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quel martedì, alle tre in punto, mi trovo davanti a casa di Jesse.
J: ehii!
dice aprendomi con un sorrisetto sul viso, ricambio il sorriso.
io: ciao.
faccio per entrare ma lui mi mette una mano dietro la schiena e mi trattiene per baciarmi sulla guancia, gli sorrido imbarazzata e poi entro.
non è ancora molto arredata, c'è solo un divanetto, un tavolino in vetro, un puff e la tv.
io: carino.
dico guardandomi intorno.
J: sì beh, devo ancora finire di arredare. pensavo di metterci delle casse per la radio, ne ho viste alcune in un negozio che sembrano una bomba!
dice esaltato.
io: è un'idea.
mi siedo sul divano e lui si siede in parte a me allungando il braccio sullo schienale dietro le mie spalle.
io: quindi che si fa?
J: non lo so, ti va di guardare un film?
annuisco e lui accende la tv ed entra su Netflix. decidiamo di guardare "In Time", un thriller di fantascienza, che trovo molto carino. per tutto il film, Jesse non fa altro che avvicinarsi pericolosamente a me, non ho la minima idea di quello che abbia in mente, ma di sicuro non mi piace.
J: è stato bello, no?
chiede avvicinandosi al mio orecchio, io mi giro per guardarlo e sorrido sarcasticamente.
io: sì, se avessi prestato più attenzione al film che a me, lo sapresti.
lui sorride e si avvicina ancora, siamo davvero troppo vicini.
io: Jesse che fai?
chiedo seria, sono venuta qui per essere sua amica, non qualcosa che può usare per dimenticare Jane e tutto questo suo flirtare mi urta.
lui si morde il labbro inferiore e mi sposta una ciocca di capelli dietro le spalle, sfiorandomi il collo.
J: te l'ho detto, mi manchi.
sento il suo respiro sulle mie labbra, deglutisco. se lo baciassi non riuscirei più a fermarmi e mi lascerei solo usare, ma lo voglio così tanto...
quando capisco che sta per succedere qualcosa di irreparabile, sento un suono, è il suo telefono che squilla.
io: è il tuo, non rispondi?
chiedo cercando di non far tremare la voce, lui si morde ancora il labbro guardandomi e restando in silenzio.
io: potrebbe essere importante.
Jesse mi sorride e poi si allontana per rispondere, io caccio un sospiro di sollievo sperando che lui non l'abbia sentito e mi rimetto composta.
all'improvviso Jesse comincia a urlare al telefono e io sussulto.
J: NO! sentimi bene, trova quell'indirizzo!
dice prendendo la felpa appoggiata al puff.
J: Badger non m'interessa come! devi farmi sapere dove lo stanno portando!
riattacca e fa per uscire di casa, poi si ferma e mi guarda.
J: cazzo... io devo andare, non ci metterò molto. aspettami qua ok?
io: ma cos'è successo?
J: te lo spiego dopo, ora sono impegnato.
dice per poi correre fuori.
sospiro e mi sdraio sul divano fissando il soffitto.
aspetto, aspetto, aspetto. aspetto per ore. quando è ormai il tramonto decido che è meglio andarmene, mi alzo ma sento la serratura della porta fare rumore e infine aprirsi.
io: alla buon'ora! me ne stavo andando, dove sei stato?
J: lo so, scusa, ma...
si gira verso la strada sentendo un'auto accostare. io rimango ferma a guardarlo in attesa che continui a parlare, ma lui fa qualche passo verso la porta e poi comincia a parlare alla persona che sta venendo verso di lui.
J: ehi non avete niente su di me ok? puoi chiamare il mio avvocato, Saul Goodman. parla con il mio avvocato ok? ehi mi senti? non ho niente da dire, te l'ho spiegato, puoi
faccio per avvicinarmi per vedere chi sia la persona con cui sta parlando, ma Jesse riceve un pugno in pieno viso e fa un volo in mezzo alla stanza. sussulto e faccio un passo indietro per la paura, in un attimo l'uomo che gli ha tirato un pugno è sopra Jesse e finalmente riesco a vederlo. non credo ai miei occhi, è Hank, il cognato di Walt.
H: avete il mio cellulare, conosci il nome di mia moglie! come hai fatto?!
dice tirandogli pugni in faccia come fossero carezze.
H: parla! con chi lavori?!
all'improvviso Jesse non si ribella più, non si muove, è inerme sul pavimento in legno e Hank smette di picchiarlo.
io: oddio...
dico portandomi le mani alla bocca per soffocare un grido. Hank si gira verso di me e sgrana gli occhi.
H: che ci fai qui Zoe?
io: oddio...
non riesco a dire altro, dalla mia bocca non esce altro.
Hank si alza e si allontana da Jesse e io corro da lui, inginocchiandomi lì in parte.
io: oddio, oddio, Jesse!
lo scuoto ma non da segni di vita.
io: che cazzo hai fatto Hank?! Jesse ti prego svegliati.
dico in lacrime continuando a scuoterlo.
H: Zoe...
fa per avvicinarsi ma io lo fermo.
io: no, non ti avvicinare, stammi lontano! se vuoi fare qualcosa di utile, chiama una cazzo di ambulanza!
lui fa come gli dico e la chiama, dopo cinque minuti arrivano, insieme alla polizia.
portano via Jesse in barella, io sto per raggiungerlo ma un poliziotto mi ferma.
Poliziotto: mi scusi, sono l'agente Withmore, ci servirebbe la sua deposizione.
lo guardo senza capire, sto ancora piangendo ma cerco di ricompormi.
Poliziotto: so che è difficile, è un'amica del ragazzo che è stato picchiato?
annuisco asciugandomi le lacrime.
Poliziotto: ci servirebbe che venisse in centrale per raccontarci la sua versione dei fatti, era in casa al momento dell'accaduto giusto?
io: io pensavo di andare insieme a lui... per sapere come sta...
dico con voce flebile, indicando la barella che stanno mettendo sull'ambulanza.
ci si avvicina un uomo che non è in divisa.
...: devi essere Zoe, giusto?
annuisco.
...: io sono George Merkert, il capo della polizia, nonché capo di Hank e suo amico.
gli stringo la mano fissando per terra.
Signor Merkert: ti farò solo qualche domanda, poi ti farò accompagnare da un mio agente in ospedale ok? così potrai sapere come sta il tuo amico.
io: d'accordo.
il poliziotto se ne va e restiamo io e lui.
Signor Merkert: so che sei molto amica della famiglia di Hank.
io: sì, è vero.
Signor Merkert: come li conosci?
io: facevo ripetizioni al nipote di Hank, e poi siamo rimasti amici.
Signor Merkert: sapevi che Jesse Pinkman è un sospettato di un'indagine che sta svolgendo Hank?
scuoto la testa.
Signor Merkert: bene... quindi non sapevi che Hank lo stesse osservando da giorni?
io: no signore.
Signor Merkert: cosa facevi a casa di Jesse Pinkman?
io: beh, mi aveva invitata per guardare un film.
Signor Merkert: ma da quanto ne so Hank ha detto che Pinkman stava rincasando, quindi ti aveva lasciata a casa sua, da sola?
io: sì.
Signor Merkert: e perché?
io: io non lo so... eravamo insieme e poi...
mi blocco.
Signor Merkert: e poi?
lo guardo male.
io: cosa c'entra adesso? perché interrogate me e non Hank?! io non risponderò più a nessuna domanda senza un avvocato ok?! e ora fatemi andare da Jesse!
urlo spazientita. non so dove sia andato Jesse, ma sono quasi sicura che potrebbe mettersi nei guai se dicessi qualcos'altro.
Signor Merkert: d'accordo.
chiama un suo agente che mi scorta fino in ospedale, sono preoccupata a morte.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora