8 - Cugine da incubo

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Rose si guardò allo specchio.

Era passato un mese, un mese infernale dall'annuncio dei suoi genitori, in cui si era concentrata sullo studio – diventando, tra l'altro, la migliore studentessa del suo anno insieme ad Albus – pur di non pensare a ciò che l'aspettava a Natale. E a Pasqua. E in estate. Meglio non pensarci, si disse Rose, legando i suoi capelli cespugliosi nella solita coda. Non avrebbe mai immaginato che uno sbaglio dei suoi genitori l'avrebbe cambiata così tanto. Era diventata fredda, arrogante, altezzosa e acida, aveva deciso di fare tutto per sé e di non pensare più agli altri, che l'avevano ferita tanto.

Quel giorno aveva Storia della Magia. Tanto meglio. Avrebbe convinto Scorpius ad accompagnarla al Ballo di Halloween, che la McGranitt aveva annunciato due sere prima. Sarebbe stata la più bella, accanto al più bello. Perché, nonostante la giovane età, Scorpius faceva strage di cuori. I suoi occhi verdi – così simili a quelli di Albus – facevano sciogliere tutte le bambine che capitavano disgraziatamente davanti a lui, il suo sorriso – ancora così poco Serpeverde, ancora così sincero – non si chiudeva per nessuno. La sua intelligenza, poi, era qualcosa di sbalorditivo; era solo un po' pigro, ma con il giusto indirizzo, pensava Rose, sarebbe potuto diventare uno dei migliori. Accanto alla migliore, lei, ovviamente.

Si sedette al tavolo dei Corvonero e fece colazione in silenzio, mentre sua cugina Lucy Weasley, quarto anno, figlia di zio Percy e zia Audrey, le rileggeva i concetti importanti del capitolo, guadagnandosi la sua eterna gratitudine.

Poi, ringraziata Lucy, la giovane Weasley si alzò e andò nell'aula di Storia della Magia. Lì, trovò ad aspettarla un Corvonero del suo anno, a cui prestò gli appunti di Trasfigurazione. I Serpeverde, intanto, erano entrati nella stanza e Scorpius aveva preso il suo posto accanto a lei, sorridendole. Se in quel mese aveva notato che la sua compagna di banco non era più la stessa, non l'aveva dato a vedere e continuava a sorriderle calorosamente.

Ruf iniziò a parlare e pochi minuti dopo la classe si mise a dormire.

«Scorp», mormorò Rose smettendo di prendere appunti.

«Dimmi», sbadigliò Scorpius.

«Hai sentito del Ballo di Halloween?».

«Eravamo tutti a cena lì, Rosie», osservò Scorpius, non capendo dove la ragazza volesse andare a parare.

«Ecco. Io sto cercando già un cavaliere, per non rimanere all'ultimo. Non faresti meglio anche tu a cercarti una dama?».

«Non mi interessa molto. Appena riterrò opportuno la cercherò. Mancano ancora tre settimane».

«Vorrei andare con te», sussurrò Rose, così piano che Scorpius quasi non la sentì.

«Con me?».

«Sì».

«Oh. Non so, Rose. Non ti vedo in quel sens-».

«Vuoi dire che non sono bella?», si infuriò lei.

«No no!», Scorpius corse ai ripari. «Sei molto bella, davvero! Ma non ti vedo come una potenziale fidanzata».

«Ma no, Scorp, io intendevo come amici, non come fidanzati».

«Ah, allora va bene», acconsentì lui, tornando a dormire.

Ma non aveva fatto i conti con l'insistenza di Rose. Continuò per due settimane a ronzargli intorno, parlando di vestiti, accessori e scarpe, finché Scorpius, esasperato, acconsentì a portarla ad Hogsmeade per comprarsi degli abiti coordinati: solo in vista dell'occasione speciale, anche ai ragazzi dei primi due anni era stato concesso di andare al villaggio.

Rose non fece altro che parlare e straparlare, finché il povero Malfoy, stufo, la scaricò mentre era nel bagno dei Tre Manici di Scopa a rinfrescarsi. «Al!», gemette appena ritrovò Albus, Mark e Cepheus. «Tua cugina sta diventando un incubo!».

«Che ha fatto?», si stupì Albus.

«È ossessionata da questa storia del ballo e pretende che anche io lo sia. Mi aveva chiesto di andare con lei, ma non pensavo sarebbe stato un tale incubo!».

Cepheus rise. «Ti sei preso una ragazza impegnativa e ora ne paghi le conseguenze!».

«Tu non chi andresti, di grazia?», ribatté piccato Scorpius.

«Olivia Parkinson, Serpeverde. Ti dice qualcosa?». Pansy Parkinson era stata messa incinta da un uomo, ma non aveva mai voluto rivelare la sua identità, così aveva dato il proprio cognome alla figlia.

Scorpius alzò gli occhi al cielo. «Al? Mark? Voi?».

«Io vado con Alice Paciock, di Grifondoro», sorrise Albus.

«Io con Tiana Cooper, di Tassorosso», esclamò Mark: la bambina che si era preso lui era tra le più carine dell'intero anno.

«Beati voi!», si lamentò Scorpius. «Io devo stare con quella ormai!».

«Scorpius!», si udì una voce stridula in lontananza.

«Non dite di avermi visto!», intimò loro il biondo, prima di sparire in una viuzza dietro i Tre Manici. I tre ghignarono e indicarono a una stracarica di pacchetti Rose la direzione esatta dove era andato il biondo: erano Serpeverde.

La sera, mentre Mark e Cepheus scendevano per andare a mangiare, Scorpius bloccò Albus. «Al, come vanno le cose nella tua famiglia?».

Lui sospirò. «Tra mia zia Hermione e mio zio Ron bene in realtà. Sono rimasti in buoni rapporti, e mio cugino Hugo è contento di stare con entrambi. Solo Rose l'ha preso malissimo, lo sai».

«Vorrei poterla aiutare...».

«Per togliertela di dosso!».

«Anche!», ghignò Scorpius.« Ma tu non hai idea di cosa sto passando!».

«Halloween è domani, amico», Albus lo consolò. «Poi potrai scaricarla. Ah, Scorp. La McGranitt ieri sera, mentre eri con Rose, ha detto a cena che anche i genitori parteciperanno, ma in un'altra sala rispetto alla nostra».

«Fantastico!» esultò lui. «Rivedrò mamma, papà e zia Gin prima di Natale!».

«E non dimenticarti di Lils!».

«Già, anche Lils», Scorpius sorrise ripensando alla sua sorellina.

I due, quindi, andarono nella Sala Grande per godersi la cena, pensando entrambi alla propria famiglia con affetto.

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