiegare...
io: cosa? non c'è assolutamente niente da spiegare, hai fatto le tue scelte e ora ne paghi le conseguenze. anzi, IO, ne pago le conseguenze!
entro in casa e gli sbatto la porta in faccia, non calcolando però che non chiudendola, lui può entrare, ed è proprio quello che fa.
J: ma di che stai parlando?
chiede chiudendo la porta, io appoggio le chiavi sul mobiletto e butto i tacchi per terra.
J: cosa intendi dire con "ne pago io le conseguenze"?
io sbotto, mi giro e lo guardo.
io: davvero hai il coraggio di fare il finto tonto con me?
J: non ho la minima idea di quello che stai dicendo ok?!
mi urla contro.
J: pensi che mi piaccia dover fare i bagagli e partire come se fossi un ricercato? ho una vita qua, degli amici! pensi che lo faccia apposta?! se me ne vado è solo per te, per tenerti al sicuro da tutta questa merda! lo vuoi capire o no?!
io: scusa tanto allora, dovrei ringraziarti di cuore, davvero!
dico ironica.
J: ma che problemi hai?! sto solo cercando di salvarti la pelle!
io sospiro e comincio a piangere di nuovo.
io: tu non puoi fare così! non puoi entrare nella mia vita in questo modo, come un uragano, per poi andartene e lasciare tutto un casino dentro di me!
J: ma cosa stai dicendo?
chiede sbuffando, avvicinandosi a me, io mi ritraggo e finisco nell'angolo della parete tra il bagno e la mia stanza.
io: dico quello che avrei dovuto dirti da quando non ci siamo baciati a casa tua!
tiro su col naso tra i singhiozzi, poi prendo un bel respiro e continuo a parlare.
io: hai un modo così arrogante ed egoistico di comportarti con le persone. ti tratti malissimo senza pensare che la gente che ti vuole bene ci sta male. sai cos'ho provato quando mi hanno chiamato dall'ospedale e mi hanno detto che avresti potuto morire? ho sentito dentro di me come qualcosa che si spezzava, e non importa se ti sei ripreso, da allora ho la costante paura che tu te ne possa andare e lasciarmi qui da sola, senza le tue battutine perverse,
rido istericamente.
io: senza l'odore di erba sui tuoi vestiti, senza il tuo modo di chiamarmi "ragazzina". ho la costante paura di perderti. e a te non importa, non te ne frega niente.
tiro su col naso e mi passo le mani tra i capelli.
io: cazzo Jesse, non hai la minima idea di cosa sono state per me queste settimane. mi hai cambiato la vita, Jesse Pinkman. e lo so che quello che ho appena detto è altrettanto perfido ed egoistico quanto il tuo comportamento, ma è per questo che non posso, e soprattutto non voglio, lasciarti andare via.
lui è in silenzio, di fronte a me. io scoppio in una risata isterica.
io: sì, beh, ora puoi anche prendermi in giro quanto vuoi.
lui sbuffa sorridendo.
J: ragazzina...
si avvicina e mi mette le mani sul viso, appoggiando la sua fronte alla mia.
J: questo è il discorso più fottutamente smielato che qualcuno mi abbia mai dedicato in tutta la mia vita.
ridiamo insieme e lui mi asciuga con i pollici, le guance ancora umide.
J: ti prego baciami.
sorrido e lui ricambia con gli occhi lucidi.
io: solo se prometti che non te ne andrai.
J: sì, promesso.
ridiamo e poi lui si avvicina facendo unire le nostre labbra in un bacio lento, umido e pieno di passione. ci stacchiamo per riprendere aria e ci guardiamo negli occhi, però poi riprendere subito dopo a baciarci.
lo spingo contro lo stipite della porta della mia stanza da letto e gli slego la cravatta per poi buttarla per terra.
lui mi ferma e mi guarda.
J: sei sicura di volerlo? poi non si torna indietro.
afferma con il fiatone. io annuisco sorridendo e riprendiamo a baciarci.
si toglie i pantaloni mentre io gli slaccio la camicia, abbassa la lampo del mio vestito e comincia a baciarmi sul collo. lascio cadere il tubino nero sul pavimento, con il resto dei suoi vestiti e lui mi butta sul letto, si mette sopra di me e mi slaccia il reggiseno. mi bacia tra i seni e poi mi morde un capezzolo mentre con una mano mi sposta velocemente le mutandine e infila due dita nella mia intimità. io sussulto per la sorpresa e poi sorrido sentendo le sue labbra sulle mie.
smette di baciarmi e si abbassa, mi toglie l'ultimo strato di tessuto che ho addosso e mi apre le gambe, sento la sua lingua che mi sfiora il clitoride e poi si infila con violenza nella mia vagina, gemo di piacere. succhia e lecca ogni minima parte della mia intimità, quando sono al culmine del piacere e sento l'orgasmo in gola, lui si ritira ridacchiando, io mugolo dal dispiacere. comincia a baciarmi la pancia, il seno e poi il collo e la mascella, mi morde il labbro inferiore mentre struscia la sua erezione ancora coperta dai boxer sulla mia intimità, stringo le lenzuola con le dita. questo ragazzo sa proprio come farmi andare fuori di testa.
io: ti prego Jesse... non torturarmi così...
sussurro senza più fiato e lui ridacchia.
si toglie i boxer e finalmente entra dentro di me, soddisfando la mia fame di lui.
passiamo tutta la notte a fare l'amore tra gemiti e urla di piacere, ci buttiamo sotto le lenzuola, sfiniti, solo verso le quattro.

mi sveglio sentendo qualcosa sulle labbra, Jesse mi sta baciando, io sorrido senza aprire gli occhi.
J: ragazzina svegliati, devi prepararti per andare a scuola. e devo andare anch'io!
mi stropiccio gli occhi mentre sbadiglio e poi lo guardo, è accovacciato al letto con le braccia incrociate sul materasso e il mento appoggiato ad esso, è vestito come al solito, mi guardo intorno, ha sistemato tutta la camera mettendo in ordine i miei indumenti di ieri sera.
J: buongiorno.
dice con voce dolce per poi baciarmi, sorrido, voglio svegliarmi così tutte le mattine.
io: buongiorno.
J: hai dormito bene?
io: sì, ma sono comunque molto stanca, che ore sono?
J: le sei e cinquantadue.
io: la sveglia era alle sette, avevo ancora otto minuti per dormire!
J: sì ma non volevo che ti svegliassi con la sveglia, pensavo che ti sarebbe piaciuto di più svegliarti con le mie labbra.
sorrido e lui continua a fissarmi.
io: che hai da guardare?
chiedo divertita.
J: sei bellissima.
sorrido e lo bacio ancora.
io: ti dispiacerebbe passarmi i vestiti?
J: sì, continuare a guardarti nuda sarebbe molto più produttivo.
io: ah sì? beh, non sono d'accordo, devo prepararmi.
si mette sopra di me e comincia a baciarmi il collo, io rido e poi lo sposto accanto a me e mi alzo.
io: non te ne stavi andando?
dico dopo essermi messa l'intimo e cercando dei pantaloncini e una maglietta.
J: hai ragione.
dice alzandosi di scatto dal letto.
J: ci vediamo ragazzina.
dice uscendo dalla stanza.
io: cosa? ehi fermo!
dico mettendomi frettolosamente i pantaloncini e raggiungendolo prima che se ne vada.
J: cosa c'è?
io: beh... te ne vai così?
chiedo confusa.
io: non mi dici niente? abbiamo fatto l'amore per tutta la notte e te ne vai senza dirmi assolutamente niente? dove vai, quando tornerai, SE tornerai...
lui sorride.
J: se ti preoccupi di non vedermi più, non farlo. ti ho promesso una cosa ieri, mantengo sempre le mie promesse ok?
dice accarezzandomi la guancia. io annuisco, ma vedendomi poco convinta mi prende il viso tra le mani e mi bacia.
J: facciamo così, a che ora finisci scuola?
io: oggi alle cinque, ho un recupero di scienze.
dico alzando gli occhi al cielo.
J: ok, ti aspetto alle cinque da me ok? poi passiamo la serata insieme.
io annuisco felice e lui se ne va.
mi preparo e poi vado a scuola, oggi è una giornata da schifo, non smette un secondo di piovere, odio la pioggia, mi rende triste.
passo l'intera mattinata a dormire sul banco, stavolta non ho dormito per una buona causa, lo giuro!
alla terza ora entra in bidello per informare noi del recupero che la professoressa non ci sarà, quindi usciremo un'ora prima.
decido di fare una sorpresa a Jesse e alle quattro mi presento davanti al camper, busso e subito dopo mi rendo conto che dall'interno provengono degli strani rumori, ci metto un po' a capire che si tratta di orgasmi.
mi allontano lentamente dalla porta sentendo le lacrime agli occhi, tutte le mie certezze spariscono e il mondo mi crolla addosso.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora