1 - Amari e dolci risvegli

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Harry James Potter si svegliò di soprassalto. Un altro incubo.

Si sedette e d'istinto volse la testa a sinistra, dove era solita dormire sua moglie. Ma Ginevra Potter non era lì. La consapevolezza si fece largo di nuovo nella mente del Prescelto, che, in preda a un attacco di rabbia, sferrò un pugno alla parete. A cosa serviva essere il Salvatore del Mondo Magico, Colui-Che-Ha-Sconfitto-Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, il Prescelto, se poi la donna che avevi sposato e amato sopra ogni altra cosa ti tradiva?

Harry sospirò, mentre per la centesima volta in una settimana non riusciva a trovare la risposta a quella domanda. Una settimana era passata dalla terribile scoperta, e Ginny, presi James, Albus e Lilian, si era rifugiata alla Tana per qualche giorno, salvo poi scoprire che lei e la sua bambina non erano ben accette nella casa natale. Infuriata, si era Smaterializzata con tutte le sue cose e i suoi figli al Manor. Ci era rimasta fino a quel momento, mentre Harry dormiva – quando ci riusciva – nel loro letto, struggendosi per la sua lontananza.

"Ti ho desiderato per tanto tempo, lo ammetto", le parole di Ginny tornarono alla mente di suo marito, "ma la passione che ci ha accompagnato è finita presto. Ci siamo lasciati trasportare dalla guerra, volevamo solo vedere uno scorcio di felicità. Non mi sono mai pentita di averti amato, James e Albus ne sono testimoni, ma il nostro matrimonio è finito da tempo. Non ha più senso andare avanti così".

Ma, Ginny, amore mio, pensò Harry sconsolato, come puoi dirmi questo? Tu che mi hai aspettato per otto anni... davvero è finito tutto così? Per lui?

Il signor Potter si alzò e si diresse verso il bagno: lì, dopo essersi guardato a lungo allo specchio e aver ricordato con dolore l'amore che aveva fatto con Ginny proprio in quel posto, decise di andare in cucina e farsi una tazza di tè, dato che il sonno non accennava a tornare. Si affacciò poi alla finestra che dava su Grimmauld Place e sospirò, sorseggiando il liquido scuro dalla tazzina. Erano le quattro di notte e nessuno pareva sveglio in quel martedì di fine ottobre, tranne una figura ammantata che con un Lumos potente nella bacchetta stava salendo le scalette di casa sua.

Un momento, Harry strabuzzò gli occhi, cosa?

Il campanello venne suonato e la voce acuta di Ginny riempì il silenzio: "Qualcuno vada ad aprire, per gli slip di Merlino!". Se quando erano andati ad abitare insieme quella trovata di Ginevra l'aveva fatto sorridere, ora il signor Potter rimase di ghiaccio: nessuno suonava il campanello da giorni.

Sospirando, aprì e si ritrovò davanti una certa riccia di sua conoscenza, che, completamente sicura di trovarlo sveglio, ora si torturava le mani, dispiaciuta di averlo disturbato.

«Ciao, Hermione».

«Harry!», strillò Hermione Jean Granger. «Io- non volevo! Cioè, volevo vedere come stavi, ma non era mia intenzione disturbarti! Poi lo so che non stai bene con la storia di Ginny e tutto il resto, dovrei lasciarti da solo, ma-»

«Hermione», la interruppe lui, sorridendo, «sta' tranquilla, entra. Stavo giusto prendendo un tè».

Ignorò il "Alle quattro di notte!" stupito di Hermione e le fece strada in casa loro. In casa sua, Merlino e Morgana, era sua!

«Grazie mille...», mormorò Hermione, accettando la tazza di tè dal suo migliore amico.

«Dimmi tutto, Herm», le disse dolcemente lui.

«Be', ecco, quando Ginny è andata via dalla Tana, ha detto molte cose spiacevoli, cattive a tratti – sai che io ero lì con Ron, no? –, e mi ha colpito quando ha detto che noi facciamo finta di essere aperti e generosi con chi ha sbagliato, ma in realtà siamo più razzisti e radicali di Voldemort».

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