"Donna indipendente"

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giugno, estate.
è da due mesi ormai che non sento Rachel ed Emily. con Gayle ci ho parlato e ora è tutto a posto, almeno con lei. non potevo permettermi di escluderla dalla mia vita, non potevo fare a meno della mia più cara amica. l'ho perdonata.
so che le altre due stanno ancora insieme, ma io sto meglio.

oggi mi trasferisco nella mia casa a mare.
iniziamo ad andare io e mia madre, mio padre e le mie sorelle ci raggiungeranno per cena. per fortuna non c'è così tanto da portare, siamo già passati giorni fa.
ci sbrighiamo subito a caricare le cose in macchina, chiudiamo tutto e partiamo. durante il tragitto ascolto la musica, lo faccio sempre in macchina, anche per i tragitti più brevi. non appena indosso le cuffie tutto intorno a me sparisce, tutto si perde e mi perdo anche io. a volte mi capita di non ascoltarla neanche la musica e mettermi a pensare, non accorgendomi nemmeno dello scorrere delle canzoni. questa volta però le ascolto tutte, bene. mi perdo nelle parole, nella melodia, nel significato.
ad un certo punto mia madre mi toglie una cuffietta e mi dice che siamo arrivate, non me n'ero accorta talmente ero presa da ciò che stavo ascoltando.
esco dalla macchina e inizio a prendere la mia roba, mi dirigo verso la porta e cerco le chiavi di casa in tasca mentre mia madre cerca parcheggio. ho tante cose in mano quindi non appena riesco ad afferrare le chiavi sento che una busta mi cade dalle mani.
-presa! per un pelo-
alzo lo sguardo e vedo una ragazza davanti a me, con la busta in mano che mi sorride a 32 denti e sono confusa.
-ehm, grazie. non dovevi- dico ancora perplessa
-figurati. comunque sono Evelyn piacere- dice la ragazza porgendomi la mano
-Brooke. ti porgerei la mano anch'io ma sai non vorrei che mi cadesse mezzo mondo per terra- dico io piena di cose
-effettivamente non sei messa bene, se vuoi una mano mi trovi nei paraggi, abito lì in fondo- afferma Evelyn indicando la terza casa a sinistra della mia
-oh, non sapevo dovesse arrivare gente nuova. comunque grazie ma ce la faccio, ora devo andare- mi sento abbastanza a disagio, decido di liquidarla
-come vuole lei donna indipendente, ci si vede- posa la busta vicino alla porta, fa un altro sorriso e si dirige verso casa sua

che strana ragazza, mai vista prima oltretutto.
-Brooke chi era quella ragazza?- chiede mia madre avvicinandosi
-una che si è trasferita qui da poco- rispondo con tono poco interessato
-menomale, almeno fai amicizia con qualcuno-
-beh grazie mamma per ricordarmi sempre quanto sono sfigata- accenno un mezzo sorriso
-entriamo va- chiude il discorso

sistemo tutto velocemente, ceno e salgo sul terrazzo.
credo sia il mio posto felice.
amo stare qui di sera, guardare le stelle o affacciarmi e guardare le macchine, il mare, la gente che cammina. chissà a cosa pensano, chissà perché sono usciti, chissà dove vanno. mi piace osservare le persone e cercare di crearmi una loro storia, cercare di capire cosa provano o che vita fanno.
sono intenta a guardare la strada, quando, tra la gente che passeggia, riconosco un volto.
Evelyn.
cammina e ascolta la musica, è sola, curioso.

"come vuole lei donna indipendente, ci si vede"
indipendente io? che barzelletta.

magari mi sta anche simpatica un po'.
beh si vedrà.
che abbia inizio un'altra estate.

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