-mamma e papà, Summer e Victoria, vi devo dire una cosa-
siamo a tavola a pranzare, l'atmosfera è serena, ora o mai più.
-non so bene come iniziare né cosa dire in realtà, perciò prenderò la via più semplice: sarò diretta.
è da un po' che sto attraversando un periodo strano della mia vita, un periodo di novità, un periodo di scoperte. bene, a proposito, ho scoperto che mi piacciono le ragazze- mi fermo un attimo, vedere le loro facce mi scoraggia un po' ma poi prendo un bel respiro e continuo.
- lo so a cosa state pensando, non avreste mai pensato di poter convivere con una cosa del genere, magari siete anche delusi. ma lasciatemi spiegare vi prego. mamma, papà, voi lo sapevate già, o meglio, ve ne avevo già parlato ma nel modo sbagliato. non ero pronta e non avevo capito bene la situazione in cui mi trovavo, quindi vi ho ascoltato e..ho lasciato Emily. solo che io poi ho avuto molto tempo per pensare, a chi sono, a cosa voglio o a quali potrebbero essere le conseguenze. ora dopo praticamente più di un anno lo so e sono qui a parlarvene. però, prima di ogni altra cosa al mondo io voglio, ho bisogno, del vostro appoggio, vorrei potervi parlare di tutto quello che mi succede senza temere niente. mamma tu hai detto che vuoi solo la mia felicità, beh io sarò felice solo sapendo che state dalla mia parte, mi basta questo. ora vi prego dite qualcosa- smetto di parlare, guardo ognuno di loro.
silenzio.
-Brooke non c'è nessun problema- Victoria
-esatto, noi ti vorremo bene sempre e comunque- Summer -vero mamma e papà?-
-ma certo che ti vogliamo bene Brooke, solo che io non so quanto possa essere facile questa situazione- mamma
-ma non c'è bisogno che sia facile perché come me la sono cavata fino ad ora continuerò a fare, mi basta che ne valga la pena ed è così- rispondo
-non so, non sono convinto- papà
-so che dovete metabolizzare ma...-
-non si tratta di metabolizzare, io non so se mi va bene. e se dovessero prenderti di mira?- mi interrompe mio padre
okay. basta.
non posso ancora abbassare la testa, non voglio.
non posso ancora far finta che vada tutto bene, non posso essere chi non sono.
ho già fatto abbastanza.
ora inizio ad urlare.-papà mi dispiace che la pensi così ma non puoi cambiare ciò che sono, io ho cercato di farvi capire il mio punto di vista ma proprio non ce la fate. lo volete capire che il mondo è cambiato? che non è più come quando eravate adolescenti voi? certo non a tutti ancora va bene ma c'è un'atmosfera più tollerante. si sta meglio. smettetela di fare così, non ho mai avuto problemi e non ho intenzione di crearmene- sbotto per poi alzarmi da tavola e uscire di casa.
non ci posso davvero credere, è incredibile. sono sua figlia.
sono immersa tra i pensieri negativi, continuo a camminare e camminare.
arrivo lontano.
penso.
sono arrabbiata.
sono delusa.
ma torno.sono vicino casa.
-donna indipendenteeee- ancora lei
-che c'è- rispondo fredda
-niente volevo solo salutare, ma non avrei dovuto evidentemente- sussurra abbassando la testa
-beh no, non avresti dovuto. ma tanto non devi mai e lo fai sempre- dico acidamente
-ah...okay, scusa, non avevo idea io...volevo solo aiutare. ti ho vista uscire qualche ora fa e non sembravi stare bene- sembra triste
-non sto bene nemmeno ora se proprio lo vuoi sapere. io non so davvero più cosa fare, sento che sto per impazzire- abbasso il tono
-ti lascio in pace allora...- dice sconsolata.
si gira per andarsene ma non ha neanche il tempo di fare un passo che la prendo per un braccio e la tiro verso di me.-no ti prego non lasciarmi sola-
forse l'ho tirata un po' troppo forte perché improvvisamente me la ritrovo a pochi centimetri di distanza. i nostri nasi quasi si toccano, non avevo mai notato fino ad ora i suoi occhi marroni tendenti al verde, pensavo fossero più scuri.
sento il suo respiro incrociarsi al mio.
nessuna delle due si muove.
mi cadono gli occhi sulle sue labbra, sono così piccole ma allo stesso tempo così provocanti.
non so se sia la cosa giusta da fare, ma so che quello che vorrei ora è baciarla.
alzo lo sguardo di nuovo ai suoi occhi, sta guardando anche lei le mie labbra.
è un segno?
non lo so.
non so cosa stia succedendo ma decido di non pensarci.
prendo iniziativa.
mi avvicino lentamente e prima di accorgermene mi ritrovo con le mie labbra sulle sue.
le lascio il braccio per mettere entrambe le mani dietro la sua schiena.
qualche secondo ancora e si allontana.
ci guardiamo.
accenna un sorriso.
ricambio.
-mi sbagliavo, non sei una donna indipendente, sei una ragazza intraprendente- afferma sorridendo, per poi rientrare a casa e lasciarmi lì.
di nuovo non c'è nessuno con me.solo io, i miei pensieri, e il suo sapore.
torno a casa.
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Higher lovers
Romansa-guarda c'è una stella non si muove sta ferma non se ne va resta lì, sempre- dico con la voce da bambina, poi la guardo, sta sorridendo, punto debole. mi stringe.