29

240 13 2
                                    

passano alcuni giorni, io e Victor siamo sempre più uniti, mentre con Jesse le cose non vanno tanto bene, non lo vedo quasi mai e quando ci vediamo lui è sempre ubriaco o fatto e non facciamo altro che litigare.
come ogni notte, torno a casa dal lavoro per le due, con Victor, che viene sempre a prendermi. lo saluto e poi entro in casa.
io: sono tornata.
urlo poggiando le chiavi di casa sullo scaffale in corridoio, non trovando risposta metto la borsa in camera e poi busso alla porta della camera di Jesse, nessuna risposta. busso ancora, sempre silenzio. entro nella stanza e lo vedo sul suo solito materasso, non si è mai disturbato a prendersi un letto, nonostante continuassi a ripeterglielo. lo guardo un po' mentre dorme, è così bello. quando me ne sto per andare mi cade l'occhio sul pavimento accanto a lui, c'è una siringa. mi avvicino e la raccolgo, la guardo attentamente ma dei rumori mi interrompono e mi giro verso Jesse, sta soffocando nel suo vomito.
io: oh mio dio! Jesse!
comincio a scuoterlo per svegliarlo ma non da segni di vita, così lo metto su un fianco, per evitare che si strozzi. quando finalmente smette di vomitare cerco ancora di svegliarlo, ma senza successo.
io: Jesse! Jesse svegliati! Jesse!
lo scrollo violentemente, gli urlo contro di svegliarsi, gli tiro perfino dei pugni sul petto, ma non riesco a rianimarlo. scoppio a piangere e appoggio l'orecchio al suo petto, lancio un sospiro di sollievo sentendo il suo cuore battere. faccio per chiamare un'ambulanza ma mi rendo conto che non posso, se lo facessi capirebbero subito che si è iniettato qualcosa in vena e chiamerebbero la polizia, e Jesse non me lo perdonerebbe mai, e neanch'io potrei perdonarmelo.
quindi mi siedo e gli appoggio la testa sulle mie gambe, gli accarezzo i capelli tra i singhiozzi.
io: ti prego svegliati... svegliati Jesse. ti giuro che se ora ti svegli non rivedrò più Victor, farò tutto quello che vuoi, ma per favore, svegliati.
all'improvviso mi viene un'idea, chiamo White.
prendo il telefono senza spostarmi da dove sono e clicco sul suo nome in rubrica, risponde dopo diversi squilli.
io: pronto? Walter?
Walter: Zoe? ma sai che ore sono?
chiede con la voce impastata dal sonno.
io: sì... scusa... ma credo che Jesse sia nei guai... sono tornata a casa e l'ho trovato svenuto in camera, non so se sia veramente svenuto... credo che si sia iniettato qualcosa, fatto sta che non si sveglia più, stava per soffocare nel suo vomito, non so che fare.
affermo tra le lacrime.
Walter: ok, Zoe calmati. devi assolutamente chiamare un'ambulanza, subito.
io: un'ambulanza? no... io... io non posso. Jesse mi odierebbe, finirebbe in prigione!
Walter: non preoccuparti per questo, ci penserò io. ora la cosa importante è che Jesse stia bene, chiama subito l'ambulanza.
io: sì... d'accordo.
riattacco e poi chiamo il 911, i paramedici arrivano dopo neanche dieci minuti e caricano Jesse sull'ambulanza.
sono una stupida, avrei dovuto chiamarla subito l'ambulanza. se ora Jesse starà male sarà solo colpa mia, che cazzo avevo per la testa?!
salgo in auto e vado subito in ospedale, una volta arrivata chiedo subito di Jesse ma non mi danno nessuna notizia. sono devastata, non so più che fare, così decido di chiamare Victor, è l'unico che in questo momento ho voglia di sentire.
V: pronto?
io: ehi... ciao...
dico torturandomi l'unghia del pollice e andando avanti e indietro per la sala d'attesa dell'ospedale.
V: ehi piccola, dimmi tutto.
io: ecco... ti sto disturbando?
V: no, certo che no. tu non disturbi mai.
io: allora potresti raggiungermi in ospedale?
V: in ospedale?
chiede allarmandosi.
io: sì... sono qui per Jesse...
mi viene un nodo alla gola e sento le lacrime agli occhi.
io: vedi io... scusami, tu lo detesti, è che non so davvero che fare...
dico con voce spezzata.
V: ehi, tesoro, non preoccuparti, arrivo subito.
io: grazie mille.
mi siedo su una sedia e lo aspetto, cerco di calmarmi, ma appena lo vedo varcare la soglia delle porte scorrevoli, dopo interminabili minuti, non posso fare a meno che scoppiare a piangere. lui corre verso di me e io mi alzo, poi mi accoccolo tra le sue braccia e lui mi stringe.
io: mi... dispiace. io non sapevo chi altro chiamare...
dico quando finalmente ci stacchiamo.
V: tranquilla, ti capisco.
mi accarezza i capelli.
V: cos'è successo a Jesse?
io: non lo so... si è fatto di qualcosa... non so cosa fosse. so solo che l'ho ritrovato svenuto...
affermo ancora scossa.
V: ok, tranquilla, ora come sta?
io: non lo so, non mi dicono niente.
lui annuisce.
V: aspetta qui.
si allontana e va dall'infermiere dietro il bancone, si scambiano qualche parola e poi Victor torna da me.
V: è in terapia intensiva.
non so come abbia fatto ma al momento è quello che mi preoccupa di meno.
io: posso vederlo?
lui si guarda un po' intorno e poi sospira.
V: vieni con me.
dice per poi prendermi la mano e trascinarmi in ascensore.
V: non potremmo andare in questo reparto, quindi cerca di non dare nell'occhio.
annuisco non curante della frase che mi ha appena detto.
appena si aprono le porte dell'ascensore, schizzo fuori, percorro il corridoio e guardo dentro ogni porta, per fortuna Victor mi raggiunge e mi ferma prima che possa farmi notare dalle infermiere.
V: ehi, calma... guarda lì.
indica una porta con le persiane socchiuse, riesco a vedere dentro la stanza, c'è Jesse collegato a delle macchine.
io: oddio.
sento le gambe cedere e cado addosso a Victor che mi prende prontamente, scoppio in lacrime tra le sue braccia.
V: andiamo via da qui ok?
torniamo in sala d'attesa e ci mettiamo in un angolo un po' appartato.
io: tutto questo non è possibile.
dico dopo un po' che siamo stati in silenzio, lui si gira verso di me e io lo guardo.
io: mi dispiace così tanto...
V: per cosa?
io: per noi, io e te...
lui sbuffa sorridendo e io lo guardo meglio, ho sempre adorato le fossette che si creano sulle sue guance quando sorride. mi avvicino lentamente a lui, e poi con uno scatto veloce gli prendo il viso tra le mani e lo bacio, ho bisogno di lui, voglio sentirlo più vicino.
V: Zoe...
lui mi stacca e solo ora mi rendo conto della gran cazzata che ho appena fatto. mi allontano e fisso il pavimento.
io: l'ho ignorato.
lui torna a guardarmi.
io: l'ho ignorato, in tutti questi giorni, non ho fatto che ignorarlo. lui era lì, davanti a me, e io non lo vedevo. stava male da giorni, per me, e io non me ne sono accorta.
V: Zoe non è colpa tua.
io: sì, lo è.
sbuffo e guardo in alto.
io: sai che non ci siamo mai detti ti amo? neanche una volta... ed è veramente una cosa stupida, lo so, ma non sono mai riuscita a dirglielo.
Victor appoggia una mano sulla mia spalla e ricominciano a scendermi le lacrime.
io: non può morire senza che io gli abbia detto ti amo, lui deve saperlo.
mi lascio avvolgere dalle braccia di Victor e lentamente mi addormento lentamente.

V: Zoe, svegliati. Zoe?
dice scuotendomi, io apro gli occhi e lo guardo.
V: c'è il dottore di Jesse.
mi metto subito seduta composta e guardo il signore in camice bianco davanti a noi.
io: lui... lui sta bene?
Dottore: sì, è fuori pericolo. sta ancora dormendo, ma si sveglierà a breve, potete andare da lui se volete.
io: oh, grazie mille, davvero.
affermo alzandomi e stringendogli la mano.
Dottore: ovviamente appena si sarà ripreso dovrò chiamare la polizia, per possesso e abuso di stupefacenti.
io annuisco lentamente.
io: certo... capisco, non si preoccupi.
lui mi guarda per un po' e poi sorride appoggiando una mano sulla mia spalla.
Dottore: non preoccuparti, c'è ancora tempo, adesso vai a trovare il tuo amico, gli farà piacere vederti.
annuisco sorridendo e poi mi avvio insieme a Victor, nella stanza di Jesse. una volta davanti alla porta sospiro.
V: ti aspetto al bar, fai con calma.
io: d'accordo.
lui mi bacia sulla fronte e poi si allontana. io prendo un bel respiro e poi entro, mi siedo sulla sedia accanto al letto e gli prendo la mano.
io: Jesse? mi senti?
lui non risponde, evidentemente sta ancora dormendo.
io: sei uno stronzo egoista! non hai pensato a me, imbecille? che cazzo faccio io senza di te, eh?
affermo sbuffando.
io: non posso perderti Jesse, io ti amo.
J: davvero?
chiede con voce impastata aprendo gli occhi.
io: oddio, Jesse...
gli accarezzo la guancia.
J: ho un dejavu.
dice sorridendo e io ricambio, lui appoggia la mano sulla mia e diventa serio.
J: davvero mi ami?
io annuisco e lui sospira.
io: che c'è?
mi prende la mano incrociando le nostre dita.
J: devi farmi un favore.
io: certo, tutto quello che vuoi.
J: devi uscire da questa stanza e non voltarti indietro, poi devi andare da Victor e dirgli che potete riprovarci, e se andrà bene, devi promettermi che lo sposerai.
lo guardo male.
io: come? non capisco...
J: io non posso più far parte della tua vita.
io: cosa?!
urlo scattando in piedi.
io: è perché ho chiamato l'ambulanza e ora sarai nei guai con la polizia vero? io non volevo ti giuro, ma non sapevo che altro fare e tu stavi male...
J: non è per quello, hai fatto bene a chiamare l'ambulanza.
io: e allora perché?
J: perché non sono giusto per te. mi metto sempre nei guai e combino casini, e la cosa peggiore è che ti coinvolgo. non voglio che ti succeda niente, ci tengo troppo a te ok?
sospira ancora.
J: passerò a prendere le mie cose a casa tua nei prossimi giorni.
io: no... non importa se mi coinvolgi davvero, è divertente.
dico sorridendo tra le lacrime.
io: non puoi lasciarmi così... avevi detto che non te ne saresti andato, io ho bisogno di te!
J: non posso più essere quello di cui tu hai bisogno.
mi allontano lentamente dal letto e poi corro fuori dalla stanza, senza voltarmi, come voleva lui.

Qualcosa Per Cui DrogarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora