6 - Questione di coraggio

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«Parla», fu l'unica parola che Ginny Weasley pronunciò.

«Voglio lasciare Ron», disse Hermione Granger, sorseggiando il suo tè. «Non ce la faccio più: litighiamo ogni giorno, non abbiamo più un minimo di comprensione l'uno per l'altro e poi lui è così... così... stupido!».

«Herm, sei così sicura? Guarda Harry: mi ha chiesto lui il divorzio, eppure non l'ho mai visto sorridere da allora».

«Ginny, tu l'hai praticamente costretto a chiederti il divorzio», osservò Hermione.

«Hai ragione, ma quello che sto cercando di dirti è che forse è solo un periodo».

«È un anno che va avanti così!» esplose Hermione. «Non c'è niente che gli vada bene! Sta sempre a criticare e in più non fa nulla tutto il giorno!».

«Allora parlagli», concluse Ginny, «fagli capire queste cose e lascialo. Anche se mio fratello è un coglione si merita delle spiegazioni».

«Non è lui che mi preoccupa», Hermione storse la bocca, «ma Rose e Hugo. Insomma, per loro sarebbe traumatico il divorzio tra me e Ron, poi sono ancora così piccoli...».

«Devi metterli di fronte a un fatto compiuto», suggerì Ginny, «e spiegare loro che tu e Ron vorrete loro bene ugualmente. Hanno solo paura di non essere più considerati. Sai, quando Harry e io abbiamo divorziato, ho dovuto mettere James e Albus di fronte a questa prospettiva, ma la più stupefacente è stata Lils. Lei ha sempre saputo che Harry non era suo padre e nonostante questo ha mantenuto il sangue freddo. È una vera Malfoy...».

«Ma ha preso da te più di quanto immagini», sorrise Hermione. «Hai ragione, ma è che... che... oh Merlino, non riesco a dirlo!».

«Herm, se vuoi che ti aiuti, devi aprirti».

«Ho paura che Hugo e Rosie ereditino la stupidità di Ron, ecco. Insomma, lo so che sono anche figli miei, so che Rose probabilmente mi assomiglia più che a Ronald, ma ho comunque paura...».

«Hermione», sospirò Ginny, «rassegnati. Sono i vostri figli, troverai sempre in loro parti di te e parti di Ron, ma non temere, loro non sono voi due, avranno un loro carattere e una loro vita».

«Come fai ad essere così felice, Ginny?», chiese Hermione, stupita.

«Oh, Herm, la domanda giusta è come potrei essere infelice? Ho James e Albus che sono due ragazzi fantastici, ho Lils che diventa ogni giorno una bambina meravigliosa, ho Draco, che amo più della mia stessa vita e che fa di tutto per me, ho te, la migliore amica più intelligente e buona che potessi desiderare, sono l'ex moglie di Harry Potter, il che fa di me una delle donne più amate e invidiate del Mondo Magico, anche per Draco... cosa potrei volere di più?».

«Hai ragione, dovrei vedere le cose come le vedi tu. Anche io sono molto fortunata».

«Sorridi, amica mia», Ginny le prese le mani, «perché sei bellissima e davanti a te hai il futuro più roseo del mondo!». Manco a dirlo, Hermione Granger era diventata il primo Ministro della Magia donna solo qualche anno prima.

«Vado a parlare con Ronald», Hermione abbracciò Ginny e si Smaterializzò davanti a casa sua.

Suo marito le aprì la porta e la lasciò entrare senza dire una parola. La riccia prese un respiro profondo e si sedette sul divano. «Ron?», lo chiamò. «Puoi venire un momento? Devo parlarti».

Ron si mise accanto a lei e la guardò interrogativo. «Ron, io... voglio il divorzio».

Non ci fu nessuna reazione. Hermione tremò nel guardarlo aprire la bocca. «Rose e Hugo?».

«Li amo, lo sai, ma questa è la mia vita e non posso stare con te solo per far piacere a loro».

Inaspettatamente, Ronald la prese per i fianchi e la baciò, poi si alzò senza curarsi di ciò che aveva appena fatto e mise davanti alla moglie delle carte. «Le ho prese una settimana fa, ma non ho mai avuto il coraggio di dartele», confessò. «Basta firmarle e sarà tutto finito».

In silenzio, Hermione fece apparire una penna e le compilò, seguita dal marito. Poi si guardarono in silenzio. «Io...», il silenzio fu rotto da un singhiozzo della donna, «mi dispiace, Ron».

«Anche a me, Hermione», rispose lui neutro.

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