12 - Incontri particolari

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La Quinta Conferenza Magica si tenne a Lucerna, in Svizzera, nel 1846. Maghi provenienti da tutto il mondo conosciuto si adoperarono per giungere ad un accordo: far rispettare le regole per non essere sfruttati dai Babbani.

Rose Weasley era seduta da tre ore nel tavolino sotto la finestra in biblioteca, passando da una materia all'altra. Matita ben appuntata in mano, sottolineava i concetti più importanti e li riscriveva in sintetici schemi. Di certo non pensava che il suo studio perpetuo fosse interrotto da una persona.

«Rose», scandì gelido Albus. «Cosa stai cercando di fare con Scorpius?».

«Io?», fece finta Rose, alzando a malapena la testa dal libro.

«Sì, tu. Scorpius continua a delirare sul potere e dice anche che stai cercando di plasmarlo. Cos'è questa storia?».

«Niente, Al», ma le tremò la voce e Albus, che non era finito a Serpeverde per caso, se ne accorse.

«Ascoltami bene: non so cosa tu voglia fare e non mi interessa, ma lascia fuori dai tuoi piani il mio migliore amico. Credi che non abbia notato quanto sei cambiata da quando zio Ron e zia Hermione si sono lasciati?».

«Tu non sai niente!», urlò Rose, chiudendo il libro di scatto.

«E invece sì! Anche i miei genitori si sono lasciati, ricordi?».

«Non è la stessa cosa! I miei si amavano davvero», e Rose scoppiò in un pianto dirotto.

«Ciao, Rose, io non ho altro da dirti. Devi superarlo, non c'è altro modo», e Albus si allontanò. Devo tenerla d'occhio, si disse, mentre si avviava alla Sala Comune di Serpeverde.

«Cuginetto!», lo chiamò una voce. «Dobbiamo fare due chiacchiere».

«Non è il momento, Dominique», esalò Albus stancamente.

«Invece sì. Vuoi proteggere Scorpius Malfoy? Allora ti conviene ascoltarmi».

*

Ron Weasley passeggiava per Diagon Alley. Era appena stato a fare visita ad Harry e l'aveva salutato frettolosamente, ricordandosi che non aveva più una moglie per fare la spesa. Povera Hermione, pensò, ora so cosa si prova a portare tutti questi sacchetti avanti e indietro per la Londra babbana. Decise di tagliare per Notturn Alley, nonostante fosse ancora un posto malfamato ancora dopo la guerra. Imboccò fischiettando una stradina e si godette le espressioni stupite di alcune vecchiette. Poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Una bella donna era seduta a terra, con la schiena al muro, e piangeva. Ron avrebbe volentieri tirato dritto, ma riconobbe nelle fattezze eleganti la dolce figura di Daphne Greengrass.

«Signora Greengrass!», borbottò stupito.

Daphne alzò lo sguardo e arrossì. «Oh, signor Weasley! Non badi a me, solo una crisi di nervi...».

«È sicura?», chiese lui dolcemente. «Le va un caffè?».

Daphne si stupì ad accettare e prese la mano che Ronald le porgeva. Si diressero in silenzio al Paiolo Magico e ordinarono due caffè.

«Le va di parlarne?».

«Gliel'ho detto... solo una crisi di nervi».

«Mi vuole far credere che una bella donna si accartoccia sulla strada sporca di Notturn Alley e piange disperatamente solo per una crisi di nervi?».

Daphne sorrise debolmente. «No, ha ragione. Ma non posso dire a nessuno il mio segreto, l'ho promesso. Molte famiglie sarebbero sconvolte».

«Voglio solo aiutarla, mi creda, non ho secondi fini».

«Sì, certo, le credo davvero, ma non posso ugualmente confidarmi, mi dispiace».

«È una cosa molto grave? Posso almeno sapere chi c'entra?».

«È abbastanza grave, sì. Riguarda me e mia sorella Astoria».

«Se è per una litigata, non si preoccupi, sono sicuro che risolverete», Ron le prese una mano, incoraggiante.

«Grazie», sospirò Daphne, «ma ormai tutto è perduto. Sono undici anni che mi porto addosso questo segreto e non ho fatto altro che perdere le persone che amo».

«Theodore Nott?» chiese Ron.

«Anche lui», esalò Daphne, lasciando che un'unica lacrima le scendesse sulla guancia pallida.

«Mi dispiace tanto».

«Ormai ci sono abituata. Sua sorella Ginevra è la fidanzata del mio amico Draco, giusto?».

«Sì», Ron si irrigidì.

«Allora la cosa riguarda indirettamente anche la sua famiglia, signor Weasley».

«Cielo, ma cosa può mai essere di così grave? È stato ucciso qualcuno?».

«Oh, no, è di tutt'altro genere! Ora devo andare, signor Weasley. La ringrazio tantissimo», e un meraviglioso sorriso illuminò il volto della donna, facendo risplendere di riflesso anche Ron.

«Grazie a lei! Non si faccia abbattere, signora Greengrass, lei è una donna forte».

«Grazie ancora. Arrivederci.» e Daphne si allontanò.

*

«Ma è terribile!», inorridì Albus, dopo che la cugina gli ebbe raccontato i pensieri di Rose.

«Mi dispiace, Al», fece Dominique, poggiandogli una mano sul braccio.

«Bisogna fare qualcosa. Devo convincere Scorp a lasciarla».

«Non sarebbe saggio parlargliene, potrebbe trovarsi d'accordo con Rose e appoggiarla. Devi convincerlo a lasciarla senza raccontargli niente».

«Hai ragione, Domi, ma come? Sembra che lei gli piaccia veramente... e poi mi piacerebbe far desistere Rose, le voglio comunque bene».

«Non so se è una scelta giusta, ma puoi provare», Dominique alzò le spalle candide. «Be', Al, io devo andare».

«Ci vediamo. E grazie».

La bionda Weasley uscì dallo sgabuzzino dove aveva trascinato Albus per parlare e si allontanò, ondeggiando le anche. Albus, invece, tornò in biblioteca, dove Rose era ancora a studiare. Se voleva essere la migliore si doveva impegnare!

«Rosie...».

«Oh, Albus... io devo andare, scusami», balbettò lei, raccogliendo le sue cose.

«Aspetta. Devo parlarti. So cosa vuoi fare col mio migliore amico», ignorò che Rose era impallidita, «e voglio provare a capire come mai. È per colpa degli zii, vero? Ti hanno fatta sentire non voluta?».

«Lasciami in pace, Albus», replicò Rose, con voce stranamente ferma, «se vuoi che non coinvolga Scorpius va bene, okay, non lo immischierò, ma lasciami in pace».

Si alzò e corse via, seguita dagli occhi smeraldini del cugino, che, lievemente scosso, tornò nella sua Sala Comune, scrutato dal suo migliore amico e oggetto dei suoi pensieri, Scorpius Malfoy.

Spazio Autrice
Eccomi ritornata!
Sto attraversando un periodo schifoso per la mia vena creativa e mi sono ripromessa di aggiornare un capitolo se e solo se ne avrò finito un altro.
Scusatemi per l'attesa!

Voglio il divorzio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora