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passiamo tutto il giorno sul divano a mangiare schifezze e guardare la tv, Jesse cerca di distrarmi un po' e trova ogni scusa per farmi ridere, è fantastico, non potrei volere di meglio.
J: Zoe, devo parlarti di una cosa.
dice verso le quattro del pomeriggio, sedendosi in parte a me.
io: certo, dimmi.
dico curiosa spegnendo la televisione.
J: ho capito solo ora quanto sia importante per te la lealtà, e mi dispiace tanto per quello che ho fatto, io
lo interrompo prima che possa continuare.
io: Jesse no, mi sono comportata come una ragazzina. avevamo solo fatto sesso una volta, non ci eravamo di certo sposati o qualcos'altro. non eravamo niente, quindi non potevo pretendere che tu non facessi sesso con altre ragazze.
J: ma io non avrei dovuto.
io: Jesse.
sorrido e gli prendo le mani.
io: smettila di darti colpe, quello è il passato, perché non pensiamo solo al presente? a noi, a questo momento...
lui ricambia il sorriso e poi mi bacia.
J: d'accordo.
il campanello suona e ci stacchiamo.
J: ci interrompono sempre nei momenti più belli.
sorrido e poi mi alzo e vado alla porta, è Alex, me n'ero totalmente scordata, l'avevo chiamata ieri in lacrime ma lei non poteva venire, era bloccata con i suoi genitori.
A: Zoe... sono venuta il prima possibile... non sai quanto mi dispiace.
ha in mano una busta del supermercato, probabilmente mi ha portato del cibo per consolarmi, mi conosce proprio bene questa ragazza. mi supera ed entra.
A: è uno stronzo non doveva...
si blocca appena vede Jesse.
A: oh... non pensavo...
mi guarda e poi guarda di nuovo lui.
A: insomma, avevo capito che lui...
io: sì, beh, è tornato stamattina. mi ha fatto compagnia oggi e...
vedo Jesse che abbassa lo sguardo e si mette le mani in tasca, come per cercare di farsi invisibile, lo fa spesso quando è a disagio.
io: stiamo insieme.
lui solleva la testa e mi guarda sorridente, ma allo stesso tempo è confuso, probabilmente non si aspettava che lo dicessi ad Alex.
A: cosa? davvero?
chiede cominciando ad elettrizzarsi.
io: beh, credo di sì, Jesse?
lui si avvicina e si piazza di fronte a me cominciando a guardarmi, poi torna a sorridere.
J: oh, altroché se stiamo insieme!
mi mette le mani sui fianchi e mi spinge contro la parete opposta per poi baciarmi, io rido.
A: ok, piccioncini...
afferma divertita, Jesse ride e si allontana.
J: scusate, è stato più forte di me.
mi avvicino a lui e gli cingo la vita con le braccia e lui mi stringe di più a se appoggiando un braccio sulle mie spalle.
J: beh, resti a cena?
A: mangiamo cinese?
chiede alzando la borsina che ha in mano, mi si illuminano gli occhi, adoro il sushi!
ci sediamo a tavola e cominciamo a mangiare.
A: quindi è una cosa seria?
io la guardo confusa.
A: tra voi due intendo.
J: ci stiamo provando, insomma, la prima volta non è andata benissimo, quindi...
dice stiracchiandosi e io alzo gli occhi al cielo, lei annuisce.
A: alla fine Walt ti ha chiamato?
J: cosa?
A: non parlo con te, dicevo a Zoe.
io: oh, beh, non proprio lui, sua madre.
J: scusate, potreste spiegarmi? perché Walter avrebbe dovuto chiamarti?
A: Walter Junior, in realtà. o Flynn se preferisci.
J: ma che cazz...? perché il figlio di Walt dovrebbe chiamarti?
A: conosci il professor White?
J: ehm... no. insomma, sì. era il mio professore al liceo. ma perché suo figlio dovrebbe chiamarti?
io: sua madre ragazzi, sua madre mi ha chiamata. è per delle ripetizioni di storia ok? è solo fino a quando non ci saranno gli esami di recupero.
A: quindi tutta l'estate.
io: sì, una volta a settimana. a proposito, devo mandarle un messaggio, l'altra volta me ne sono andata così, senza neanche salutare...
affermo prendendo il telefono.
A: perché?
io: beh perché...
ragiono un po' per cercare di ricordarmi.
io: Jesse non era ancora tornato ed ero in pensiero.
dico per poi cominciare a digitare sul telefono un messaggio di scuse a Skyler.
J: quindi immagino di non dovermi preoccupare di questo Flynn...
dice appoggiando un gomito allo schienale della mia sedia e cominciando a giocherellare con una ciocca dei miei capelli.
A: non penso che a Zoe non interessino i disabili.
alzo lo sguardo e le lancio un'occhiataccia. perché tutti devono giudicare male le persone meno fortunate di noi? non l'ha mica voluto lui santo cielo!
A: ok, scusa.
afferma alzando le braccia in segno di resa e stringendosi nelle spalle.
J: il figlio del signor White è disabile?
io: credevo che lo sapessi... insomma, pensavo te l'avesse detto...
A: scusa Zoe ma che hai bevuto? perché il suo professore di chimica avrebbe dovuto parlargli della sua vita privata?
se solo sapesse...
io: sì, già, hai ragione, mi sono sbagliata.
all'improvviso qualcuno bussa alla porta, insistentemente.
A: chi sarà a quest'ora?
mi stringo nelle spalle mentre vado alla porta, sono quasi le otto di sera e non aspettavamo nessuno. apro e mi trovo davanti Victor, faccio per richiudere e sbattergli la porta in faccia ma lui entra prima che possa fare qualsiasi cosa, io faccio un passo indietro.
io: vattene.
dico calma, non ho voglia di cominciare a urlare.
V: oh, no. scordatelo.
A: Zoe cosa... oh.
mi giro e Alex sta guardando a bocca aperta Victor mentre Jesse sembra sul piede di guerra.
V: vedo che sei in buona compagnia.
dice squadrando Jesse dalla testa ai piedi.
io: Victor vai via, non voglio litigare.
V: no, ora tu mi ascolti, ieri ti ho lasciato parlare e ho cercato di capire come ti sentissi, ti ho lasciato del tempo. ma ora basta, io e te ci amiamo e lo sai bene.
mi prende per il braccio e lo stringe.
io: Victor mi fai male!
dico cercando di liberarmi dalla sua presa, non riuscendoci. Jesse interviene subito e lo allontana da me.
J: lasciala stare stronzo!
V: e tu chi saresti? l'avvocato delle cause perse?
usa sempre questa battuta quando si sente minacciato, che bambino.
J: no, sono il suo ragazzo. e ora esci subito da qui se non vuoi che prenda il tuo bel nasino rifatto e te lo spezzi in due.
Victor sbuffa divertito e mi guarda.
V: davvero? sul serio? mi rimpiazzi con questo... drogato? mandi a puttane otto mesi insieme per cosa? lui?
io: non sono io quella che ha mandato a puttane il nostro fidanzamento.
lui sospira.
V: non ci credo... anzi sai una cosa? fanculo. tieniti il tuo tossico fin che puoi, goditi questi momenti, non finisce qui. tornerai a Milano con me.
dice per poi uscire di casa sbattendo la porta. sento le mani di Alex appoggiarsi sulle mie spalle e Jesse si gira verso di me.
io: scusate... non ho parole... io non credevo che sarebbe arrivato a tanto... mi dispiace davvero.
A: no, ma che dici? non ti devi scusare. è colpa sua, tu non ne sei responsabile.
J: Alex ha ragione, non devi preoccuparti ok?
annuisco lentamente e poi lui mi abbraccia e mi bacia sulla testa.
J: non permetterò che ti porti via.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora