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Tuco si gira lentamente verso di noi e si accovaccia davanti a Jesse, è incazzato nero.
J: ehi... dai. non penserai... no.
Tuco prende per la felpa Jesse e lo trascina fuori.
J: no! non mi sparare!
Tuco urla per la rabbia.
io: no ti prego!
dico alzandomi, anche White si alza e gli corre dietro, io lo seguo.
Sig. W: no! no! Tuco!
lo lancia fuori dalla porta con tutta la forza che ha in corpo, rompendo la zanzariera e Jesse cade a terra. Tuco lo raggiunge, lo alza e poi gli tira una ginocchiata nello stomaco, facendolo cadere di nuovo a terra.
Sig. W: Tuco no! non farlo!
dice uscendo dalla porta con dietro la sottoscritta.
io: Tuco, per favore, non ucciderlo.
dico con la voce spezzata dal pianto, lui ci punta il fucile addosso. Jesse si rialza ma Tuco prende la rincorsa e lo sbatte con violenza contro la parete.
Sig. W: Tuco...
T: sta zitto!
prende Jesse per il collo e lo sbatte contro una colonna in pietra, lui cerca di difendersi inutilmente, così Tuco lo picchia con il fucile e lui cade a terra, io scoppio in un pianto isterico mentre Jesse cerca di scappare ma Tuco gli da calci su calci.
J: ti prego. no.
io: Tuco basta!
urlo in lacrime avvicinandomi da dietro e prendendolo per il braccio, lui mi da una gomitata sul petto facendomi cadere a terra e io perdo il fiato per qualche secondo. solo quando mi riprendo vedo che Jesse è con la testa sull'orlo di una buca e Tuco gli punta il fucile al collo.
J: no ti prego. non mi sparare. non voglio morire.
dice piangendo anche lui.
T: dimmi che cosa avete fatto Walt!
J: fermati, non voglio morire.
supplica senza possibilità di scappare.
T: DIMMI CHE AVETE FATTO!
urla mentre Jesse continua a supplicarlo di smetterla. io guardo White, diglielo cazzo!
Sig. W: abbiamo cercato di avvelenarti. abbiamo cercato di avvelenarti, perché sei fuori di testa!
Tuco si gira e lo guarda in cagnesco.
Sig. W: non sei altro che un povero bastardo, che merita solo di morire.
afferma con disprezzo.
all'improvviso Jesse si alza e tira un mattone sulla testa di Tuco, io sussulto mentre lo guardo cadere a terra e perdere il fucile nella buca. Jesse gli salta addosso per bloccarlo mentre il signor White va nella buca e prende il fucile, per poi puntarlo ai due che ormai si stanno azzuffando, probabilmente non vuole sparare per paura di colpire Jesse.
io guardo la scena impietrita, senza saper cosa fare. d'un tratto, proprio mentre sono convinta che Tuco lo soffocherà a mani nude, Jesse gli prende la pistola che si era messo nei pantaloni e gli spara allo stomaco, soffoco un grido nel sentire i suoi gemiti di dolore e nel vedere tutto quel sangue. Tuco striscia via cercando di allontanarsi, così anche Jesse riesce a mettersi in piedi. quest'ultimo si avvicina al suo aggressore e gli tira un calcio nello stomaco.
J: muori! bastardo!
dice per poi buttarlo nella buca, da cui White è appena uscito. i due restano lì e gli puntano ancora addosso le armi, poi Jesse singhiozza strofinandosi la manica della giacca sotto il naso.
Sig. W: morirà dissanguato.
Jesse si gira e mi guarda, per poi correre da me e accovacciandosi.
J: stai bene?
chiede con le lacrime agli occhi mentre mi accarezza il viso, io annuisco ancora sconvolta e lui sorride, io ricambio e lo abbraccio.
io: grazie al cielo sei ancora vivo...
mi aiuta ad alzarmi e poi corriamo all'auto. Jesse si mette al volante e White sul sedile del passeggero, mentre io mi metto dietro.
J: cazzo... le chiavi!
Sig. W: le ha Tuco.
Jesse si gira.
J: siamo fregati.
io lo imito e vedo un'auto che sta percorrendo la strada.
io: cazzo!
Sig. W: sono arrivati i cugini.
usciamo velocemente dall'auto e corriamo a nasconderci dietro dei rottami. Jesse tira fuori la pistola e la punta davanti a noi, pronto a sparare.
J: non li vedo.
stiamo in silenzio e dopo un po' sentiamo degli spari e poi vediamo Tuco cadere a terra senza vita.
J: Walt...
Sig. W: eccoli.
un uomo gira intorno all'auto puntando la pistola verso Tuco.
Sig. W: non ci posso credere...
afferma esterrefatto.
Sig. W: quello è... è Hank.
sia io che Jesse lo guardiamo confusi.
io: Hank?
J: chi?
Sig. W: Hank! mio cognato!
J: cosa?
Sig. W: non è possibile. no, non è possibile.
si alza.
J: che fai? aspetta!
White comincia a correre oltre il recinto, dalla parte opposta di dove è avvenuta la sparatoria, verso i campi, e noi lo seguiamo. ci fermiamo solo dopo una decina di minuti, il sole a quest'ora ci sta ustionando, ci sediamo tra le erbacce e i ragazzi seppelliscono la pistola mentre io cerco di riprendere fiato, è sempre più difficile respirare da quando Tuco mi ha dato quella gomitata sul petto.
J: ehi, stai bene?
mi chiede appena hanno finito di cancellare le tracce.
io: sì...
affermo con il fiatone.
Sig. W: venite, non possiamo fermarci.
Jesse mi aiuta ad alzarmi e poi ripartiamo. camminiamo per ore ed ore sotto il sole cocente, lungo una strada sterrata che sembra non avere fine, senza neanche un goccio d'acqua. verso le cinque del pomeriggio, finalmente raggiungiamo una strada, dove però non sembra esserci neanche l'ombra di un'auto. mi accascio a terra cominciando a tossire, ho la gola secca e il torace che mi brucia.
J: che hai?
io: non lo so.
dico non riuscendo a smettere di tossire.
J: Walt vieni qua, Zoe sta male.
continuo a tossire e mi porto le mani alla gola, mi fa troppo male, all'improvviso comincio a sputare sangue e la tosse finisce.
io: oh mio dio! oddio!
J: cazzo!
io: non riesco a respirare...
sento in lontananza il rumore di un motore e sia Jesse che White si girano cominciando a urlare all'autista di fermarsi. il furgone accosta e l'autista abbassa il finestrino.
Sig. W: la prego, deve portarla in ospedale. fa fatica a respirare e sta tossendo sangue, ci deve aiutare per favore.
dice mentre Jesse mi aiuta ad alzarmi.
Autista: certo, salite.
White apre la portiera e Jesse mi carica in auto, poi salgono anche loro.
il signor White si fa lasciare in un autogrill, mentre stavamo camminando lui e Jesse hanno escogitato un piano per essere scagionati da tutto questo casino, come se non fosse mai successo nulla, ovviamente io non ne so nulla, ero troppo impegnata a controllare il mio respiro e a non far notare di star male per poter ascoltare i loro discorsi.
Jesse mi accompagna in ospedale, appena arriviamo davanti al pronto soccorso, ringrazia l'autista e mi aiuta a scendere. poi si mette la sua solita berretta in testa e anche il cappuccio per non farsi riconoscere e mi accompagna dentro.
J: infermiera!
urla ad una ragazza con il camice, lei si affretta a raggiungerci.
J: la mia amica sta male, non riesce a respirare e ha sputato sangue.
Infermiera: portate una barella, presto!
urla ai suoi colleghi che in poco tempo sono lì e mi aiutano a stendermi, Jesse mi prende per mano e sta al passo con la barella che va avanti verso l'ascensore.
J: ora devo andare, ma ti prometto che appena sarà finito tutto questo casino verrò da te ok?
dice accarezzandomi la guancia. lui continua a parlare ma io non capisco neanche una parola, comincio a vedere tutto sfocato e sento urlare il mio nome più volte, prima di vedere tutto nero e svenire.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora