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sono passati quattro mesi da quando Jesse mi ha cacciata dalla sua vita, mi manca, tanto. per quanto tutti mi dicano di andare avanti, io non ce la faccio. non so neanche dove si sia trasferito adesso, e di certo non posso chiederlo a Walt, non posso pretendere che tradisca un amico.
vorrei solo tornare indietro, sono sempre più convinta che sia colpa mia, se solo gli avessi dato più attenzioni, sono sicura che ora vivremmo ancora felici e contenti.
siamo a inizio ottobre, Alex frequenta un college fuori Albuquerque, di conseguenza ci sentiamo solo su Skype. io continuo a lavorare nel bar infondo alla strada e Victor viene sempre a prendermi, abbiamo legato molto in questi mesi e siamo tornati ad essere quelli che eravamo prima di metterci insieme, credo che un'amicizia come la nostra non possa più svanire.
ho passato tutta l'estate ad aiutare Flynn con storia e ha superato gli esami alla grande, ora è come se facessi davvero parte della famiglia, sono praticamente sempre da loro. è sempre Skyler ad invitarmi, probabilmente perché sa quanto sto soffrendo per Jesse e si sente in colpa per averne parlato male, mi tratta come una figlia, abbiamo passato notti insieme mentre io piangevo e lei mi consolava, questa sua presenza nella mia vita mi fa davvero bene. inoltre Skyler ha partorito da poco e la bambina, Holly, è tenerissima, sono praticamente la sua babysitter ufficiale.
essendo così spesso a casa di Walt mi è capitato qualche volta di vedere Jesse riaccompagnarlo a casa, quando Skyler non è in casa, ma mi sono limitata ad osservarlo dalla finestra, anche se nell'ultimo periodo non lo vedo più molto spesso.
proprio ora sono a casa White e sto guardando la televisione insieme a Walt, mentre Skyler è nell'altra stanza che cerca di far addormentare la bambina. è tutto il giorno che Walt si comporta in modo strano, da quando ha ricevuto la chiamata di una sua ex alunna, è nervoso e irritato, dev'essere successo qualcosa, a me non la da a bere. dopo poco Skyler viene in soggiorno.
S: finalmente si è addormentata.
dice per poi sospirare, Walt sorride.
S: da quando vi interessano i documentari sugli elefanti?
chiede divertita.
io: sono istruttivi, davvero.
affermo ridendo e lei mi sorride e va in cucina.
S: ah, amore, stanno finendo i pannolini, ti dispiacerebbe andarli a prendere?
lui si alza di scatto e io lo seguo con lo sguardo, lo vedo scendere in cantina, quindi mi alzo anch'io.
io: penso che tornerò a casa, si è fatto un po' tardi, quindi ne approfitto e mi faccio dare un passaggio da Walt.
S: certo, ci vediamo domani?
io annuisco e poi ci abbracciamo. Walt è già sulla porta e sta uscendo, io lo raggiungo e noto che ha un borsone nero in mano, che sembra molto pesante.
W: perché sei qui?
dice percorrendo il vialetto per raggiungere la macchina.
io: è successo qualcosa, lo so, si tratta di Jesse non è vero?
chiedo preoccupata seguendolo. lui resta in silenzio.
io: cosa c'è in quel borsone?
W: niente.
dice aprendo la portiera e mettendolo sui sedili posteriori.
io: e invece sì, Jesse è nei guai?
lui sospira seccato portandosi le mani al viso, ma poi si ferma un attimo e mi guarda, come se avesse appena avuto l'idea del secolo.
W: sali.
io lo guardo male.
W: ho detto sali.
non me lo faccio ripetere un'altra volta e salgo sul sedile del passeggero, poi partiamo.
io: hai intenzione di dirmi dove stiamo andando, cosa c'è in quel borsone e soprattutto perché ti servo io?
W: stiamo andando da Jesse, in quel borsone c'è circa mezzo milione di dollari e mi servi per ricordargli che è ancora in tempo per cambiare idea.
io: cambiare idea? su cosa? Walt mi stai spaventando, cosa succede? è stata la chiamata di oggi? quella della tua ex alunna...
lui frena di colpo e mi guarda.
W: non era una mia ex alunna...
io: e chi era?
lui sospira.
W: la ragazza di Jesse.
lo fisso senza dire niente, se credevo di aver quasi dimenticato la storia con Jesse, queste parole mi stanno facendo ricredere. sento come se il mio cuore si spezzasse in mille pezzi, e il che non è possibile dato che si era già spezzato quando Jesse mi aveva cacciata dall'ospedale, ma mi fa capire che in realtà non l'ho mai dimenticato e non credo che potrò mai farlo.
io: oh... e come si chiama?
non so perché l'ho chiesto, ma mi è venuto spontaneo voler sapere qual è il nome della ragazza che ora sta insieme a Jesse.
W: Jane... non volevo dirtelo, è da un po' che stanno insieme, ma ho bisogno di te stasera, forse... non so, vedendoti magari si ricorderà di com'era quando stava con te e si renderà conto che quello che è diventato non è davvero lui.
io: fermo, cos'è successo a Jesse?
lui sospira ancora.
W: da quando sta insieme a questa ragazza è cambiato molto, lei è una tossica e ha trascinato con se anche Jesse, si fanno di eroina dalla mattina alla sera, sono sempre sballati. a causa di questo stavamo per perdere un affare grandioso, e io ho perso la nascita di Holly.
annuisco lentamente cercando di elaborare quello che ho appena sentito.
io: e perché la sua ragazza ti ha chiamato?
W: ha preteso che dessi a Jesse la sua parte dei soldi guadagnati da quell'affare. glieli avrei dati una volta che si fosse ripulito, non voglio che si uccida spendendo tutti i soldi in droga. ma lei ha minacciato di dire tutto alla polizia e io non ho potuto fare altrimenti.
io: ok...
lui riparte e si ferma dopo una ventina di minuti davanti ad una casa.
W: sei pronta?
io: credo di sì.
affermo molto dubbiosa, lui appoggia una mano sulla mia e io lo guardo.
W: il ragazzo che aprirà alla porta non è il nostro Jesse ok?
annuisco.
W: cerca solo di essere forte.
io: certo.
scendiamo dall'auto e ci piazziamo davanti alla porta, poi Walt bussa. ci viene ad aprire subito dopo una ragazza, suppongo che sia Jane, è alta e magra, ha la carnagione molto chiara che fa contrasto con i suoi lunghi capelli neri che le cadono sulle spalle e formano una frangetta sulla fronte.
ci squadra entrambi dall'alto in basso e poi fa per prendere il borsone che Walt ha in mano ma lui lo tira indietro, lei lo fissa alzando le sopracciglia.
W: Jesse. non tu.
dice così seriamente come non l'ho mai visto fare prima.
lei si sposta e apre di più la porta. lui si avvicina e lo vedo, è vestito come al solito, sembra solo più magro. una barbetta gli contorna il viso e ha i capelli totalmente spettinati, ma credo comunque che sia bellissimo. appena i nostri occhi si incontrano noto le occhiaie profonde, ha lo sguardo spento, non l'ho mai visto così, lui mi guarda male.
J: che ci fa lei qui?
chiede a Walt.
W: è qui per te.
mi lancia un'occhiata di disprezzo.
J: beh io non gliel'ho chiesto.
fa per prendere il borsone ma Walt lo tiene stretto, Jesse lo guarda senza mollare la presa.
W: per una volta comportati da uomo.
dice per poi lasciargli i soldi.
W: come faccio a sapere che starà zitta?
Jane: mi sa che non puoi.
dice per poi sorridere divertita.
Walt si gira verso Jesse.
J: non sentirai più parlare di noi due.
dice per poi guardarmi, mi squadra dall'alto in basso, ora non più con disprezzo, credo di scorgere un po' di nostalgia nel suo sguardo, come se cercasse di fissarsi nella mente la mia immagine per non dimenticarsela.
io: Jesse... ti prego...
dico con voce fioca, Jane mi guarda male.
W: tu non sei lucido, Jesse. stai commettendo uno sbaglio.
la ragazza non gli lascia nemmeno finire la frase che ci ha già sbattuto la porta in faccia, io sussulto per il rumore e poi guardo Walt che scuote la testa.
W: andiamo, ti riporto a casa.
dice scendendo gli scalini.
io: cosa? tutto qui? non cerchiamo di farlo ragionare, di rimetterlo in sesto o che altro?
chiedo allibita, seguendolo.
W: è tutto inutile, non tornerà più quello di prima.
dice entrando in auto e io non posso far altro che entrare con lui, poi mi riporta a casa.
W: ecco, siamo arrivati.
sospiro.
io: quindi è così? è così che finisce?
W: mi sa proprio di sì.
annuisco lentamente e poi esco dall'auto cercando di trattenere le lacrime. appena entro in casa scoppio in un pianto isterico, prima credevo che rivederlo sarebbe stato bello, ora capisco che mi ha fatto più male che bene.

la mattina dopo mi sveglio a causa della suoneria del mio cellulare, lo prendo e senza neanche guardare rispondo.
io: pronto?
dall'altro capo del telefono non risponde nessuno, ma capisco che c'è qualcuno in linea dal suono del suo respiro affannato.
io: pronto?
chiedo nuovamente per poi scostare il telefono d all'orecchio e guardare chi mi ha chiamata, appena vedo il nome di Jesse sullo schermo, sgrano gli occhi e mi metto seduta sul letto, riavvicino lo smartphone.
io: pronto? Jesse? sei tu?
J: sì... sono io...
ha la voce spezzata e tira su col naso.
J: mi dispiace. mi dispiace tanto. non sapevo chi chiamare, e lei... lei... cazzo... sei la prima che mi è venuta in mente, io non so cosa fare. non può essere vero...
comincia a parlare a macchinetta e io capisco meno della metà di quello che dice, sembra devastato, qualunque cosa sia successa è grave.
io: ehi, Jesse calmati, non sto capendo niente. respira ok? respira profondamente e parla piano, cos'è successo?
per qualche secondo c'è silenzio.
J: lei è morta... Jane... Jane è morta.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora