2 - Incassare

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«Salve, signor Potter. Prego, si accomodi», Jeremy Bones, da anni consulente legale di Harry Potter, accolse il suo cliente con fredda cortesia.

«Grazie, Jeremy», sospirò Harry. «Ho bisogno di qualche informazione e del tuo servizio».

«Mi dica».

«Ho chiesto a mia moglie il divorzio», iniziò il signor Potter, ignorando l'espressione di incredula sorpresa che era balenata per un attimo negli occhi del suo consulente, «ma voglio evitare a tutti i costi il processo. È possibile?».

«Il problema non è il vostro divorzio, signor Potter, ma l'affidamento dei vostri figli».

«Mia moglie li ha portati via con sé e non ne vuole sapere di farmeli vedere», si incupì Harry, pensando a James, Albus e sì, anche alla piccola Lily.

«Dipende dalla sua volontà di tenere i bambini, signore».

«Andremo incontro a un processo?».

«Assolutamente sì, a meno che lei e sua moglie non troviate un accordo».

«Allora no, Jeremy, discuterò di ciò con mia moglie in separata sede».

«Se posso...», iniziò titubante il signor Bones, «le cause che hanno richiesto la separazione sono gravi?».

«Purtroppo sì», rispose asciutto Harry. «Grazie mille, Jeremy, ti manderò un gufo con gli aggiornamenti della questione».

«Arrivederci, signor Potter».

Uscito dall'ufficio Bones & Co., Harry si Smaterializzò direttamente a Malfoy Manor, senza contare che erano le otto e mezza di mattina. Suonò il campanello e un Elfo Domestico aprì cautamente il portone.

«Salve», disse la creatura, «Anthony può fare qualcosa per lei?».

«Sì, Anthony, ho bisogno di parlare con il signor Malfoy e con la sua compagna, Ginevra Weasley».

«Anthony va a chiamare il signor Malfoy, chi deve annunciare?».

«Harry Potter».

L'Elfo lasciò Harry alla porta e corse alla camera dove dormivano Ginny e Draco.

«Avanti!», esclamò Ginny, dopo aver sentito bussare.

«Signor Malfoy, signore, signora Ginevra», balbettò Anthony entrando nella stanza, «c'è un uomo qui fuori che chiede di parlare con voi...».

«Chi è questo scocciatore?», Draco si mise a sedere sul letto, incurante di essere senza maglietta.

«Harry Potter!», squittì l'Elfo prima di defilarsi con un inchino.

Ginny apparve preoccupata e guardò il biondo, che aveva notato il turbamento nei suoi occhi azzurri. «Ginevra, tu sai perché è qui, vero?»

Senza parlare, solo arrossendo, Ginny gli porse la lettera, integra dopo un suo Reparo, che il Malfoy lesse velocemente.

«Draco, dovremmo scendere e vestirc-».

«Non pensarci nemmeno, amore mio, non sto a scomodarmi per Potter. Mettiti la vestaglia, io recupero dei pantaloni e una camicia».

Dieci minuti dopo Harry osservò – con una fitta al cuore – scendere dalle scale Ginny, divina nella sua veste da camera azzurra e splendente a braccetto di Draco, che si era premurato di lasciare aperta la camicia bianca sul petto, pieno di segni rossi lasciati dalla passione della sua bella compagna.

«A cosa dobbiamo la visita, Potter?», Draco guardò il Prescelto, mentre spostava la sedia per aiutare la compagna a sedersi.

«Lei ha già ricevuto la mia lettera riguardante quello di cui devo parlarle», replicò Harry, più rigido di un manico di scopa.

«Sì,» replicò alzando un sopracciglio "lei", «ho letto. Sei andato dal signor Bones?».

«Ci sono stato pochi minuti fa. Voglio parlarti da solo, a quattr'occhi. C'è una questione da risolvere».

Ginny sospirò, mentre sentiva la mano di Draco stringere la sua, in bella vista sul tavolo. Ricambiò la stretta e si rivolse a lui. «Amore», disse, facendo arrossire violentemente Harry, «ti dispiace lasciarci soli? Lo so che abuso già troppo della tua ospitalità...».

«Non pensarci nemmeno, Ginevra», sorrise Draco. «Vi lascio soli. Chiamami se hai bisogno, anche se conosco abbastanza bene le tue Fatture Orcovolanti».

Ginny sorrise innocentemente e si lasciò dare un bacio sulla fronte dal biondo, poi gli prese il viso e lo baciò ardentemente, sentendo lui risponderle con altrettanta passione. «A dopo», gli soffiò sulle labbra, ritrovato il coraggio che le serviva per parlare con suo marito.

Uscito Draco, la rossa rivolse la sua attenzione verso Harry, che era rimasto rigido e più pallido del Malfoy. «Allora? Qual è la questione? E per Merlino, smettila di fare quella faccia da pesce lesso!», sbottò irritata, mentre il signor Potter le scoccava un'occhiata di fuoco.

«Riguarda i bambini. Se non ci troveremo d'accordo sull'affidamento, dovremo per forza allestire un processo».

«Tu vuoi i bambini?», chiese sprezzante Ginny. «Sei un ipocrita, Harry. Me ne sono andata proprio perché non consideravi me e loro, non li lascerò con te!».

«Voglio James e Albus», replicò lui, facendo finta di non sentire. «Lily puoi tenerla con Malfoy...».

«Assolutamente no, sono la loro madre e hanno bisogno di me. Chi farà loro da figura materna se saranno con te?».

«E chi farà loro da figura paterna se saranno con te?».

«Draco!» esclamò Ginny. «È un ottimo padre per Lily e si comporta come se lo fosse con Jamie e Al».

«Malfoy a fare da padre ai miei figli? Mai!», Harry assottigliò gli occhi, scrutando sua moglie.

«Harry, ascolta», sospirò Ginny, «lo so che i vostri trascorsi sono gravi, ma Draco è davvero cambiato ed è un'ottima persona. Si occupa dei nostri figli come se fossero suoi. Possiamo giungere a un accordo: adesso li terrò io, finché non andranno ad Hogwarts. James va il prossimo anno, quindi... L'estate passeranno due mesi con me qua al Manor e un mese con te».

«Due. Due mesi con me e uno con te».

«Sono la loro madre, Morgana!».

«E io il loro padre!».

«Sono la madre di tutti e tre, tu solo di due, è un mio diritto volerli qua insieme».

«Faremo scegliere a loro con chi stare», propose Harry. «Un mese per uno e il terzo sceglieranno loro».

«Va bene», Ginny si arrese.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, scrutandosi di sottecchi. Poi Harry, dolente, si rivolse alla moglie. «Ginny... non farlo, ti prego. Distruggeresti tutta la famiglia, non solo noi. Ron e Hermione hanno già litigato...».

«Mi dispiace, Harry», lei scosse la testa, «è davvero quello che voglio. Vivere con l'uomo che amo. Mi dispiace che la mia scelta coinvolga la famiglia... ma infondo al cuor non si comanda, no? Lo dice sempre papà, è un proverbio babbano».

«Sì, lo so, ma...», Harry prese un respiro profondo, pensando che quella fosse la cosa più difficile che avesse mai fatto, «io ti amo, Ginny. Senza di te sono distrutto. Per favore, ripensaci».

Ginny lo guardò ferita, con le lacrime agli occhi. Come poteva provare a fargli capire che per lei non era più lo stesso? «Oh, Harry, io amo Draco, lo sai».

Harry incassò il colpo in silenzio. Poi si alzò e mise tutta la forza che gli rimaneva per andare verso la porta. «Non abbiamo più niente da dirci. Ti arriveranno le carte del divorzio tra qualche giorno, devi firmarle e rispedirle al Ministero. Poi sarà finita».

«Harry, io...», cominciò Ginny con la voce spezzata. «Di' a Hermione che se vuole può venirmi a trovare», mormorò infine.

Harry annuì e uscì da quella stanza infernale, dove il suo amore, per l'ennesima e dolorosa volta, era stato gettato alle ortiche.

Voglio il divorzio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora